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TAURIANOVA (RC), LUNEDì 25 NOVEMBRE 2024

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Calabria terra di mafiosi, corruttori, corrotti, corruttibili e sindaci coraggiosi Dopo le ultime inchieste giudiziarie, ci sarà la speranza per una “primavera” e mandare a calci in culo definitivamente chi sta rovinando questa terra?

Calabria terra di mafiosi, corruttori, corrotti, corruttibili e sindaci coraggiosi Dopo le ultime inchieste giudiziarie, ci sarà la speranza per una “primavera” e mandare a calci in culo definitivamente chi sta rovinando questa terra?
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Prefazione “Un popolo che elegge corrotti, impostori, ladri, traditori, non è vittima, è complice”. (George Orwell)

Gli ultimi giorni calabresi, dal punto di vista giudiziario, hanno evidenziato come questa regione così bella e così maledetta sia un “merdaio” infinito di mafiosità e di corruzione, tra corruttori, corrotti e corruttibili. Tra lacchè e parassiti di mafiosi e di politici e di colletti bianchi paraculi, ma pericolosi.
Abbiamo assistito attraverso le indagini della magistratura a come pezzi della politica siano sotto scacco dei mafiosi e come essi, amano stare a questa sottomissione per amore del potere.
Una presunta cloaca di interessi dove l’unico obiettivo il quale attraverso la spregiudicatezza delle azioni, sia quello della conquista di un potere istituzionale, acquisendolo tramite quel bacino fatto da una “montagna di merda” quali sono le mafie, e qui la ‘ndrangheta.
Ancora riecheggia quella voce così arrogante e così sprezzante, mentre in sottofondo si sentono delle risate di quel tizio che si vanta del fatto che “Riina li squaglia, li squaglia nell’acido io me li porto a Canavò, ho una livara (albero di ulivo ndr) li appendo là…con una corda e una scimitarra, ogni tanto gli taglio un pezzo e gli metto al cane…”. E c’è gente che ride a questa forma orripilante di affermazioni.
Quelle risate ricordano molto quei personaggi lacchè che molte sono i cugini dei signori che stanno dietro le tapparelle, gli ignavi quelli che nemmeno Dante li posizionò in un cerchio, ma li lasciò fuori. Ci troviamo di fronte a un clima torbido in cui naviga tra acque inquinate, e dove non sai nemmeno con chi prendere un caffè se quel qualcuno sia o meno un “affiliato” o un mafioso. Viviamo in un’epoca in cui regna l’incertezza della legalità e della trasparenza. In quei momenti dove c’è chi si vanta della conoscenza di taluni personaggi e che oggi quasi quasi li disconosce, dopo quel maledetto “Libro nero” che ha scoperchiato un macabro scenario fatto di merda, sangue e politica.
Oltre ai politici, così spocchiosi, arroganti, quelli che gonfiano il petto e si sentono lodati, “leccati”, adulati e soprattutto riveriti e dove si spera che scendono dal piedistallo e iniziano a riflettere sulla loro morale e non predicarla altrove e magari essere dei moralisti con il culo degli altri. E magari quando vengono sgamati per delle presunte porcherie, minacciare il giornalista di turno per dire in un’intercettazione telefonica che quel cronista “si venderà gli organi, si venderà… si venderà un piede (…)”, dove il cronista era Michele Inserra, bravissimo e coraggioso giornalista del Quotidiano del Sud e il politico l’attuale indagato a piede libero per concorso esterno in associazione mafiosa Demetrio Naccari Carlizzi. ma noi, dobbiamo per forza votare, e quindi sopportare tutto ciò per essere rappresentati da tali personalità politiche? Dobbiamo ancora essere “portatori d’acqua” al mulino di questi personaggi che non fanno altro che deturpare moralmente questa terra, oltre a leggerli di continuo nelle cronache giudiziarie? E alcuni badano solo ai propri “porci comodi”, mentre tutto dovrebbe passare in cavalleria e noi zitti e scemi senza battere ciglio? Diciamo la verità, noi pensiamo proprio di no. E la colpa è solo nostra, siamo noi gli imbecilli e gli illusi che ogni qualvolta che arrivano con il loro bastione fatto di facili promesse che poi non sono altro che sostanze putride, promettendoci mari e monti, salendo da quei pulpiti oramai lacerati e usurati dalle loro torbide azioni in cui la morale è solo materiale da pattumiera, e noi come allocchi doniamo quello strumento democratico che la Costituzione ci consente ossia il voto.
