Polistena, l’Estate Ragazzi firma un rosso impegno La Parrocchia Santa Marina Vergine, l'Associazione "Il Samaritano" e l'Estate Ragazzi aderiscono all'appello lanciato da don Luigi Ciotti "Una maglietta rossa per fermare l'emorragia di umanità"
di Giuseppe Campisi
Polistena – Un piccolo gesto con un grande potere simbolico quello di vestire 600 persone con una maglietta rossa per aderire all’iniziativa di don Luigi Ciotti e di Libera “per fermare l’emorragia di umanità”. La massiccia risposta del gruppo di animatori e partecipanti all’Estate Ragazzi – attività promossa dalla parrocchia di S.Marina guidata da don Pino Demasi che giorno 21 chiuderà l’esperienza del 2018 – si inquadra in un contesto di ulteriore responsabilizzazione delle coscienze singole e collettive correlato al fenomeno, quello dell’emigrazione e dell’accoglienza, quanto mai stringente ed attuale. Un passo reputato “opportuno e necessario poiché siamo convinti – raccontano i responsabili dell’iniziativa – che la nostra funzione sociale ed educativa debba avere sempre a che fare con la responsabilità di condividere gesti e pratiche per promuovere nuove forme di solidarietà e di consapevolezza collettiva”. Un modo, quindi, per rimettere la dignità della persona quale tema centrale nel dibattito quotidiano strettamente collegata al concetto di umanità per stralciare paure e preconcetti “culturali e sociali che contribuiscono a generare una guerra tra poveri che produce profitto sempre e solo per i ricchi ed i “furbi” della Terra”. Non più minacce da avvertire ma braccia aperte per accogliere l’altro più sfortunato e per stare senza esitazioni dalla parte di “chi fugge dalla guerra e dalla fame, dalla parte di chi lascia la propria famiglia per costruire per se e per loro un futuro dignitoso, dalla parte di chi nel nostro Paese da straniero ha contribuito alla nostra crescita, dalla parte di quei bambini che sono morti nel Mediterraneo e che meritano tutte le nostre attenzioni, ma soprattutto tutto il nostro impegno”. Una sorta di protesta pacifica ma anche un modo per esternare la propria contrarietà e canalizzare la rabbia in presa di coscienza “per chiedere a tutti di assumersi la responsabilità umana e politica di cambiare rotta” ma anche per scuotere la società civile per “riqualificare il nostro mondo affinché esso sia un mondo di solidarietà e di giustizia sociale”.