Renzi, Boschi e cerchio magico, pericolosi come i 5 Stelle Analisi politica di Giovanni Alvaro
Riceviamo e pubblichiamo
La vicenda della zarina Maria Elena Boschi, in riferimento al suo interessamento a favore della Banca Etruria, non avrebbe assunto i toni e la relativa amplificazione ricevuta se la ‘sprovveduta’ Sottosegretaria alla Presidenza del Consiglio avesse evitato di minacciare sfracelli contro il giornalista Ferruccio de Bortoli, che si era permesso di riferire in un suo libro, dopo averne controllato (da non sprovveduto) la veridicità degli interventi fatti dall’ex mancata ‘costituzionalista’ a favore della Banca di suo padre.
Lei, per la verità, anche con la megalomania che si ritrova, aveva capito che non c’era trippa per gatti e malgrado l’annunciata querela contro de Bortoli, aveva fatto cadere la minaccia. Ma qualcun altro (a dir poco abbastanza presuntuoso oltre che totalmente sprovveduto) ha preteso la costituzione di una Commissione d’inchiesta parlamentare sulle banche pensando che potesse essere sufficiente a capovòlgere l’orientamento negativo dell’opinione pubblica. Ma, a sottolineare la presunzione e la sprovvedutezza imperanti, ha voluto che il suo partito, il PD, presentasse una mozione contro il Governatore di Bankitalia da offrire all’opinione pubblica come il colpevole dello sfascio delle banche.
Questa seconda iniziativa ha determinato immediatamente una reazione nettamente negativa del Presidente della Repubblica aprendo la strada alla riconferma di Ignazio Visco che di li a poco è stato rinominato Governatore come, ormai, è pratica consolidata. False sono state le dichiarazioni di pace esternate da Matteo Renzi che ha continuato a punzecchiare colui che Egli voleva consegnare agli italiani come responsabile di mancata vigilanza e comunque reo del mancato salvataggio della Banca che interessava la sua più fida collaboratrice. Si può però ben dire che andarono per suonarle e rimasero bastonati. La Boschi perché si difende sostenendo che ha chiesto solo informazioni e, giammai, avrebbe esercitato pressioni sui suoi interlocutori (sic!). Ma il suo girovagare tra Consob e Unicredit senza averne i titoli, non essendo Ministro dell’Economia, come può chiamarsi? Non è una pressione? Anche il semplice interessamento diventa pressione se mancano le credenziali necessarie per farlo. Se non si è titolari della materia, e ci si muove solo per la Banca Etruria, e non anche per le altre, vuol dire che c’era un interesse personale che diventa conflitto d’interesse. Ma c’è anche l’aver mentito al Parlamento che aggrava la vicenda.
L’ex premier invece non solo ha usato per la Boschi un peso e una misura diversa da precedenti casi come quelle della Guidi e della De Girolamo (entrambe uscite assolte dalle indagini) alle quali, il giovanotto di Rignano sull’Arno, non chiese di restare ai loro posti dicendo che solo gli elettori avrebbero potuto decidere del loro futuro. Ma si sa (ce lo rammentava la De Girolamo citando Orwell) che ‘si è tutti uguali ma qualcuno è più uguale degli altri’.
La fotografia della vicenda, comunque, l’ha fatta l’on. Franco Monaco che ha atteso la fine della legislatura per lasciare il PD anche se tutto è maturato (‘goccia che ha fatto traboccare il vaso’) con “la scomposta guerra a Bankitalia che rivela un deficit di rispetto e di cultura delle istituzioni” e dopo aver considerati insopportabili “le logiche familistico-amicali che si sono impadronite del Pd e che, come mostra il caso Boschi, al netto di torti e ragioni, sembrano del tutto incuranti dei danni politici arrecati al partito inteso come soggetto collettivo. Un paradosso per chi esordì rottamando i vecchi politici avvitati alla poltrona”.
Ma se le cose stanno così, e stanno così, bisogna sbarazzarsi, al più presto, della combriccola raccolta nel cerchio magico renziano perché sono pericolosi anch’essi come i 5 stelle. Questi ultimi perché sono incapaci a governare come hanno dimostrato a Roma e Torino, gli altri perché per raggiungere e realizzare i propri interessi non badano a ‘spese’ anche se a danno della nostra povera Italia. Per essa è necessario che vinca il cdx e realizzi il recupero della credibilità politica rendendo concrete riforme indispensabili al Paese partendo dalla riduzione delle tasse, dal rilancio dell’occupazione, dalla riforma della giustizia e dallo sviluppo sociale.
Giovanni Alvaro