Image Image Image Image Image Image Image Image Image Image

TAURIANOVA (RC), MERCOLEDì 04 DICEMBRE 2024

Torna su

Torna su

 
 

Il contributo di Cuba nella lotta contro il COVID-19

Il contributo di Cuba nella lotta contro il COVID-19
Testo-
Testo+
Commenta
Stampa

COVID-19 si è manifestato nella città cinese di Wuhan a fine di dicembre 2019. Nel gennaio 2020 aveva colpito la provincia di Hubei come un’onda di marea, turbinando sulla Cina e diffondendosi all’estero. Lo stato cinese è entrato in azione per combattere la diffusione e prendersi cura delle persone infette. Tra i trenta medicinali selezionati dalla Commissione nazionale per la salute cinese per combattere il virus c’era un farmaco antivirale cubano, l’interferone Alpha 2b. Questo farmaco è stato prodotto in Cina dal 2003, dall’impresa ChangHeber, una joint venture cubano-cinese. L’interferone cubano Alpha 2b si è dimostrato efficace per virus con caratteristiche simili a quelle di COVID-19. Lo specialista cubano di biotecnologie Dr. Luis Herrera Martinez ha spiegato, “il suo uso previene nei pazienti l’aggravamento e le complicazioni che alla fine possono portare alla morte”. Cuba ha sviluppato e utilizzato per la prima volta gli interferoni per arrestare un focolaio mortale del virus della dengue nel 1981, e l’esperienza ha incoraggiato lo sviluppo dell’industria delle biotecnologie, di cui l’isola è ora leader a livello mondiale. La prima impresa biotecnologica al mondo, Genetech, è stata fondata a San Francisco nel 1976, seguita da AMGen a Los Angeles nel 1980. Un anno dopo è stato istituito a Cuba, il Fronte biologico, un forum interdisciplinare professionale per sviluppare l’industria dell’isola. Mentre la maggior parte dei paesi in via di sviluppo ha avuto scarso accesso alle nuove tecnologie (DNA, terapia genica umana, biosicurezza), la biotecnologia cubana si è ampliata e ha assunto un ruolo sempre più strategico sia nel settore della sanità pubblica sia nel piano di sviluppo economico nazionale. Lo ha fatto nonostante il blocco degli Stati Uniti abbia ostacolato l’accesso a tecnologie, attrezzature, materiali, finanziamenti e persino lo scambio di conoscenze. Come dimostra la storia dell’interferone cubano, sospinto dalla domanda di salute pubblica, lo studio delle biotecnologie a Cuba ha avuto una corsia preferenziale dalla ricerca e innovazione ai test e applicazione. Gli interferoni sono proteine “sentinella” prodotte e rilasciate dalle cellule in risposta alle infezioni, che avvisano le cellule vicine di aumentare le loro difese antivirali. Furono identificati per la prima volta nel 1957 da Jean Lindenmann e Aleck Isaacs a Londra. Negli anni ’60 Ion Gresser, un ricercatore statunitense a Parigi, mostrò che gli interferoni stimolano i linfociti che attaccano i tumori nei topi. Negli anni ’70, l’oncologo americano Randolph Clark Lee iniziò una ricerca sistematica. Sulla scia del miglioramento dei rapporti del Presidente degli Stati Uniti Carter con Cuba, il Dr. Clark Lee visitò Cuba, incontrò Fidel Castro e lo convinse che l’interferone era un medicamento miracoloso. Poco dopo, un medico cubano e un ematologo trascorsero del tempo nel laboratorio del Dr. Clark Lee, tornando con le ultime ricerche sull’interferone e altri contatti. Nel marzo 1981, sei cubani passarono dodici giorni in Finlandia con il medico finlandese Kari Cantell, che negli anni ’70 aveva isolato l’interferone dalle cellule umane e aveva condiviso la svolta rifiutando di brevettare la procedura. I cubani impararono così a produrre grandi quantità di interferone. Nell’arco di quarantacinque giorni dal loro ritorno sull’isola, avevano prodotto il loro primo lotto cubano di interferone, la cui qualità era stata confermata dal laboratorio di Cantell in Finlandia. La scoperta arrivava appena in tempo. Qualche settimana dopo Cuba fu colpita da un’epidemia di dengue, una malattia trasmessa dalle zanzare. Era la prima volta che questa malattia particolarmente virulenta, che può scatenare la febbre emorragica pericolosa per la vita, appariva nelle Americhe. L’epidemia colpì 340.000 cubani con 11.000 nuovi casi diagnosticati ogni giorno al suo apice. 