Image Image Image Image Image Image Image Image Image Image

TAURIANOVA (RC), VENERDì 22 NOVEMBRE 2024

Torna su

Torna su

 
 

Cocaina e ketamina nei gamberi d’acqua dolce delle acque interne inglesi Microinquinanti e droghe diffuse anche nelle zone rurali

Cocaina e ketamina nei gamberi d’acqua dolce delle acque interne inglesi Microinquinanti e droghe diffuse anche nelle zone rurali
Testo-
Testo+
Commenta
Stampa

Tracce di cocaina e ketamina sono state trovate nei gamberi d’acqua dolce nel Suffolk, una contea rurale nell’Inghilterra orientale, che per natura sembrava immune a questo tipo di scoperta. A rivelare questi dati shock uno studio congiunto del King’s College di Londra con l’Università del Suffolk, pubblicato oggi sulla rivista scientifica Environment International. “Questo – ha affermato il dott. Leon Barron riferendosi agli esiti dell’indagine – poteva essere previsto in relazione ad aree urbane come Londra, ma non in aree più piccole e più rurali”. La ricerca in questione inizialmente mirava a determinare il livello di esposizione della fauna selvatica a vari “microinquinanti”, in particolare inquinanti tossici a concentrazioni molto basse, come residui di farmaci o prodotti cosmetici. Per fare ciò, i ricercatori hanno effettuato il campionamento in 15 siti che coprivano cinque fiumi nel Suffolk. E “sorprendentemente, la cocaina è stata trovata in tutti i campioni testati”, secondo lo studio. “Altre droghe illecite come la ketamina ma anche pesticidi e prodotti farmaceutici (illegali) erano diffusi anche nei gamberetti raccolti”, aggiunge. Sebbene bassi, i livelli di concentrazione di queste varie sostanze sono ancora una causa di “preoccupazione” per l’ambiente e una minaccia per la fauna selvatica, avverte il dott. Thomas Miller del King’s College. L’impatto di questo tipo di inquinamento chimico sulla “fauna selvatica deve essere maggiormente preso in considerazione nel Regno Unito”. Se è vero che l’impatto sul regno animale può destare preoccupazione, tuttavia, questi dati devono far riflettere sulla diffusione di droghe pesanti nella popolazione, rileva Giovanni D’Agata, presidente dello “Sportello dei Diritti”. E se è vero che la ricerca riguarda il Regno Unito, non dobbiamo ritenerci immuni da fenomeni analoghi tanto che incuriosisce, e non poco, la possibilità di conoscere gli esiti di un’analoga indagine nelle nostre acque interne, per verificare lo stato dei nostri fiumi e laghi non solo per quanto riguarda i microinquinanti come residui di farmaci o prodotti cosmetici, ma anche di sostanze stupefacenti.