Lì in mezzo c’è di tutto, non solo mafia e politica, ma anche imprenditoria, professionismo e chissà forse o quasi sicuramente anche massoneria deviata e non. E non dev’essere il giornalismo nel riportare le notizie, a stabilire chi sono i buoni e chi i cattivi e quindi avvisare che non è giusto che ancora taluni personaggi orbitano negli ambienti istituzionali. quanti ancora ne devono arrestare per farci capire che occorre chiudere un cerchio pericoloso e aprire un orizzonte intriso di trasparenza, infiniti e libertà? Perché dev’essere sempre la magistratura a fare “pulizia” dentro i partiti politici e non loro stessi eliminando quelli che in gergo vengono definiti “impresentabili”? Perché loro sanno dove hanno il bacino dei loro voti, sì certo che lo sanno!
Mentre si è consumato quest’ennesima pagina scura per la Calabria, c’era un consiglio regionale che proseguiva i suoi lavori come se nulla fosse, ignari che due capigruppo sono stati arrestati, e tra questi quello del partito di appartenenza del governatore Mario Oliverio. Il quale ha parlato solo dopo che il procuratore capo Giovanni Bombardieri aveva precisato che Seby Romeo non aveva nessun legame con la cosca Libri, per lui la mafia non c’entra. Ma non ha detto che Romeo dovrà avere per questo un inizio di “beatificazione”, è stato arrestato “solo” per tentata corruzione (sic!). Non bazzecole o quisquilie e se non fosse per il caldo per lo spreco di liquidi, c’è da piangere. La notizia di poche ore fa è che ha avuto l’interrogatorio di garanzia e sembra che il PM ha abbia precisato che “l’ipotesi di mercimonio della funzione pubblica è riferita solo al maresciallo della Guardia di Finanza Romeo”. E Giuseppe Falcomatà, il sindaco metropolitano non ha nulla da dire a riguardo? Eppure tra gli indagati e stavolta per presunti reati di mafia, c’è suo cognato o pure lui sta ancora aspettando qualche precisazione del procuratore Bombardieri? Non sarebbe stato un grande atto di dignità istituzionale una sua presa di posizione anche in termini di difesa della sua città e dell’onorabilità della stessa da questa serie di presunti crimini, e che ogni qualvolta scaraventano nel precipizio la dignità di una terra e anche di una città? Una realtà metropolitana con i suoi problemi dove negli ultimi anni dalle intense attività giudiziarie si è rivelata un verminaio di delinquenza a tutti i livelli. O solo a livello nazionale i vari segretari dei partiti coinvolti devono prendere posizioni e quindi sarebbe una lesa maestà chiedere un intervento quantomeno rassicurante per “noi” calabresi, i quali a breve andremo a votare sia per il rinnovo del consiglio regionale e per i reggini che invece si recheranno nella prossima primavera?
Ma in mezzo a tutto questo cocktail di intrecci e mafia, ogni tanto c’è un uomo che sopra le righe avulse dalla criminalità si oppone con coraggio e denuncia, è il caso del sindaco di Locri Giovanni Calabrese, un sindaco che ha sempre denunciato le anomalie della sua città, elogiato dalla procura come virtuoso e coraggioso. Nonostante le intimidazioni subite, ha sempre denunciato mettendosi contro una potente cosca locrese quali sono i Cordì che avevano l’egemonia sul territorio locrese, quello della grande storia degli Epizefiri della Magna Grecia. Loro comandavano non solo sui vivi, ma anche sui morti, fiori compresi. C’è una Calabria che ha paura ed è sottomessa nel terrore, ma c’è anche una Calabria che si vuole ribellare e non sottostare alle vessazioni criminali di “montagne di merda” senza scrupoli. Gli stessi che molti politici, troppi forse, per sete di potere si rivolgono per essere eletti e comandare conquistando uno scettro già putrefatto dalla loro storia criminale.