Folla e bandiere rosse per il funerale di Mommo Tripodi Emozione e tanta gente ha riscoperto nei simboli del vecchio Pci il sostegno morale per la perdita di un uomo di altri tempi - GUARDA I SERVIZI
POLISTENA – Un tripudio di bandiere rosse per omaggiare l’ex senatore Mommo Tripodi, storico leader comunista politenese, sindaco per 30 anni della cittadina e parlamentare per cinque legislature, punto di riferimento della sinistra calabrese per le tante battaglie compiute per il territorio della Piana e non solo. Tante le persone venute per dare l’ultimo saluto al bracciante che si elevò a leader politico di una Calabria assetata di riscatto e giustizia sociale. Tanta la commozione negli occhi della sua gente. La cittadina si è fermata per due ore, lutto cittadino proclamato dall’amministrazione guidata da un altro Tripodi, Michele, sindaco e nipote dell’ex parlamentare.
Tante le dichiarazioni di stima, a ricordarlo Lorenzo Fascì segretario provinciale del nuovo Pci; l’ex sindaco di Rosarno Peppino Lavorato; Nuccio Barillà, dirigente nazionale di Legambiente, ma anche, soprattutto, il sindaco Michele Tripodi. Emozionato ha tenuto un discorso vibrante rotto dalla commozione in alcuni passaggi davanti ad una piazza altrettanto commossa intenta a sbandierare le vecchie bandiere del Pci e ad intonare le canzoni storiche del comunismo italiano, da “Bella Ciao” a “Bandiera rossa”, nei momenti più appassionanti. Il primo cittadino ha ricordato che “Mommo” è stato il sindaco di tutti. “Sindaco servitore degli umili del popolo”. Ha trasformato Polistena da paese a cittadina aperta e ricca di cultura, facendola diventare punto di riferimento della Piana e di quella Calabria che vuole riscattarsi dai suoi problemi.
Molte le testimonianze di benevolenza nei confronti dell’ex sindaco di Polistena e parlamentare del Pci. Una fra tutte risalta quella dell’ex senatore, prima dell’Msi-Dn e poi di Alleanza nazionale, Renato Meduri venuto appositamente da Reggio Calabria per dargli l’ultimo saluto. Avversari da sempre ha saputo ricordarlo come un “galantuomo”.