180 persone morirono, tra cui 101 bambini. I cubani sospettarono che la CIA avesse diffuso il virus. Il Dipartimento di Stato americano negò, anche se una recente indagine cubana afferma di avere prove che l’epidemia sia stata introdotta dagli Stati Uniti.Il Ministero della Sanità pubblica di Cuba aveva autorizzato l’uso dell’interferone cubano per fermare l’epidemia di dengue. Venne fatto con grande rapidità. La mortalità diminuì. Nel loro resoconto storico, gli scienziati medici cubani Caballero Torres e Lopez Matilla scrissero: “È stato l’evento di prevenzione e terapia più esteso con l’interferone realizzato nel mondo. Cuba ha iniziato a tenere simposi regolari, che hanno rapidamente attirato l’attenzione internazionale”. Il primo evento internazionale nel 1983 fu prestigioso; Cantell tenne il discorso di apertura e Clark partecipò con Albert Bruce Sabin, lo scienziato polacco-americano che ha sviluppato il vaccino orale contro la poliomielite. Il governo cubano, convinto del contributo e dell’importanza strategica della scienza medica innovativa, istituì il Fronte biologico nel 1981 per sviluppare il settore. Scienziati cubani sono andati all’estero per studiare, molti nei paesi occidentali. La loro ricerca ha intrapreso percorsi all’avanguardia, mentre sperimentavano la clonazione dell’interferone. Quando Cantell tornò a Cuba nel 1986, i cubani avevano sviluppato l’interferone umano Alfa 2b ricombinante, che da allora ha curato migliaia di cubani. Con ingenti investimenti statali, Cuba apri nel 1986 il Centro per l’Ingegneria Genetica e la Biotecnologia (CIGB). A quel punto Cuba fu sommersa da un’altra crisi sanitaria, un grave scoppio di meningite B, che stimolò ulteriormente il settore biotecnologico di Cuba. Nel 1976, Cuba fu colpita da focolai di meningite B e C. Dal 1916 sull’isola sono stati visti solo pochi casi isolati. A livello internazionale, esistevano vaccini per la meningite A e C, ma non per la meningite B. Le autorità sanitarie cubane ottennero un vaccino da una società farmaceutica francese per immunizzare la popolazione contro la meningite di tipo C. Tuttavia, negli anni seguenti, i casi di meningite di tipo B iniziarono ad aumentare. Venne istituito un team di specialisti di diversi centri di scienze mediche, guidati da una donna biochimica, Concepción Campa, per lavorare intensamente alla ricerca di un vaccino. Nel 1984 la meningite B era diventata il principale problema di salute a Cuba. Dopo sei anni di intenso lavoro, il team di Campa produsse nel 1988 il primo vaccino di successo contro la meningite B. Un membro del team di Campa, il dott. Gustavo Sierra, ha ricordato la loro gioia: “questo è stato il momento in cui potevamo dire che funziona e funziona nelle peggiori condizioni, sotto la pressione di un’epidemia e tra le persone nell’età più vulnerabile”.Durante il 1989 e il 1990 sono stati vaccinati tre milioni di cubani, i più a rischio. Successivamente, 250.000 giovani vennero vaccinati con il vaccino VA-MENGOC-BC, per la prevenzione combinata per meningite B e C. Ha registrato un’efficacia complessiva del 95%, con il 97% nella fascia di età ad alto rischio da tre mesi a sei anni. Il vaccino contro la meningite B di Cuba è stato insignito della medaglia d’oro delle Nazioni Unite per l’innovazione globale. Questo è stato il miracolo conseguente alla meningite di Cuba. “Dico ai colleghi che si può lavorare trenta anni, quattordici ore al giorno solo per godersi quel grafico per dieci minuti”, mi disse Agustin Lage, direttore del Centro di Immunologia Molecolare (CIM), riferendosi a un’illustrazione dell’ascesa e improvvisa caduta dei casi di meningite B a Cuba. “La biotecnologia è iniziata per questo. Ma poi si sono aperte le possibilità di sviluppare un’industria di esportazione e oggi la biotecnologia cubana esporta in cinquanta paesi”.Fin dalla sua prima applicazione per combattere la febbre dengue, l’interferone di Cuba ha dimostrato la sua efficacia e sicurezza nella terapia delle malattie virali tra cui epatite B e C, fuoco di Sant’Antonio, HIV-AIDS e dengue. Poiché interferisce con la moltiplicazione virale all’interno delle cellule, è stato utilizzato anche nel trattamento di diversi tipi di carcinoma. Il tempo, evidenzia Giovanni D’Agata, presidente dello “Sportello dei Diritti”, dirà se l’Interferone Alfa 2b si rivelerà come il farmaco miracoloso per contrastare COVID-19.