Leghista Cusato a processo per offese a giornalista Pantano La Procura cita a giudizio il politico riconoscendo il carattere diffamatorio di alcune sue dichiarazioni
Il giornalista querela il politico, per dei commenti da quest’ultimo fatti sui social network, e la Procura cita a giudizio il politico riconoscendo il carattere diffamatorio delle sue dichiarazioni. Protagonista di questa nuova battaglia giudiziaria contro la “comunicazione ostile” propalata dalla rete internet è il cronista Agostino Pantano, che si è visto accolta la denuncia fatta contro il consigliere comunale della Lega di Rosarno (Rc), Vincenzo Cusato, che il 9 settembre prossimo dovrà rispondere davanti al Tribunale di Palmi. La citazione diretta in giudizio, dopo la querela presentata dal giornalista al commissariato di Gioia Tauro, è il risultato del dibattito scaturito il 17 marzo 2018 dopo una manifestazione politica che Matteo Salvini, all’epoca da poco eletto senatore in Calabria, tenne nella cittadina in cui Cusato fa politica.
Pantano, dopo aver raccontato con diversi video postati su facebook l’evento pubblico, si vide attaccato dal consigliere comunale leghista che – attraverso il profilo social della moglie – con espressioni che la Procura considera diffamatorie, intervenne sulle notizie riportate dal giornalista: ovvero che il politico era stato assessore di una giunta sciolta per mafia, che aveva una condanna penale alle spalle e che è consuocero del fratello del boss del clan Bellocco.
Il giornalista fu destinatario di epiteti, calunnie, frasi irricevibili con una modalità che assolutamente smentisce l’azione d’impeto, visto che il consigliere comunale – non essendo un utente del social network – dovette orchestrare la sua reazione utilizzando un account non suo, e con dei contenuti dal linguaggio incontinente (“paranoico”, “vigliacco” e “uomo di miseria”, solo per citare alcune ingiurie) che nulla hanno a che vedere con il diritto di replica dopo il post sgradito. Vi è da dire che quella visita di Salvini, della quale Cusato fu uno degli organizzatori, fu successivamente al centro dell’attenzione anche della stampa nazionale – che approfondì le notizie riferite da Pantano – e per diversi giorni il ministro dell’Interno polemizzò con lo scrittore Roberto Saviano proprio a proposito del radicamento leghista nella cittadina calabrese e del profilo della classe dirigente locale del partito, “attenzionato” dalla magistratura antimafia.
Cusato, coadiuvato da un avvocato che è suo compagno di partito tra i banchi del consiglio comunale rosarnese, Giacomo Francesco Saccomanno, nello stesso Tribunale ha intentato una causa civile contro Pantano, che, con il patrocinio dell’avvocato Maria Corio, sta tentando di dimostrare come questa sua distinta azione legale tendente ad ottenere un risarcimento danni sia null’altro che una “causa temeraria” volta a fiaccare nuovamente –non più tramite le offese ma attraverso le vie giudiziarie – il diritto di cronaca.
Non è la prima volta che Pantano, giornalista professionista iscritto al sindacato dei giornalisti della Calabria (Fnsi), porta in Tribunale personaggi pubblici che commentano il suo lavoro con espressioni che vanno molto al di là del diritto di critica. La Cassazione nel dicembre scorso ha confermato la condotta delittuosa dell’imputato, un esponente dell’antimafia civile calabrese, Giovanni Pecora, successivamente deceduto, che aveva commentato su internet in maniera spropositata le notizie documentate e mai smentite date da Pantano, che era parte civile nei tre gradi di giudizio.