Operazione “Chirone”, il Tribunale del Riesame scarcera il dottore Fiumanò Giuseppe Il farmacista e coordinatore di tutte le farmacie ospedaliere dell'ASP di Reggio Calabria nonché responsabile delle farmacie ospedaliere di Palmi e Gioia Tauro è difeo dagli avvocati Alvaro e Fiumanò
Il Tribunale del Riesame, nel pomeriggio di ieri, ha scarcerato il dottore Giuseppe Fiumanò, farmacista e coordinatore di tutte le farmacie ospedaliere dell’ASP di Reggio Calabria nonché responsabile delle farmacie ospedaliere di Palmi e Gioia Tauro, in pensione dal 2018, arrestato nell’ambito dell’operazione Chirone – curata dalla Procura Distrettuale di Reggio Calabria – con le imputazioni di concorso esterno in associazione mafiosa e corruzione aggravata dalla finalità agevolatrice del sodalizio mafioso dei Piromalli di Gioia Tauro. Secondo l’Accusa Fiumanò avrebbe agevolato le ditte riconducibili al sodalizio mafioso gioiose, stanziando fondi aggiuntivi al fine di consentire ordinativi di presidi sanitari in favore delle stesse nonché dispensando ai titolari consigli e suggerimenti, ricevendone in cambio regali.
In accoglimento della richiesta di riesame avanzata dai suoi difensori, avvocati Andrea Alvaro ed Antonio Fiumanò, il Tribunale del riesame (Pres. A.F. Genovese) ha annullato tutte le imputazioni a carico dell’indagato, non ravvisando la gravità indiziaria originariamente ritenuta dal GIP emittente il provvedimento custodiale.
Il Fiumanò aveva fermamente negato tutte le accuse nel corso del suo interrogatorio di garanzia. Gli avvocati Alvaro e Fiumanò, con un articolato intervento difensivo, hanno prospettato al Tribunale del Riesame, anche attraverso prove documentali, l’erroneità della lettura accusatoria, fondata in parte anche su dati probatori travisati, che la Difesa ha ricostruito in termini antitetici rispetto a quelli ritenuti dagli inquirenti. Soddisfazione è stata espressa dai difensori per l’esito dell’impugnazione da loro interposta, che ha trovato piena condivisione da parte del Giudice cautelare collegiale. «Siamo contenti – hanno dichiarato i legali – di essere riusciti a dimostrare, anche nei ridotti tempi del giudizio cautelare, l’infondatezza delle accuse nei confronti del nostro assistito, offrendo al Giudice le prove che il Fiumanò non ha mai agevolato alcuna società né alcuna consorteria né mai ha ricevuto alcunché in cambio di inesistenti atti di favore».