Meetup, Santelli la smetta di giocare a “Risiko” e chiarisca i criteri di scelta delle aziende Eppure è stata proprio la destra nazionale, a cui il nostro Governatore appartiene, ad etichettare le scelte del premier Conte come “partorite dalle tenebre”
Le informazioni sui contagi del Coronavirus, nonostante le insistenze di sindacati e giornalisti, sono state gestite in via esclusiva dalla Regione. Così come, in modo discutibile, sono stati gestiti altri provvedimenti.
Eppure è stata proprio la destra nazionale, a cui il nostro Governatore appartiene, ad etichettare le scelte del premier Conte come “partorite dalle tenebre”.
Alcune precisazioni sono oggi doverose, soprattutto per chi si ritiene ancora al centro di una campagna elettorale e non in pericolo di vita, come ognuno di noi.
L’Italia non ha mai brillato, per risultati o per coerenza, in merito ai conflitti mondiali: colpa del suo spirito pacifista, più portato al culto dell’Arte e della Bellezza, o dell’incapacità di sentirsi nazione a monte del profondo e storico divario tra il Nord e il Sud.
Ma nessuno osi dire che, in questa guerra che ci è piombata addosso all’improvviso, gli italiani non siano stati soldati disciplinati e valorosi, in grado di condire le ore di incertezza e di paura con leggerezza e spirito di solidarietà.
Non li dimenticheremo mai, mentre Borrelli emanava il bollettino delle 18.00 con la conta delle vittime che saliva in modo esponenziale, chiudere gli occhi e il cuore per cantare sul balcone l’Inno di Mameli, o appendere striscioni colorati, o riempire i social di ricette e barzellette su cani e autocertificazioni. Un’ilarità millantata solo per colmare le distanze e dare coraggio a parenti, figli, amici. Lontani per scelta, per forza, per senso di responsabilità.
La nostra grande Italia, che nulla ha potuto nascondere a sé stessa davanti ai camion di Bergamo: imponenti nella mole e terribili nell’aspetto, ma dal passo silenzioso e leggero in quel giorno di marzo. Quando anche i “duri” si son dovuti arrendere, e gli scettici ammettere di aver sottovalutato il nemico.
La ritirata, imposta con il lockdown a più riprese, era e resta l’unico strumento per guadagnare tempo necessario allo studio di un vaccino, e per consentire agli ospedali di curare i contagiati senza “dover scegliere”. Non una fuga codarda, dunque, ma un’efficace tecnica di guerra.
In questo scenario la Calabria si sintetizza in due aggettivi: meritevole, per la disciplina dimostrata dai calabresi, e fortunata (ma bisognerebbe usare espressioni più colorite) per essere stata solo sfiorata dal problema grazie alle tempestive disposizioni del Governo; perché ammettiamolo: noi alla guerra del terzo millennio ci saremmo finiti con la clava, con un bilancio di vittime e di contagi che sarebbe passato da ragionevole (se “ragionevole” può definirsi anche una sola vita persa nel dramma del Covid19) a strage.
E la Santelli?
Beh, il nostro Governatore – che nulla comunica sui morti o sulla situazione dei tamponi (e si sappia che oggi bisogna farsi raccomandare pure per quelli) – proclama e dispone sulla stagione estiva perché, cascasse il mondo, non può essere inibita dal virus, quindi via alla costruzione di lidi e stabilimenti balneari. Un provvedimento che lascia sbalorditi i detentori delle concessioni, a cui le prenotazioni – per prudenza e per mancanza di liquidità – sono state già disdette diverse settimane fa, e che oggi sono stretti dal dubbio amletico “monto o non monto”, non riuscendo nemmeno ad immaginare quale tipo di turismo possa subentrare a quello abituale (trattandosi di pandemia). Se c’è vita, forse da Marte?
E ancora, le gesta eroiche di Santelli che – nel pieno dell’emergenza – annuncia di “bloccare” il confine, armandolo tipo Risiko, e dopo che lo fa centinaia di mezzi tra camion, pullman, treni
arrivano indisturbati fino a Reggio Calabria. Ed è lì che restano bloccati davvero, complice il mare, in una gara di muscoli tra amministratori.
Ed è sempre Santelli a dimenticare, oltre alle vittime fisiche, quelle “economiche”.
Sono tante le storie che, come in ogni guerra, meriterebbero di essere raccontate: storie di piccole attività commerciali, oasi in una Calabria che tende alla desertificazione; storie di partite ive che chiuderanno, dopo aver scommesso sul “restare”; storie di lavoratori in nero o difficilmente inquadrabili, a cui sarà arduo riconoscere un aiuto per “mancanza di requisiti”. A tutti costoro un pezzo di pane lo darà, se andrà bene, ancora una volta la nostra solidarietà.
Sono pesantissimi questi due mesi di stop, e nulla può fare il Governo se i sussidi vengono gestiti dai sindaci come fossero sceriffi nel West, sull’onda di una disperazione che aumenta di giorno in giorno: la povera gente – in fila dalla mattina davanti ai municipi per il timore di perdere i buoni – viene vessata dalle Forze dell’ordine, che a loro volta vengono vessate da chi la fila non ha bisogno di farla ma odia a prescindere quell’assembramento sudato e disperato, quindi denuncia. La gente poverissima, invece, neanche si presenta perché sa che nessun decreto potrebbe aiutarla, forse solo un sindaco. O un governatore. Ma non della Calabria.
E ancora un pensiero sulla cassa integrazione in deroga, elargita – ad oggi – come babbo natale fa con i doni: se sei birichino solo carbone. Ma neanche quello, sotto l’albero, per le piccole imprese che non sono negli elenchi pubblicati dalla Regione pur avendone fatto regolare richiesta.
Con quali criterio dunque sono stati stilati?
È possibile che, a fine aprile, i lavoratori non abbiano percepito alcun indennizzo?
Cosa e come hanno mangiato per due mesi? Cosa e come hanno mangiato i loro figli? Cosa e come mangeranno nei mesi a seguire?
Cosa crede la Santelli, che le attività calabresi abbiano gli introiti di quelle al centro di Roma e quindi una lunga capacità di ammortizzazione?
Non sa la Santelli (no, non lo sa) che “restare” per i calabresi vuol dire accontentarsi di miseri stipendi, o rischiare di indebitarsi per aprire delle partite iva?
E che la “restanza” è una scelta che si basa sull’amore e sul senso di appartenenza, e che – a “restare” – noi il culo (scusate, ma stavolta proprio ci sta) siamo costretti a metterlo per terra e non su una comoda poltrona da migliaia e migliaia di euro al mese?
Calabresi, auguriamoci di essere fortunati ancora per un po’, che già paghiamo la sfiga di avere al comando una truppa di governanti novelli e inesperti; eletti da troppo poco tempo per poter essere sul pezzo, ma con l’occasione di dimostrare se non la competenza almeno la dedizione. Né l’una né l’altra.
Un Consiglio regionale confuso, sicuro come Schettino almeno su una cosa: abbandonare la nave. Con una marcia in più: prima ancora di salirci.
E per restare in tema militare, un’ultima domanda alla Santelli: ma il colonnello Sergio De Caprio, meglio noto come capitano Ultimo, alla fine è stato nominato o no assessore? Che, onestamente, su queste nomine non ci abbiamo capito un tubo.
Gli attivisti di: Meetup Reggio 5 Stelle Meetup Magna Grecia 5 Stella Meetup Istmo 5 Stelle – Girifalco Meetup Catanzaro