Riceviamo e pubblichiamo
Siamo costretti a riparlare della permanente e disastrosa situazionein cui versa la Strada Provinciale 1 (ex statale 111)– impropriamente definita “strada” – Ancora? Si, ancora! Perché? Avventuriamoci in una descrizione: disseminata di buche qua e là, tanto per fare un po’ di cross o optare per la mountain bike invece della bici da corsa, qualche albero che si inchina ai passanti con segno di doveroso rispetto, sacchetti (anche abbastanza grandi) che nell’era della raccolta differenziata non trovano migliore sistemazione, qualche frana lasciata da parte perché è giusto rispettare la natura, rotonde da completare per assaporare il gusto del “non finito”,di michelangelesca memoria… insomma chi più ne ha più ne metta! Se poi si volesse evidenziare che le erbacce continuano a crescere ed invadere la carreggiatacarezzando dolcemente le fiancate delle automobili, siamo a posto (si fa per dire “a posto”…). Procediamo con ordine.Presupposto: risulta fondamentale adoperarsi, ognuno nelle proprie competenze, per il bene comune. Intendendo quest’ultimo come < >(Compendio della Dottrina Sociale della Chiesa n. 164). Ecco la motivazione principale di tale scritto che, anche se ironicamente polemico,sicuramente,interpreta le intenzioni di quanti, quotidianamente, vivono tale disagio. Quello di un viaggio disseminato di pericoli. Con l’intento principale di contribuire all’incolumità dei viaggiatori, segnalole numerosissime criticità disseminate lungo tutto il tragitto.Gli autisti sono costretti a dover intraprendere pericolosi slalom per evitare le buche più profonde. Infatti, in alcuni punti, si presentano addirittura così profonde da permettere lapiantumazione di qualche arbusto. Gli pseudo-interventi di riparazione,tra l’altro occasionali, sono rattoppi maldestri.Pressoché inutili,in quanto dopo le prime piogge si sfarinano rovinosamente. Per non parlare dei bordi stradali: indecorosi ed in degrado permanente. La trascurata manutenzione è causa dierbacce che invadono il manto stradale. Inoltre, alcuni alberi semisradicati, e in una rischiosa posizione, sono (udite udite…)sostenuti dai cavi ad alta tensione. Sempre sul ciglio, quand’anche direttamente sull’asfalto, si segnala la presenza continua di maleodoranti sacchi dell’immondizia.Sicuramente non si vuole infierire segnalando, ancora, che l’ultimo rattoppo fatto in prossimità di Terranova (in piena curva) non può essere considerato risolutivo. Diciamo che ci si aspettava qualcosina in più. Tutto qua? Non proprio… Si segnala, ancora, che in vari punti la carreggiata risulta ristretta dalla terra accostata sul ciglio stradale (hanno detto provvisoriamente)che, inesorabilmente ed immancabilmente,è divenuta definitiva. Insomma, prima di intraprendere il rischioso viaggiobisogna essere allenati ed attenti. Il senso di abbandono regna sovrano.Nessuno risponde a nessuno (ma è vero – come si dice – che dietro Nessuno c’è sempre Qualcuno?) C’è da chiedersi chi, a parte gommisti, meccanici e carrozzieri, gode di tale grave condizione. La situazione che persiste, ormai da anni, è rischiosa per tutti i viaggiatori e vergognosa per l’ente che se ne dovrebbe prendere cura.Un ente che potremmo definire eufemisticamente “distratto” anche se alcuni lo additano come incapace, assente e finanche inadatto. Nell’odierna mancanza e restando in attesa speranzosa di una forte presa di posizione degli amministratori locali (magari unitamente ed in coro),vorrei ricordareinoltre(anche se qualcuno fatica ancora a capirlo)che facciamo parte dell’Italia.E tale constatazione dovrebbe essere un vanto non un… rammarico! Ricordiamo, inoltre, che questo pessimo biglietto di presentazione non attirerà mai turisti dalle nostre parti. Ci auguriamo, allora, che chi di dovere intervenga al più presto, anche perché la situazione di abbandono è evidente non irreversibile.
Domenico De Angelis