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TAURIANOVA (RC), DOMENICA 15 DICEMBRE 2024

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Klaus Davi querelato da uno ndranghetista per stalking? Ma si può?!

Klaus Davi querelato da uno ndranghetista per stalking? Ma si può?!
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Tra le tante assurde, illogiche e paradossali incongruenze che nel corso di questi ultimi vent’anni hanno caratterizzato la vita sociale e culturale della nostra amata Città, una merita certamente di essere citata. Non perché riguardi un personaggio molto conosciuto, come Klaus Davi, ma per la sua ricaduta sul nostro divenire di cittadini. Mi spiego. Un noto esponente di ndrangheta, Luigi Molinetti, ha querelato il giornalista Klaus Davi per stolking. Già questo apparirebbe grottesco, se non fosse paradossale, ma perseverando su incomprensibili logiche o interessi di affermazione, l’essersi opposto anche alla richiesta di archiviazione presentata dal P.M. titolare delle indagini derivanti da detta querela, è veramente assurdo. È assurdo che uno ndranghetista quereli un giornalista che descrive la realtà delle cose, basandosi su fatti conclamati; è assurdo che lo stesso ndranghetista quereli un giornalista non perché i fatti detti siano falsi o non esattamente corrispondenti alla realtà, ma perché, questi fatti reali, li scriva troppo spesso; è assurdo che questo ndranghetista possa sentirsi minacciato, condizionato e limitato nella propria sfera psico-fisica da chi racconta i fatti che lo stesso ndranghetista ha commesso. Come a dire che: “Io, ndranhetista, posso commettere qualsiasi reato ed essere anche condannato per questo, ma tu, giornalista, non puoi scriverli tutti e continuare a stressarmi dicendo a tutti quello che io ho fatto, rendendomi ridicolo agli occhi dell’opinione pubblica. Io sono un killer serio.”. Ma vi rendete conto? Spero di si. E questo cosa c’entra con il nostro divenire di cittadini. Innanzitutto, paradossi del genere dimostrano il reale livello culturale di chi, non avendo studiato a sufficienza, non riuscendo a confrontarsi con nessuno, non conoscendo cosa significhi lavorare, sapendo solamente comunicare attraverso la violenza, abbia stupidamente deciso di rimanere ai margini della società, facendo di Cetto La Qualunque il proprio idolo. In second’ordine, grottesche vicende del genere non sono di certo coerenti o conseguenti all’idea, quasi mitizzata, che si ha della ndrangheta, anche per l’eccessiva ed inopportuna enfasi che certi inquirenti usano nel descriverla. Beh, se oggi non ci rendiamo conto della reale natura di questi soggetti, il cui spessore umano è sotto lo zero assoluto, domani questi stessi soggetti potrebbero convincerci che Uomini come Falcone e Borsellino siano stati solamente dei ciarlatani in cerca di notorietà e che i loro sacrifici siano stati da loro stessi voluti, anzi desiderati. Se non collochiamo questi individui nella giusta dimensione, ma stupidamente ed illogicamente ne esaltiamo l’ignoranza e la violenza, se non iniziamo a riprenderci gli spazi vitali che questi ci hanno tolto approfittando della nostra ignavia, le azioni di straordinari Uomini come Antonio Di Matteo, Nicola Gratteri e Giuseppe Lombardo rimarranno splendidi, ma isolati esempi etici di riscatto e di voglia di cambiamento.
Io voglio poter scrivere che la ndrangheta “…è una montagna di merda!” (cit.: Peppino Impastato), senza paura di diventare uno stolker!