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TAURIANOVA (RC), GIOVEDì 28 NOVEMBRE 2024

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Taurianova, si è conclusa la Festa del Partito Democratico Tra un “disgraziato” e un dibattito sul federalismo, ha prevalso la bellezza del dialogo, dei sorrisi rilassati e del panino con la salsiccia

Taurianova, si è conclusa la Festa del Partito Democratico Tra un “disgraziato” e un dibattito sul federalismo, ha prevalso la bellezza del dialogo, dei sorrisi rilassati e del panino con la salsiccia
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Mentre “Benito Adolf” Salvini chiede al (suo) popolo “pieni poteri”, a Taurianova si è svolta la due giorni di un partito che ancora come ultimo baluardo, il termine “Democratico”. E non è cosa da poco, viste le ultime vicissitudini di un paese sempre più alla deriva il quale dopo tante tragedie, mai si poteva immaginare che nascesse un “Sultano” che della sovranità vorrebbe fare una ragione di comando, come i vecchi colonnelli in Grecia.

Mentre altri praticano il vuotamento dell’ampolla sul Po, a Taurianova la tradizione è sempre ben fiera delle origini con “l’eterno (finché dura)” panino con la salsiccia, accompagnato da una birra fresca, e per i più piccini anche le patatine fritte con ketchup e maionese. Sono quei momenti in cui il Radical Chic si perde, sonoramente sconfitto, tra i meandri gustosi di una peperonata.

Eppure il Partito Democratico non sta attraversando un buon periodo, sia a livello nazionale come pure nella regione a noi interessata qual è la Calabria. C’è uno svuotamento di idee, di appartenenza, ma c’è anche la voglia di ricominciare. E in questo i Dem di Taurianova hanno cercato di “ricominciare”, o quantomeno di ripartire tracciando un percorso di dialogo, come anche di discussione, d’altronde la parola non deve essere “soppressa” anzi, alimentata perché un grande meridionalista come Gaetano Salvemini disse che se tale dovesse avverarsi, “e non ci resterà che la scomunica (in mancanza del rogo), o il manganello, o il colpo alla nuca”.

Eppure da quel motto “Ripartire dal Sud” in quella manifestazione sindacale di fine giugno, quando una grande rappresentazione scese in piazza per rivendicare i diritti e l’orgoglio del Mezzogiorno contro la deriva salviniana, ne sono accaduti eventi. Da quel giorno in cui ci fu la presenza del leader del PD Nicola Zingaretti (che appena scese dall’aereo la prima cosa che chiese fu, “Dov’è Giacomino?”), e che fu freddo nei confronti dell’attuale governatore calabrese Mario Oliverio, e oggi stiamo anche assistendo al perché di quella freddura indifferente. Era il 22 giugno e circa 25 mila persone rivendicarono il riscatto del Sud. A Taurianova il giorno dopo scoppia una “storiaccia” che dalle pagine dei giornali, come un fulmine a ciel sereno, ci parla di “lettere minatore” auto-inviate (e questo giornale aveva pubblicato il conclamato fatto integrale). C’è un ex capogruppo costretto a dimettersi, leader di quel PD che insieme a un gruppo di irriducibili ha voluto fortemente che quella festa si facesse. Che si facessero quegli incontri interessanti con dei dibattiti interessanti che hanno lasciato ampi spiragli di riflessione sul futuro della nostra città così come della Regione Calabria. La gente c’era, anche se non il pubblico delle grandi occasioni, ma l’interesse è stato alquanto curioso da essere approfondito. Il punto sostanziale è che i giovani sono indifferenti alla politica, hanno una loro idea che si basa su uno smartphone e un concerto di qualche scellerato con testi di canzoni che vanno dal demenziale al Tso. Amano stare con la sigaretta in bocca e la bottiglia di birra o un cocktail per darsi un tono, e magari non sanno nemmeno chi sia, che ne so, Gaetano Salvemini, un grande meridionalista che amava il Sud e che parlava di federalismo come concetto di uguaglianza e non di deriva spartitoria come oggi ce lo vogliono far credere i nuovi “balilla”. Ed è stato il tema della seconda serata con la presenza del governatore Mario Oliverio, del presidente del consiglio regionale Nicola Irto che hanno posto in essere delle tesi federaliste in un momento terribile per la nazione. Per dirla alla Salvemini, “Non basta che l’idea federalista venga affermata nelle pagine di un libro; bisogna che diventi programma politico dei partiti democratici. Il federalismo è utile economicamente alle masse del Sud, politicamente ai democratici del Nord, moralmente a tutta l’Italia”. Appunto, dei “partiti democratici” e non di altri.

Le presenze ci sono state e sono quelle delle più alte cariche regionali, quindi questo PD (coraggioso) di Taurianova, pur con le ferite ancora aperte per il “fattaccio”, è riuscito a coniugare interesse e divertimento. E nonostante tutto, c’era più gente rispetto agli anni passati.

Interessante è stata la prima serata con l’intervento del sindaco Fabio Scionti che ha informato quello che ha fatto (a modo suo), in questi quasi quattro anni di amministrazione, da quel novembre 2015. E lo ha fatto in una veste insolita, un nuovo “restyling“ umano, morale, ma soprattutto ridimensionato dall’arroganza da “Marchese del Grillo”, tant’è che si pensava fosse il suo gemello, da “Onofrio del Grillo” a “Gasperino il carbonaio”. Si autodefinisce “disgraziato” per i tanti eventi che hanno contrassegnato la sua attività amministrativa. Il fatto di non essere mai stato tranquillo tra tiri mancini, arroganze da parvenza e  soprattutto diaspore, a sua detta, “non comprensibili”. Però ha precisato, e non ce n’era bisogno, che lui “programma”. Lui è un programmatore, come se a novembre a sindaco è stato eletto un pc portatile. Ma ciò non è una condizione negativa, anzi getta le fondamenta per un futuro migliore e davvero stavolta, “per il bene della città”. Quest’ultima affermazione in questi anni vilipesa e oltraggiata nell’onore per meri opportunismi di comparsa in cerca di gloria e d’autore.

Fabio Scionti non sa se ricandiderà ma lascia spiragli aperti, ovviamente spetterà a lui stabilirlo, quello che si è cercato di fare è stato (ed è) di far finire la consiliatura alla scadenza naturale. Tra cene, peritivi extraurbani e lunghi giri in macchina, si è raggiunto il risultato che allo stato attuale gode di una maggioranza (allargata) e di una Giunta formata da tre assessori e che tali, come numero, oramai è acclarato e quasi dogmatico che resteranno fino alla primavera del 2021. A Fabio Scionti, questa volta non gli si può dire nulla, ma potremmo invece parlare delle assenze, di quelle che aspiravano al pennacchio e che non si sono fatti vedere. Eppure la loro presenza, sarebbe stata significativa e ampiamente democratica. Non ho visto tutta la maggioranza, ma ho visto a tratti i “supporter” allargati. Ma sono argomenti non propriamente attinenti al tema, quello che conta è che questa squadra, quelli del PD, hanno ripristinato un grande valore democratico. Uno fra tutti quello nell’organizzare una festa, nonostante tutto e con mille sacrifici, tentando di ripristinare ciò che si era perso nel tempo, ovvero il senso di appartenenza e della lotta per una Sinistra che ama la libertà e accoglie il libero pensiero. Così come quell’aria nuova che si respirava. Nitida, nonostante il caldo asfissiante. Senza mai dimenticare, come ci insegnava Cervantes con il suo Don Chisciotte, che “L’onestà è la miglior politica”.