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TAURIANOVA (RC), VENERDì 29 NOVEMBRE 2024

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“Vale la pena di stare ancora nel Pd cosentino e calabrese?” Duro interrogativo da parte di Domenico Bevacqua

“Vale la pena di stare ancora nel Pd cosentino e calabrese?” Duro interrogativo da parte di Domenico Bevacqua
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“Vale la pena di stare ancora nel PD calabrese, e cosentino in particolare? Non si tratta di una questione peregrina, ma di un interrogativo che circola con sempre maggiore forza all’interno del dibattito apertosi dopo il 4 marzo e che assume una rilevanza ineludibile perché sorge direttamente dalla base, dagli iscritti, dalle comunità, dai territori, che avvertono un senso di spaesamento e di sconcerto di fronte allo spettacolo di dubbio gusto che gran parte del gruppo dirigente del partito sta mettendo in scena”. È quanto dichiara il consigliere Bevacqua, il quale così prosegue: “Ciò a cui stiamo assistendo è una ostentazione di arroganza senza pari, una mancanza disperante di qualsiasi assunzione di responsabilità, una assenza e il rifiuto palese del rispetto di ogni minima regola democratica interna. Pare quasi che il 4 marzo non ci sia mai stato. Ci si continua ad accapigliare per il mantenimento e la conquista di posizioni, come se nulla fosse accaduto e, soprattutto, senza comprendere
che a queste tanto agognate posizioni non corrisponde più nulla nella società reale.

Per carità di patria, taccio del grottesco teatrino apparso di recente su La7, durante il quale il partito calabrese è infelicemente assurto al rango poco invidiabile di zimbello nazionale”. “È particolarmente significativo, però, ciò che si è verificato negli ultimi giorni – continua Bevacqua – con la nomina della direzione provinciale della federazione di Cosenza, avvenuta in assenza di tante anime e sensibilità del partito. Per questo chiedo al segretario provinciale: si è reso conto del regno di macerie sulle quali sta seduto? Ha mai preso in considerazione l’opportunità di compiere il passo del coraggio e della dignità? Soprattutto, ritiene di essere stato e di essere una figura al servizio di una comunità, oppure ha maturato il dubbio di essere il portavoce e garante di qualche mentore di turno? Quei mentori che, fra l’altro, sono sempre di turno e che, anche quando non rivestono alcun ruolo istituzionale, condizionano e stabiliscono linea e direzione di marcia”.

“Ebbene, se il PD calabrese continuerà a essere il circolo ristretto e autoreferenziale a disposizione dei soliti noti, se le sue finalità resteranno confinate ai desiderata di quattro pupari, allora la questione diventa dirompente e senza risposte. Il prossimo 7 maggio terrò un’iniziativa pubblica, alla quale saranno invitate e benvenute tutte quelle persone libere, di buona volontà e realmente interessate a un PD finalmente democratico, aperto, plurale, capace di valorizzare il merito, l’iniziativa e, innanzi tutto, la credibilità. Perché, tornando alla domanda iniziale con cui ho aperto questa mia breve riflessione, la mia risposta è, nonostante tutto, sì: prima di tutto perché il partito appartiene alla comunità degli iscritti e non a dirigenti e riferimenti delegittimati; in secondo luogo, perché si tratta di lottare per una Calabria che sta urlando la sua voglia di cambiare, ne ha il pieno diritto e il PD può essere ancora il luogo giusto”.