Agricoltura bio, lo scivolone della giunta regionale La Regione non pubblica il bando. Il consigliere regionale Gallo: "Scelte incredibili: così si uccide un settore vitale"
La Calabria è tra le regioni italiane con la maggior estensione di superfici dedicate all’agricoltura biologica, coi suoi 203.000 ettari bio la terza dopo Sicilia e Puglia. Eppure, la Regione trascura il settore e non pubblica il bando, lasciando senza fondi europei le aziende. Lo segnala il consigliere regionale Gianluca Gallo, accendendo i riflettori sulle scelte della giunta regionale in fatto di politiche agricole. «I dati del rapporto Sinab 2018 – dice Gallo, citando il report curato dal Sistema d’informazione nazionale sull’agricoltura biologica – restituiscono l’immagine di una terra vocata al biologico, che insieme a Sicilia e Puglia racchiude ben il 46% delle superfici bio di tutta Italia. Un tesoro prezioso, fatto in particolare di uliveti, colture foraggere, cerealicole ed agrumicole che però, invece di essere tutelato ed anzi valorizzato, viene al contrario tristemente mortificato da decisioni incomprensibili da un punto di vista logico, ancor prima che politico».
Prosegue il capogruppo della Cdl: «A parole, ai piani alti della cittadella non si perde occasione di ripetere di voler puntare su pratiche agronomiche a forte connotazione di connotazione agro-climatico-ambientale. Nei fatti, poi, vengono tuttavia traditi lo spirito e le norme delle politiche di sviluppo rurale, legate ai fondi europei». Una situazione che secondo Gallo sarebbe «amaramente confermata, ad esempio, dalla mancata pubblicazione del bando per l’agricoltura biologica: un provvedimento atteso da oltre 5.200 piccoli e grandi imprenditori del settore che confidavano in esso per pianificare nuovi investimenti e che invece rischiano di doverne fare a meno, con gravissime ricadute sulle aziende stesse e, più in generale, sul settore del bio e dell’intero comparto agricolo».
Incalza l’esponente della Cdl: «Viene il dubbio che a difettare sia la visione di una programmazione adeguata e coerente. In effetti, riesce difficile anche solo pensare che si possa rinunciare deliberatamente ad opportunità simili, per cui si resta in attesa di chiarimenti urgenti e soprattutto di adeguate iniziative. Ma intanto non si può non lamentare il ripetersi di vicende che mortificano i calabresi». Il riferimento corre ad altre situazioni analoghe: «Riguardo alla misura 13, rivolta al mantenimento delle popolazioni delle aree rurali, si è scelto di rimuovere ogni limite, facendo in modo che ogni azienda ricevesse all’incirca 350 euro. Praticamente un’elemosina, che non tiene conto di nessun criterio ragionevole, se non quello di distribuire fondi a pioggia che non aiutano nessuno e scontentano tutti».
Ai limiti del paradosso anche quanto avvenuto in relazione alla misura 3.2, finalizzata alla promozione dell’olio d’oliva e del comparto vitivinicolo: «Nessun bando ha visto la luce per questa iniziativa», incalza Gallo, chiosando amaro: «Vorrà dire che la Calabria promuoverà il suo olio ed il suo vino quando la programmazione europea giungerà a termine. Un’altra contraddizione, nella terra dell’incredibile. Cambiare pagina, a questo punto, non è più solo un auspicio di parte, ma una necessità urgente».