Infiltrazioni ‘ndrangheta, sciolta Asp Reggio Calabria Provvedimento emesso dal Consiglio dei ministri su proposta del Prefetto. Le reazioni dei settori calabresi
Il Consiglio dei Ministri ha deliberato lo scioglimento dell’Azienda sanitaria provinciale di Reggio Calabria per infiltrazioni della ‘ndrangheta, affidandone la gestione ad una Commissione straordinaria. La decisione é stata presa su proposta del prefetto di Reggio Calabria, Michele di Bari, in base all’esito dell’accesso antimafia eseguito nei mesi scorsi. “Nelle more del perfezionamento della procedura di scioglimento, con la firma del Presidente della Repubblica – si legge in un comunicato della Prefettura reggina – il Prefetto, Michele di Bari, con proprio provvedimento, ha disposto la sospensione dell’organo di Direzione generale dell’Azienda sanitaria provinciale, ai sensi dell’art. 143, comma 12 del decreto legislativo 18 agosto 267, ed ha incaricato della gestione provvisoria dell’ente la Commissione straordinaria composta dal prefetto Giovanni Meloni e dai dirigenti del ministero dell’Interno Maria Carolina Ippolito e Domenico Giordano”.
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Il Consiglio dei Ministri, nella seduta del 7 Marzo, ha disposto l’ennesimo scioglimento dell’ASP di Reggio Calabria (per infiltrazioni mafiose) ed ha nominato una terna commissariale già riconosciuta dal Prefetto di Reggio Calabria che, il 12 Marzo, ha disposto la sospensione dei vertici aziendali affidando la gestione provvisoria dell’Azienda ai neo Commissari. Siamo di fronte all’ennesima mortificazione dei 600mila cittadini di questa provincia e dei circa 5000 dipendenti dell’Azienda che pagano colpe ascrivibili solo all’incapacità della politica regionale e nazionale che, in questi anni, non ha fatto altro che affidare le sorti di questa Azienda a persone dimostratesi incapaci e inefficaci non diciamo nel risolvere ma addirittura nell’affrontare i problemi della sanità provinciale. Non è infatti il primo provvedimento di questo tipo ad interessare l’ASP di RC, già 11 anni addietro affidata ad un Commissario, il Generale Cetola, che nulla ha potuto, o meglio ha saputo, fare per raddrizzare il timone di una “barca” alla deriva.
Da tempo la FIL ha espresso le proprie perplessità su questo modo di affrontare i problemi; non servono professoroni o autorità prese in prestito dal mondo politico o istituzionale: servono, oggi come allora, professionisti volenterosi di affrontare le criticità ormai ben note a tutti, capaci di rimboccarsi le maniche e lavorare senza nascondersi più sugli errori del passato. Diamo pertanto il benvenuto ai neo Commissari, sperando che arrivino a mettere un punto fermo da cui ricostruire un’Azienda che può e deve trovare nei propri dipendenti la forza per risollevarsi: siamo disponibili fin da subito a qualsiasi confronto che possa contribuire a costruire questo percorso di rinascita non più rimandabile.