Cinquefrondi, anche De Mujà chiude le porte a Rinascita Dimissioni anche per il consigliere subentrante. L'ultima chiamata è per Giuseppe Luciano con il quale Rinascita esaurisce la lista dei candidati eleggibili
di Giuseppe Campisi
Cinquefrondi – Neanche il tempo di essere nominato che una missiva recapitata al protocollo dell’ente ha annunciato le dimissioni del neo consigliere Antonio (per tutti Totò) De Mujà. Subentrato a seguito le turbolente dimissioni del consigliere, ex braccio destro del sindaco, Giuseppe Longo, il candidato (non eletto prima e rocambolescamente “ripescato” poi) De Mujà con un rapido giro di tornelli, sui banchi dell’aula Mammola non si è mai seduto preferendo, a stretto giro di posta, passare la palla nuovamente al consiglio ed al presidente D’Agostino chiamandosi fuori ed evitando un terreno divenuto ultimamente assai scivoloso nell’agone politico cittadino. Candidato nella lista di Rinascita per Cinquefrondi a sostegno del sindaco Conia De Mujà, a fronte le dimissioni delle consigliere Manfrida e Sorbara e l’ingresso strategico in consiglio di Loria e Cordiano, era rimasto (assieme al candidato Giuseppe Luciano) fuori dai banchi in quanto penultimo degli eletti.
E se la vita riserva sempre colpi di scena, non da meno la politica nel paese di Creazzo, che specie negli ultimi tempi alimenta grande attenzione mediatica con le luci dei riflettori puntati sul racconto di una narrazione che tiene cittadini ed istituzioni incollate tanto al mormorìo paesano quanto ai giornali per appurare se e quale sarà l’esito del prossimo episodio di una saga, quella della conduzione della macchina amministrativa locale e dei suoi rappresentanti, che alterna con dosaggio sapiente ed equilibrato fatti ed atti di vita amministrativa a più succulenti retroscena politici. Una sindacatura, quella Conia, fin qui movimentata, che parallelamente alla realizzazione del programma non passerà inosservata negli annali della storia della governance della città e che, tra i tanti meriti, di sicuro potrà recriminare anche quello, non meno prestigioso, di non aver annoiato addetti ai lavori, osservatori ed elettori.
La scelta odierna di De Mujà – della quale ancora non si conoscono esattamente contenuti e motivazioni – probabilmente è maturata in un contesto di relazioni già deterioratesi nel post voto del 2015, legandosi a rapporti umani e personali sfioriti nel tempo e figlia del rapido passaggio da Borgo Futuro alla nascita ed alla gestione del Frantoio delle Idee, costola associativo-culturale d’area, in un decrescendo di mancate corrispondenze che, avuto il picco con la candidatura in lista per Rinascita, sarebbero poi sfociate nell’alveo della divergenza di vedute fino al definitivo naufragio. D’altra parte, come già preconizzato da questo giornale, alquanto improbabile sarebbe stata l’accettazione della nomina ed il relativo l’innesto in consiglio di De Mujà, ormai a mani libere da ogni impegno diretto e lontano dal raggio d’azione di Rinascita, e fors’anche influenzato dai marosi che agitano le impegnative acque della politica cittadina, per giunta ad un anno dalla chiusura della consiliatura che nulla ha da piantare e molto, invece, da raccogliere circa i frutti della progettualità amministrativa.
E se la nomina era comunque un precetto d’ufficio dal quale De Mujà si è dispensato rispondendo con un garbato rifiuto, resta sullo sfondo il dato politico: Rinascita ha impegnato sin qui – in un modo o nell’altro – tutti i candidati di maggioranza cui si ascrivono ad oggi solo 6 voti (sindaco escluso) – che diventeranno a breve 7 raschiando il fondo della lista con il soccorso del fedelissimo Giuseppe Luciano se, come pare certo, accetterà la nomina – contro i potenziali 5 dell’opposizione (che si riducono poi a 2 se sarà garantita la presenza di Cascarano e Iannizzi) visto che, a quanto pare, Valentino, Burzese e Galimi di partecipare ai consigli proprio non ne vogliono sapere) aggiungendo così un ulteriore primato di partecipazione alla democrazia della città.