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TAURIANOVA (RC), DOMENICA 15 DICEMBRE 2024

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Troppo piombo nel latte di pecora italiano per produrre formaggio Rasff segnala un rischio grave per la salute dei consumatori. Scatta il ritiro in Europa. Lo “Sportello dei Diritti”: Ministero della Salute e autorità sanitarie chiariscano se vi sono rischi anche in Italia

Troppo piombo nel latte di pecora italiano per produrre formaggio Rasff segnala un rischio grave per la salute dei consumatori.  Scatta il ritiro in Europa. Lo “Sportello dei Diritti”: Ministero della Salute e autorità sanitarie chiariscano se vi sono rischi anche in Italia
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Scatta di nuovo un’allerta alimentare per eccesso di piombo in un prodotto proveniente
dall’Italia e distribuito in Croazia e Germania. Ancora non è noto se lotti di alimenti
sotto forma di prodotti lattiero-caseari, siano stati immessi in commercio anche
nel Nostro Paese. Ma l’allarme in questione proviene dall’autorevole RASFF, il
sistema di allerta rapido dell’UE, che poche ore fa ha attivato un avviso di sicurezza
(2017.1688) diramando un’allerta di rischio grave per la salute dei consumatori,
per alto contenuto di piombo nel latte di pecora usato per produrre il formaggio
prodotto in Italia e commercializzato in Croazia e Germania. Nel campione di latte
crudo di pecora prelevato per le analisi il 19/09/2017, è stato ritrovato lo 0,060
mg/kg di piombo a fronte di un limite di legge di 0,02. Il piombo, sostanza altamente
nociva che si annida in alcuni degli alimenti più comuni, esiste nell’ambiente
e tracce possono finire negli ingredienti che sono utilizzati nella produzione di
latte. Gli effetti tossici del piombo, possono causare conseguenze negative permanenti
a livello cerebrale e minare le capacità cognitive in particolare di neonati e bambini
piccoli che sono particolarmente vulnerabili. La segnalazione è pubblica solo perchè
il prodotto è esportato in Germania e in questi casi la normativa europea prevede
l’obbligo di informare il Rasff. In Italia, sottolinea Giovanni D’Agata, presidente
dello “Sportello dei Diritti”, non c’è stata nessuna comunicazione, nulla
è stato detto ai consumatori che non hanno alcun modo per scoprire quale sia l’area
di provenienza del latte fresco ovino sotto accusa. In tale ottica, quindi, chiediamo
alle autorità sanitarie, a partire dal Ministero della Salute di fare chiarezza
e di evitare un’altra volta di fare una gaffe internazionale, come quella delle
uova al fipronil, perché con la salute dei cittadini non si può permettere alcuna
defaillance.