Studio shock: i pesticidi possono causare il morbo di Parkinson nei soggetti predisposti Gli antiparassitari impedirebbero ai mitocondri di funzionare correttamente
Una ricerca pubblicata recentemente sul FASEB Journal, ha rilevato che anche bassi livelli di pesticidi possono portare allo sviluppo del morbo di Parkinson in coloro che sono a rischio di sviluppare la condizione. I pesticidi come il paraquat, il maneb e il rotenone hanno in precedenza dimostrato di avere un effetto sul morbo di Parkinson, ma gli ultimi studi rivelano come hanno un effetto, e sono stati effettuati anche in condizioni che imitano più da vicino la fisiologia umana. Scott Ryan, professore nel Dipartimento di Biologia Molecolare e Cellulare dell’Università di Guelph, spiega che questo studio è applicabile ai casi umani.
“Siamo tra i primi a indagare su ciò che sta accadendo all’interno delle cellule umane”, spiega, mentre la maggior parte degli studi sul legame tra pesticidi e Parkinson in passato si basava su studi sugli animali. Il team di ricerca ha utilizzato cellule staminali umane con una mutazione nel gene α-sinucleina, che è associato a un aumento del rischio di Parkinson e le ha trasformate in neuroni produttori di dopamina (le cellule colpite nel cervello di pazienti con malattia di Parkinson). I ricercatori hanno scoperto che quando i neuroni produttori di dopamina sono esposti ai pesticidi, producono ossido nitrico (NO), che impedisce il movimento dei mitocondri verso le aree della cellula nervosa dove è più necessario. L’NO è coinvolto nella modificazione di strutture chiamate microtubuli che trasportano normalmente i mitocondri intorno alla cellula.
Una mancanza di trasporto mitocondriale significa che non viene prodotta abbastanza energia per mantenere la cellula. La causa esatta del morbo di Parkinson è ancora sconosciuta, ma sappiamo che può svilupparsi a causa della morte dei neuroni che producono dopamina in certe aree del cervello, e quindi della mancanza di dopamina in queste aree. La conseguente mancanza di energia mitocondriale causa la morte del neurone, portando al morbo di Parkinson. La dose di pesticidi a cui erano esposti questi neuroni era in realtà inferiore al livello di effetto osservato più basso precedentemente pensato. Le persone con una predisposizione per il morbo di Parkinson sono più colpite da queste esposizioni di basso livello agli agrochimici e quindi più propense a sviluppare la malattia”.
I risultati dimostrano che con alcune leggi attuali, le persone possono ancora sviluppare una probabilità molto probabile di sviluppare la malattia di Parkinson dopo l’esposizione a questi pesticidi, se hanno determinate mutazioni che danno loro un rischio più elevato. La produzione di ossido nitrico può essere fermata o rallentata dall’uso di inibitori NOS. Queste sono molecole che inibiscono gli enzimi che generano l’ossidonitrico. Questo studio ha utilizzato l’estere metilico Nω-nitro-L-arginina inibitore del NOS per fermare gli effetti del pesticida.
Al di là della certezza o meno dei risultati dello studio che sicuramente meritano un approfondimento, per Giovanni D’Agata, presidente dello “Sportello dei Diritti [http://www.sportellodeidiritti.org/]”, occorre comunque un abbassamento normativo delle soglie massime di pesticidi in agricoltura e la sostituzione degli stessi con tecniche meno invasive dal punto di vista chimico. Solo in questo modo è possibile eliminarne ogni effetto negativo anche potenziale.