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TAURIANOVA (RC), MARTEDì 26 NOVEMBRE 2024

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Le pulci saltellanti Riflessione del giurista blogger Giovanni Cardona sulla perdita degli ideali e dei valori

Le pulci saltellanti Riflessione del giurista blogger Giovanni Cardona sulla perdita degli ideali e dei valori
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Kant pose a base della sua morale universale la raccomandazione evangelica di «non fare agli altri ciò che non vorresti fosse fatto a te».

Ma questa legge non esiste più, perché gli uomini vivono chiusi nel proprio egoismo come passeri solitari, non hanno più l’anima contemplativa, capace di salire al di sopra delle cose transitorie, di uscire dal vuoto, dalla noia, dalla tetraggine, non si curano dell’Essere e del Nulla, sono come le «pulci saltellanti» nelle quali Nietzsche raffigura l’umanità, perduti in un presente senza presente, passato e futuro.

In queste condizioni è ovvia la degradazione nel mondo della miseria morale, che è un mondo contorto nella sofferenza e nel dolore. Mancando il primato della ragione e della logica non vi può essere disponibilità al riscatto interiore, perché non vi è morale consapevole, adulta, equilibrata, responsabile.

La nostra e un’era tragica, e la malattia del nostro secolo è la nevrosi, l’inquinamento morale, la regressione psichica, la perdita degli ideali e dei valori che danno un senso alla vita. Sono danni, purtroppo, che non hanno misura, perché creano confusione disorientamento, svilimento dei valori dell’uomo a tutti i livelli.

Mancando i fattori frenanti, lo sfacelo morale non ha limiti, come non hanno limiti il senso di incertezza e di ansietà.

L’uomo dominato dalla febbre dell’ambizione, dalla corruzione emerge nel male, corre alla deriva verso l’abisso della miseria. Oggi l’essenza si concretizza nell’esistenza, la morale non è più maestra della vita perché è più negazione che affermazione, non è più arricchimento della persona umana, esaltazione.

Ora, la radice di ogni vera moralità deve essere principalmente nel mondo interiore, ma questa radice non esiste, perché non esiste il mondo interiore. Da ciò la ricerca del piacere fine a se stesso, il culto della sensualità, l’esaltazione dell’io, e quindi tensioni, divisioni, contestazioni, perplessità paralizzanti, conflitti di opportunità o di convenienza.

Questa nostra società scristianizzata e secolarizzata, tesa a dissacrare i nostri valori più alti e a ridicolizzare le nostre istituzioni più salde, a smitizzare i valori della nostra civiltà, questa società non è più capace di creare uno spazio interiore di disponibilità profonda; gli uomini non sanno interrogare se stessi, scendere nel proprio spirito, andare oltre la propria individualità, le proprie passioni, ritrovare la verità universale.

Ciò che oggi predomina e un’amoralità eversiva, un eticismo vago, una negazione sempre più radicale, un’educazione dissolvitrice eticamente e religiosamente; si è assolutamente incapaci di elevarsi dall’oscurità alla luce, dall’irrazionalità alla chiarezza di pensiero. E in questa devastazione, in questo cedimento della società a tutte le latitudini, si cade sempre più impotenti di miseria in miseria.

Vi è una carenza etica assoluta, perché l’uomo non agisce secondo un principio interiore, ossia secondo un supremo imperativo etico; oggi, purtroppo, è privilegiata l’etica vitalistica che identifica il bene con l’utile, il bene morale con l’utile economico. Ciò che prevale è l’etica della situazione o l’attualismo etico, che valorizza l’esistenza concreta dell’individuo e di beni economici legati all’istinto del possesso.

Ciò evidentemente causa una diseducazione e una dissacrazione dei valori della cultura, la quale non mira più alla perfezione integrale della persona umana.

Tutto è inficiato di corruzione, la quale non ha raggiunto mai livelli più bassi di cinismo e di incoscienza.

Si può dire che i conflitti e le tensioni sociali, sono, come non mai, un aspetto patologico e disgregatore della vita individuale, il decadimento del costume, il deterioramento dei caratteri e della personalità morale.

Il disorientamento intellettuale e morale, la rinuncia alla responsabilità, il disinteresse, il rifugio nell’assurdo, nel nichilismo, nell’indifferentismo, sono le caratteristiche dominanti e devianti della nostra epoca.

Siamo inerti, dice Pascal perché «ciascuno tende a se stesso, mentre il cuore per svilupparsi ha bisogno di donarsi, ha bisogno di luce di interiorizzare ed approfondire la fede».

Siamo ingiusti perché in questa terra deserta, senza strade, senza meta e senza confini, ciascuno tende a se stesso e allora l’uomo non si realizza e rimane irrimediabilmente incompiuto.

Oggi domma, dice Hegel, l’immane potenza del negativo.