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TAURIANOVA (RC), VENERDì 03 GENNAIO 2025

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La Calabria attende risposte sul futuro del porto di Gioia La politica in prima linea per risolvere le criticità dello scalo

La Calabria attende risposte sul futuro del porto di Gioia La politica in prima linea per risolvere le criticità dello scalo
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Carmine Tufo, dirigente Idm

La Calabria pare essere, purtroppo, la regione delle mezze opere. Una regione che ahimè negli anni non ha saputo valorizzare i propri punti di forza e le proprie eccellenze. Con la sua posizione geografica strategica, al centro del mediterraneo, per decenni ha avuto la leadership grazie ad uno dei porti commerciali più importanti d’Europa.
Parliamo del porto di Gioia Tauro, un gigante che negli anni poteva davvero garantire la svolta all’intera regione, come è avvenuto con il porto di Rotterdam nei Paesi Bassi. Il porto di Gioia Tauro è il più grande porto in Italia per il throughput container, il 9° in Europa ed il 6° nel Mediterraneo, numeri che all’apparenza illudono, ma che invece sanno di profondo rammarico. Infatti, è da circa dieci anni a questa parte che il porto calabrese sta perdendo punti percentuali e appeal nel panorama europeo e non solo. Sono sempre meno le navi mercantili ed i container che attraccano nel porto della piana. Nel 2018 si è registrata una perdita secca del 6% rispetto al 2017. In numeri significa che nel 2018 il terminal, ha movimento quasi 150 mila teus in meno rispetto al 2017.

Oltre ai soliti problemi legati alla criminalità, si sommano la mancanza di investimenti, l’assenza di una governance aziendale e di una classe politica lungimirante: fattori che stanno lentamente affossando il porto di Gioia Tauro. Perplessità derivano anche dall’attuale governo “giallo-verde”. Il ministro delle infrastrutture Toninelli infatti, qualche mese fa, aveva affermato come nel giro di poche settimane veniva risolta la questione legata al gateway ferroviario, attualmente inadeguato per accogliere i più lunghi ed importanti “treni merce”: infatti è fondamentale che i container vengano sbarcati al porto di Gioia Tauro e vadano sui binari per essere portati in Italia e non solo. L’Italia non è solo la TAV. È possibile che il porto di Gioia Tauro in oltre 25 anni non è stato collegato in maniera efficiente alla rete ferroviaria nazionale? Eppure parliamo di poche centinaia di metri. Le promesse dell’attuale governo ancora non sono stati rispettate, anzi.

Urgono interventi per rilanciare l’area portuale di Gioia Tauro, dotando lo scalo di banchine, gru e dei più moderni sistemi tecnologici ed efficienti per dare nuova linfa allo scalo calabrese. Il Governo, poi, deve essere in grado di revocare il commissariamento dell’autorità Portuale e nominare un presidente che abbia le competenze a trattare per l’attuazione della Zes, fondamentale per la Calabria intera. L’attuale governo poi, potrebbe anche investire in strategie di sviluppo, che mirano al rilancio dell’itinerario ferroviario ionico-adriatico, collegando in serie porti importanti come Gioia Tauro, Crotone, Corigliano, Taranto e Bari, offrendo costi di transito alle merci competitivi rispetto al transito sulle grandi navi lungo il Mare Adriatico.

La Calabria non può più aspettare, così come i tanti padri di famiglia, che ogni giorno combattano con il rischio licenziamento. Una simile infrastruttura, negli anni, avrebbe dovuto garantire nuove assunzioni e nuovi investimenti e non il contrario. Chiediamo al governo risposte concrete, e non trattamenti di serie B, come spesso accade per le opere del sud. Il tempo delle parole per Salvini e Di Maio è finito. Idm, come sempre è compatta al fianco dei lavoratori del porto, e chiede investimenti in grado di portare sviluppo e miglioramenti all’area portuale di Gioia Tauro ed alla Calabria intera.

Riccardo Occhipinti, componente del direttivo provinciale dell’Udc

«Il paventato licenziamento di 500 unità da parte di Mct ha gettato nello sconforto altrettante famiglie. Né è servito a nulla, almeno fino al momento, il vertice in Prefettura, considerate le intenzioni dell’Azienda che non vuole fare passi indietro. Bene hanno fatto, dunque, i lavoratori a bloccare lo scalo in segno di protesta, anche se serve un intervento immediato del Governo nazionale e del Ministero competente per scongiurare i licenziamenti e garantire un futuro allo scalo di Gioia Tauro». Ad affermarlo è il componente del direttivo provinciale dell’Udc Riccardo Occhipinti che esprime il pieno sostegno personale e del partito ai lavoratori e alle loro famiglie.

«Servono investimenti concreti sul porto di Gioia – dice ancora Occhipinti – i ritardi nell’attuazione della Zes stanno complicando i progetti di sviluppo dell’intera area e manca poi un’idea strategica per il potenziamento dello scalo che può passare soltanto attraverso la diversificazione dell’attività che non può limitarsi al solo transhipment. Un quadro generale bloccato e senza prospettiva rende difficile ben operare anche per le imprese e le difficoltà di Mct possono essere facilmente spiegabile. La risposta a queste criticità, però, non possono essere i licenziamenti selvaggi. Intanto perché non si possono lasciare sulla strada 500 lavoratori in una Regione e una Provincia che non possono farsene scappare più neanche uno se non vogliono soccombere. E poi perché i tagli alle risorse umane segnerebbero anche la fine del porto. Servono invece interventi concreti e l’apertura di un tavolo al Ministero per scongiurare la crisi occupazionale, così come ha proposto il Prefetto di Reggio Michele Di Bari”.

CasaPound Gioia Tauro

“Ci vuole più rispetto per le centinaia di operatori portuali che hanno reso grande il Porto in questi anni. Questa continua pressione a cui li sottopone MCT e la sordità del Governo sul tema è sintomo della debolezza politica ed istituzionale del nostro territorio”. Esordisce così Roberto Irrera, responsabile provinciale di CasaPound Italia.

“Oggi i lavoratori – continua Irrera – incrociano le braccia, ma è il minimo che possano fare dopo le continue pressioni del Monopolista che vorrebbe licenziare tutti quanti, fregandosene delle conseguenze economiche e soprattutto sociali. D’altronde cosa si può pretendere da un gruppo imprenditoriale che ha ottenuto la concessione vita natural durante dalla Politica? Se l’unico effetto che sembrava positivo era la ricaduta occupazionale, adesso che anche quella è a rischio, qual è l’ulteriore motivo per cui dovremmo permettere ancora di utilizzare il nostro territorio per fare utile?”.

“CasaPound è vicina ai lavoratori, le uniche vittime di questi giochi di potere tra politica ed imprenditori che, spesso appoggiati anche dai sindacati, fanno il bello ed il cattivo tempo, al Porto di Gioia Tauro come nel resto d’Italia. Del resto – conclude l’esponente di CasaPound – tutti i cittadini calabresi dovrebbero essere interessati alla tutela dei lavoratori a rischio licenziamento, perché sarebbe l’ennesima ferita ad una città già quasi morta”.