Operazione “Santa Fè”, Carbone dal carcere ai domiciliari Il 50enne di Sant'Eufemia d'Aspromonte in primo grado è stato condannato a dieci anni di reclusione
La Corte d’Appello di Reggio Calabria, dottoressa Francesca Di Landro presidente estensore, in accoglimento dell’istanza dei difensori di Antonino Carbone, gli avvocati Valeria Iaria e Luigi Luppino, ha disposto la sostituzione della misura carceraria con quella degli arresti domiciliari con il braccialetto elettronico. La Corte di Appello, condividendo le argomentazioni difensive, ha evidenziato il venir meno del pericolo di reiterazione del reato poiché lo stesso Carbone, non imputato per il reato associativo, riveste un ruolo marginale nell’episodio contestato e non è stato mai nominato dai collaboratori di giustizia Femia e Tirintino. Gli avvocati Iaria e Luppino, nella corposa istanza difensiva, a fronte di quanto rappresentato, hanno evidenziato che le esigenze cautelari, che avevano condotto all’applicazione della misura carceraria, potessero essere soddisfatte con una misura meno afflittiva quale quella degli arresti domiciliari. L’operazione Santa Fè nel giugno del 2015 ha portato in carcere 32 persone per narcotraffico.