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TAURIANOVA (RC), GIOVEDì 05 DICEMBRE 2024

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Torna in esposizione la Testa in bronzo da Porticello Ultima settimana dell’esposizione sul cibo nella Calabria protostorica

Torna in esposizione la Testa in bronzo da Porticello Ultima settimana dell’esposizione sul cibo nella Calabria protostorica
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È tempo di “ritorni a casa”, al Museo Archeologico Nazionale di Reggio Calabria. È tornata in esposizione, nella sala dedicata ai Bronzi, laTesta di Porticello. Da marzo a settembre 2018, è stata infatti ospitata alla Venaria Reale di Torino, per la mostra organizzata dalla Fondazione Intesa Sanpaolo nell’ambito del progetto “Restituzioni 2018”, grazie al quale sono state restaurate, oltre a questo capolavoro, altre duecento opere di varia cronologia provenienti da tutte le regioni italiane.

La Testa di Porticello rappresenta un uomo maturo con una lunga barba e una ricca capigliatura trattenuta da una benda, originariamente appartenente a una statua bronzea di dimensioni superiori al naturale. L’opera è databile alla prima metà del V secolo a.C. e risente di influenze attiche e peloponnesiache, trovando importanti confronti come la statua del Capo Artemision o lo Zeus delle metope del tempio E di Selinunte.

Faceva parte del carico di una nave affondata tra la fine del V e l’inizio del IV secolo a.C. al largo della costa calabrese, nei pressi di Villa S. Giovanni. Il carico conteneva anche la celebre Testa del Filosofo e frammenti di almeno altre due statue bronzee di dimensioni superiori al vero. I bronzi erano probabilmente destinati alla fusione, come fa pensare la loro frammentarietà e il fatto che la stessa Testa di Porticello fu divelta dalla statua a violenti colpi di martello, che ne hanno causato larghe fratture e deformazioni.

La straordinaria testa in bronzo fu recuperata nel 1969 nelle acque di Porticello nei pressi di Villa San Giovanni, ma fu subito trafugata e immessa sul mercato antiquario, giungendo all’Antikenmuseum di Basilea, senza però essere mai esposta. Grazie a un identikit realizzato dalla Polizia sulla base di testimoni che avevano visto l’opera subito dopo il ritrovamento, il reperto è stato riconosciuto e formalmente restituito dal museo svizzero allo Stato Italiano nel 1993. Fino ad oggi è stata, così, esposta e conosciuta come Testa di Basilea. Ma d’ora in poi sarà riconosciuta con il legittimo nome dal luogo del ritrovamento.

L’intervento di restauro sulla Testa di Porticello è stato condotto da Giuseppe Mantella, con la collaborazione di Flavia Gazineo e Antonella Aricò, sotto la direzione di Carmelo Malacrino. Il cantiere è stato appositamente allestito nello spazio di Piazza Paolo Orsi, affinché il pubblico potesse assistere alle varie attività di ricerca, analisi e intervento.

Continua così l’impegno del Museo Archeologico Nazionale di Reggio Calabria per la conservazione e la valorizzazione del patrimonio custodito, condotto attraverso programmate attività di restauro e la partecipazione a progetti espositivi di elevato interesse scientifico.

Gli ospiti del MArRC potranno ammirare ancora per pochi giorni (fino a domenica 21 ottobre) l’esposizione temporanea “I sapori delle origini. La cultura del cibo nella Calabria protostorica”, curata dal direttore Carmelo Malacrino insieme agli archeologi Francesco Quondam e Ivana Vacirca, nello spazio di piazza Paolo Orsi. La maggior parte dei 38 reperti è esposta al pubblico per la prima volta e rappresenta i principali siti archeologici della regione, raccontando le abitudini alimentari delle popolazioni indigene in Calabria prima della Magna Grecia, nelle età del Bronzo e del Ferro (XII – VIII secolo a. C.).

L’esposizione è stata tra le iniziative organizzate dal MArRC nell’Anno del Cibo Italiano promosso dal Ministero dei Beni e delle Attività Culturali in collaborazione con il Ministero delle Politiche Agricole, Alimentari, Forestali e del Turismo.