Storia degli arabi in Calabria: il dialogo riparte da qui Proseguono gli incontri culturali alla "Commanderie": simposio con Loiacono, Longo e Chaouki
GIOIA TAURO – Proseguono gli incontri culturali degli “Adelphi” alla “Commanderie”, lungo la SP1. Contesa tra le più importanti potenze del Mediterraneo, la Calabria altomedievale fu un luogo di scontro e incontro tra popoli, religioni e culture. Oggi, grazie al nuovo impulso negli studi del settore, è possibile conoscere in modo più chiaro i quattro secoli in cui gli Arabi sono stati a stretto contatto con il nostro territorio influenzandone usi, costumi, lingua, economia e cultura. Una storia densa di scontri politici e militari ma ricca di momenti di proficua convivenza. Delle nuove chiavi interpretative per approcciarsi ad un medioevo sconosciuto e sorprendente, che ci restituisce un’immagine vivida di una terra che ha combattuto, accolto e prodotto cultura, le cui tracce sono individuabili nel nostro presente, se n’è parlato nei giorni scorsi con Antonio Maurizio Loiacono, dottorando presso il DICAM dell’Università di Messina, alla presenza del presidente della Grande Moschea di Roma, Khalid Chaouki unitamente ad altri esponenti della comunità islamica Calabrese, e dei prof. Felice Costabile e Raffaele Longo, rispettivamente ordinario di Diritto Romano dell’Università Mediterranea di Reggio Calabria, e responsabile cooperazione e sviluppo internazionale dell’Università della Calabria, ospiti dell’ing. Nunzio Foti. “La storia ha un senso se la studiamo per cogliere elementi che ci diano forza nel leggere il futuro in chiave positiva e stigmatizzare ciò che non è andato bene – ha evidenziato Chaouki – gli arabi che hanno favorito situazioni di pace e di scambio in Calabria non erano meno musulmani dei fautori di uno pseudo califfato islamico: bisogna stare molto attenti alle etichette che vengono date. La storia ci offre anche un’occasione di ritorno e, quindi, di reciprocità che è avvenuta. Alla fine, è sempre l’uomo che, mettendo davanti la sete di potere, ha strumentalizzato la religione ma, grazie a Dio, ci sono tante occasioni importanti per rileggere questa storia in comune e conoscerci più da vicino. La nostra battaglia è quella di rilanciare un patto di civiltà che metta insieme persone di pace e capire che siamo ognuno una specificità e che non dobbiamo cadere nella trappola di un dialogo che ci deve vedere per forza contrapposti. Abbiamo bisogno di puntare sulla conoscenza, che significa ascolto, esercitando tutti i nostri dubbi. Occorre piuttosto pensare alle grandi emergenze di un mondo che va ben al di là dei nostri distinguo – ha continuato – e trasmettere il nostro patrimonio ai più giovani dicendo che noi in Italia, e in special modo nel Mezzogiorno, abbiamo più strumenti per capire meglio il mondo di oggi, che è sempre più incontro di persone e di civiltà. Se solo facessimo pace con la storia avremmo sicuramente una marcia in più: siamo un Paese che ha sempre saputo fare sintesi e che ha goduto della simpatia naturale tra i nostri fratelli arabi nel Mediterraneo di cui siamo perno di equilibrio. Il mix dei vostri volti è la vostra più grande forza per aprire un dialogo verso l’altra sponda del Mediterraneo”.
28 LIBICI ALL’UNICAL: LA PIU’ GRANDE DELEGAZIONE DI SEMPRE
Nel frattempo, ad Arcavacata, il più grande campus d’Italia, vi è una rappresentanza del mondo arabo-islamico di oltre 300 persone provenienti da Egitto, Tunisia, Marocco, Sudan, Ciad, Niger, Siria … a sottolinearlo è il project manager prof. Longo che ha illustrato due progetti importanti che l’Università della Calabria si è aggiudicata nell’ambito dei fondi diretti della UE, nel programma Capacity Building nel campo dell’Alta Formazione Europea (Eacea). Si tratta del progetto di cooperazione internazionale Enrol (Empowering and Networking the International Relationships Offices of the Libyan University System), l’unico con la Libia, e del progetto Bit – Pal con Gaza (Palestina). Enrol, con una dotazione di quasi 800 mila euro, si occuperà, nel corso di due anni, della modernizzazione dei sistemi di internazionalizzazione delle università libiche, con un partenariato – guidato da Unical – che vede coinvolte per la Libia le quattro Università di Sirte, Tripoli, Zawia, Misurata e per l’Europa le Università di Granada, Evora e Unimed, l’unione delle Università del Mediterraneo. Il mese scorso, in visita all’UNICAL vi è stata la più grande delegazione libica degli ultimi dieci anni in Italia: 28 tra professori e amministrativi per una settimana di incontri, workshop, seminari, tavole rotonde sui temi della ricerca, internazionalizzazione e cooperazione internazionale. Bit-Pal ha invece come obiettivo la costruzione di nuovi curricula nel settore della Information Technology, orientati all’occupabilità ed allo sviluppo imprenditoriale dei laureati. “Tra accademici, le differenze ideologiche rimangono sulla carta – ha precisato Longo – anzi, quando hai di fronte un libico magari ti accorgi che ha un dottorato in America, che parla un inglese spettacolare e che, forse, quello in difetto sei tu che in Italia fai più fatica. L’interazione converrà più a noi e la vera scommessa è di fare del lavoro con i nostri amici dell’area Sud un’esperienza quotidiana. Ti rendi conto, però, anche della complessità della situazione in Paesi come la Libia, a causa dell’embargo finanziario e delle instabilità: le banche non possono più lavorare e solo per poter consegnare gli equipment informatici è servito un anno e mezzo”.