Coni Calabria: l’analisi del Presidente Condipodero Sullo sport calabrese e nazionale
Un momento particolare per lo sport, forse una delle fasi più delicate, negli ultimi
50 anni, di un processo che sembrava non avere battute d’arresto per la benzina del
capitale umano sempre pronto ad alimentare la macchina sportiva…una macchina oggi
con qualche problema.
Sono tanti e diversificati gli aspetti che ruotano attorno allo sport; potremmo soffermarci
sul ciclone mediatico ancora in corso sul servizio pubblico della RAI che probabilmente
lascerà il corso a Mediaset per i Mondiali in Russia che non ci vedranno protagonisti.
Potremmo soffermarci sulla politica con il problema dello Ius Soli che anche secondo
il Presidente Malagò avrebbe garantito la presenza di circa 4,5 milioni di potenziali
atleti tra i 14 e i 19 anni alla corte dello sport italiano. Potremmo soffermarci
sulla spettacolarizzazione dell’evento sportivo e tanto altro ancora ma una ricetta
miracolosa non servirebbe a nulla.
Programmazione e centralità dell’atleta all’interno del mondo sportivo suppongo siano
la più grane scoperta “scontata” che i grandi esperti avrebbero potuto affermare
ma in che termini tutto ciò? La mia modesta analisi si sofferma sull’utilità e sui
benefici oggettivi dell’intero processo motorio, ovvero di quell’attività che viene
tutelata attraverso la progettualità del CONI nei confronti degli uomini e delle
donne del domani.
Non è un caso che parli di uomini e non di sportivi poiché la stretta relazione,
forse inscindibile un tempo tra l’essere e l’essere sportivo, oggi è fortemente minata
dallo scemare di quella cultura sportiva, forse sopita, forse scomparsa, forse de-culturizzata
e de – sportivizzata.
È proprio quell’attività motoria che trasformata in cultura sportiva concederebbe
nuova linfa tra i valori civici, ovvero tra quei valori che la società dovrebbe tutelare
per solidificarsi a tal punto da eccellere in qualsiasi ambito. Ne gioverebbe così
il campo da calcio, il campo da basket, da baseball e anche quello della disciplina
più importante, la federazione delle federazioni, il campo della vita.
È solo centralizzando l’attività motoria nelle fasce più importanti dell’essere umano,
trasformando il processo e lo sport quale volano di positività che il territorio
calabrese e italiano ascolterebbe l’eco della rinascita.
Ascolto, guardo, vivo problematiche di ogni genere correlate allo sport e forse nella
nostra terra tra le più rinomate rimane quella dell’impiantistica sportiva; un problema
più grande del previsto o forse mal posizionato in quella scala delle priorità sulle
quali intervenire per permettere allo sport di riacquisire valore. Potremmo costruire
impianti sportivi per l’eternità ma senza la giusta semina in termini di cultura
sportiva regaleremmo nuovi contesti da vandalizzare e devastare a chi porta la bandiera
di questa inciviltà.
Uno sport dalla missione sociale, un’attività per formare atleti della vita, un traguardo
da raggiungere sul quel podio della civiltà e del benessere in società, questo il
mio pensiero.