Si dimette Pasquale Motta da direttore della testata giornalistica LaC News24 per “coerenza e senso di responsabilità” Il giornalista, coinvolto nell'ultima inchiesta denominata "Alibante", afferma, "Ora la priorità è tutelare l’integrità e la forza di questa straordinaria realtà editoriale"
L’intervento integrale dell’oramai ex direttore de LaC News24, apparso sull’omonima testata giornalistica
“Alla luce della vicenda giudiziaria nella quale mio malgrado sono stato coinvolto, ho comunicato al mio editore, la ferma volontà di rassegnare le dimissioni dalla carica di direttore responsabile delle testate Diemmecom: LaC News24, LaCNews24.it, IlReggino.it e IlVibonese.it.
Tale decisione la considero un dovere morale, etico, civile e professionale, per tre ordini di motivi. Il primo. La libertà di potermi difendere nel procedimento penale. La responsabilità del ruolo che ricopro, infatti, non mi consente la libertà di assumere ogni azione utile a dimostrare la mia totale estraneità alla contestazione che è stata formulata a mio carico nell’operazione della Dda di Catanzaro.
Ho la necessità, dunque, di recuperare la serenità per potermi difendere, libero dai doveri professionali e di rappresentanza che impongono il ruolo di direttore responsabile. Tutto ciò, al fine di non intaccare il nome, il prestigio, la credibilità delle testate che ho avuto l’onore di dirigere in questi anni.
Il mio intento, è quello di potermi difendere senza che, una qualche interpretazione mediatica possa intaccare la credibilità editoriale conquistata dall’azienda e dalle testate, ma soprattutto metta a rischio il grande impegno, la dedizione, la passione civile e l’integrità morale della redazione giornalistica.
Secondo motivo. La coerenza morale e professionale. Ho sempre sostenuto che colui che ricopre un ruolo pubblico che si ritrovi in una situazione del genere, in attesa di chiarire la propria posizione, debba astenersi dall’esercizio di quei ruoli e dimettersi. La delicata funzione del direttore di una testata giornalistica impone un codice etico che in alcuni momenti assume l’importanza di un ruolo pedagogico. È mio dovere dunque tutelare la valenza di un ruolo che è spesso riferimento della società civile sana.
Per ironia della sorte, oggi mi sono trovato in questa situazione, è indubbio, dunque, che il sottoscritto mantenga fede a quel principio di coerenza che ha sempre caratterizzato il proprio racconto editoriale e professionale, in attesa di poter dimostrare la mia totale innocenza e, soprattutto, la mia onorabilità umana e professionale.
Terzo motivo. Il rispetto e la fiducia verso la Magistratura, affinché possa rapidamente chiarire la posizione che mi riguarda.
Ringrazio l’editore della fiducia che ha riposto in me nel corso di questi anni e per aver contribuito con le proprie scelte a rendere questo Gruppo e le sue testate tra in più prestigiosi del Sud e del Paese.
Ringrazio la redazione e i tecnici per il lavoro che hanno svolto e che continuano a svolgere ogni giorno in prima linea, testimoniando, il sostegno alla legalità e all’azione della Magistratura, delle Forze dell’ordine e della società civile sana nella battaglia di risanamento del territorio.
Per questo patrimonio culturale e morale, per la linea editoriale che abbiamo espresso in questi anni, devo combattere per dimostrare la mia totale estraneità ai fatti che mi vengono contestati per ragioni non riconducibili alla mia azione professionale. Attendo con fiducia che si completi l’iter giudiziario che porterà a ristabilire la verità. Sono innocente, lo posso affermare e gridare con certezza, e combatterò per dimostrarlo, per rispetto alla mia storia umana e professionale, alla mia onorabilità, ai miei ragazzi che hanno lavorato a fianco a me in questi anni, alla mia famiglia e ai miei figli.
Mi fermo qua come direttore responsabile, sebbene il mio non sia un addio ma un arrivederci. Lotterò per dimostrare la mia integrità morale a testa alta, certo della mia storia all’insegna della battaglia sempre condotta contro la ‘ndrangheta e ogni forma di sopruso che soffoca questa terra. Lo farò difendendomi nel processo, lo farò continuando il mio impegno civile.”