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TAURIANOVA (RC), DOMENICA 24 NOVEMBRE 2024

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Csm, il caso Palamara, si impone una riforma seria della giustizia La magistratura politicizzata e clientelare, come dimostra il caso Palamara, ha il controllo delle procure più importanti

Csm, il caso Palamara, si impone una riforma seria della giustizia La magistratura politicizzata e clientelare, come dimostra il caso Palamara, ha il controllo delle procure più importanti
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Per molti anni c’è stata la leggenda, veicolata dai mass media e non solo, che i magistrati in quanto tali siano immuni alle normali passioni umane, fatte di vizi e virtù. Ogni qualvolta si provava a riformare l’universo giustizia, la loro associazione e il Csm, rivendicavano la loro libertà di essere cittadini e l’attacco alla loro autonomia, favorendo la lettura che il potere legislativo (cioè la politica), voleva imbavagliarli essendo essa corrotta per antonomasia.
Non vogliamo qui fare di ogni erba un fascio, la magistratura nella sua interezza è piena di brave persone che convivono con persone meno brave per competenza, invidia, indifferenza, cinismo e politicizzazione, come in ogni comunità organizzata. Il sistema delle correnti interne alla magistratura ha favorito la politicizzazione di parte di essa e l’adesione alle correnti è stata per molti la condizione per tutelarsi e fare carriera, visto il potere che le correnti svolgono dentro il Csm.
La magistratura politicizzata e clientelare, come dimostra il caso Palamara, ha il controllo delle procure più importanti e, da queste, ha sferrato l’attacco alla politica delegittimandola, facendo  credere che la politica è solo corruzione, rendendo così impossibile per la politica poterla riformare, avendo creato intorno a sé un consenso attivo sostenuto dai mass media e dai poteri economici che a volte stimolano il loro potere  e a volte subiscono il ricatto  del loro potere di interdizione.
La politica ha certamente le sue responsabilità tra chi ha cavalcato l’onda giustizialista, con la speranza di salvarsi, e chi ha creduto che essa non li riguardasse per un cinismo carrieristico, che alla fine ha travolto anche loro e la democrazia nel suo bilanciamento dei poteri. È necessario che la politica trovi il suo orgoglio di essere la rappresentante del popolo sovrano, e faccia della riforma costituzionale della giustizia, insieme alla questione del lavoro, i punti da sottoporre agli elettori per avere il consenso necessario per realizzarli. Dalla eliminazione del Csm, con albi di professionisti e non, come i giudici popolari, divisione delle carriere, superamento dell’obbligatorietà dell’azione penale.
Inoltre, vanno abolite da subito le leggi sulla giustizia fatte da questo governo giustizialista Lega e M5s: la Spazzacorrotti e la legge che dal 2020 abolirà la prescrizione. Un sistema giudiziario che funziona è garanzia sia per lo sviluppo del sistema economico sia per la sicurezza dei cittadini. Un’ultima riflessione sul caso Palamara (se ovviamente le notizie risulteranno vere) al di là delle implicazioni del rapporto omertoso con la politica e del carrierismo sfrenato senza forme di reale controllo, da un lato conferma che il valore dell’onestà è un valore della persona, sia  che svolge un ruolo  di pubblico ufficiale sia che faccia politica, dall’altro mi lascia perplesso che un magistrato, che può condannare per uno stupido abuso d’ufficio chiunque nella Pubblica amministrazione (errore che può commettere qualsiasi lavoratore della PA), con stipendi annui a 5 zeri lordi, si lasci irretire per cose materiali cosi irrisorie.
Questo caso, come molti altri di malagiustizia, conferma, ma non c’erano dubbi, che i magistrati sono uomini come noi, che a volte diventano eroi, ma soffrono delle stesse malattie di noi umani, ovviamente queste patologie umane diventano pericolose quanto più aumenta il loro potere, per questo urge una profonda riforma del pianeta giustizia, che solo una politica che sa ritrovare la sua autorevolezza può realizzare.