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TAURIANOVA (RC), DOMENICA 15 DICEMBRE 2024

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Calabria col maggior numero opere idriche incompiute Interrotte principalmente per contenziosi sugli appalti e interruzioni del finanziamento

Calabria col maggior numero opere idriche incompiute Interrotte principalmente per contenziosi sugli appalti e interruzioni del finanziamento
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In Italia abbiamo la bellezza, si fa per dire, di 31 opere idriche incompiute, si tratta di dighe, impianti di irrigazioni, adduttori ed altri interventi, interrotti per contenziosi sugli appalti, interruzioni del finanziamento o altre ragioni. Per realizzare queste incompiute – in vari stadi di realizzazione – sono già stati utilizzati finanziamenti per 537.211.456 euro, la stima del costo per ultimarle è di 620.748.032 euro. Le regione che hanno più incompiute idriche sono la Campania e la Calabria con 7 a testa, seguono Sicilia, Puglia e Lazio con 4, l’Abruzzo con 2, chiudono la classifica Emilia Romagna, Molise e Sardegna con una a testa: totale 31. Sono alcuni dei dati contenuti del rapporto ‘Manutenzione Italia’ dell’Anbi, l’associazione nazionale dei 151 consorzi per la gestione e tutela del territorio e delle acque irrigue. Queste incompiute “hanno creato un danno enorme al Paese”, dice il presidente Anbi Francesco Vincenzi, “dobbiamo avere il coraggio di dire se le terminiamo o non le terminiamo. Dobbiamo voltare pagina”.

Tra i casi più clamorosi la diga sul Melito in Calabria, ai piedi dell’altopiano della Sila, nel catanzarese: doveva essere una delle più grandi dighe in Europa, capace di fornire acqua potabile e per irrigazione e con l’ambizione di stimolare anche il turismo (lacustre, per l’invaso che sarebbe nato) dando una mano all’ambiente oltre che all’agricoltura. Il progetto interessa 55 Comuni per circa 500 mila abitanti che sarebbero stati serviti dall’invaso che avrebbe fornito acqua sufficiente per irrigare 16 mila ettari circa di terreno. La realtà che racconta l’Anbi oggi e’ invece di un’opera i cui lavori sono iniziati negli anni 90 ma dopo quasi 30 anni risultano completati solo al 10%. Lavori sospesi per un contenzioso con l’impresa appaltante, a fronte di 112 ettari di terreno già espropriati, migliaia di posti di lavoro persi e 400 ettari di terreno impegnati inutilmente.