Strage funivia Stresa, ecco l’intervento al Senato di Ernesto Magorno Serena Cosentino era di Diamante
Signor Presidente del Senato, Colleghi Senatori,
è per me, oggi, uno dei momenti più difficili e tristi in cui parlare e rappresentare lo sgomento e anche la rabbia per il grave incidente accaduto domenica scorsa alla funivia Stresa-Mottarone, in quella che doveva essere una giornata di gioia e spensieratezza, ma che, di fatto, si è trasformata in una tragedia che ha sconvolto e lasciato attoniti tutti.
Quattordici vite spezzate, famiglie intere e giovani coppie, ognuna con una propria storia, speciale e straordinaria, fatta di speranze e di sogni infranti, finiti, accartocciati e distrutti come la gabina in cui viaggiavano, in una domenica di dolore per l’intera Nazione e in particolare per me, per il mio paese, in quanto fra le vittime ci sono Serena, una mia concittadina e il suo fidanzato Hesam di origine iraniana. Un ragazzo prossimo alla laurea in ingegneria, che con umiltà si pagava gli studi e che consideriamo parte della nostra comunità per l’amore, così bello e profondo, che lo legava a Serena.
Per Serena e Hesam il futuro era un libro tutto da scrivere pieno di progetti e aspettative, di amore e futuro. Le pagine di questo libro sono state brutalmente e assurdamente strappate domenica, lasciando un vuoto incolmabile in tutti coloro che amavano questi due ragazzi.
Serena era quella che si dice una ragazza modello. Particolarmente brillante negli studi, aveva conseguito la laurea in Scienze naturali e la specializzazione in Monitoraggio e riqualificazione ambientale alla Sapienza di Roma con il massimo dei voti. Da due mesi aveva vinto una borsa di studio del Cnr e si era trasferita a Verbania per svolgere il lavoro dei suoi sogni, dopo anni di studio e sacrificio lontano da casa.
La storia di Serena, destinata a divenire un’altra eccellenza della nostra terra, delle quale essere orgogliosi, è la storia di altri giovani costretti a lasciare la propria terra, ad andare “altrove” per realizzare i propri sogni, per costruire il proprio futuro.
Una storia che interroga le nostre coscienze di uomini delle istituzioni, di amministratori, di cittadini.
Non faccio fatica ad ammetterlo: questa è una sconfitta per tutti noi! Il rinnovarsi di un’ingiustizia, di una ferita che non riusciamo a rimarginare.
Ora è il momento del dolore, ma da uomini delle istituzioni abbiamo il dovere, con lucidità, di fare nostre le autorevoli parole del Presidente Mattarella, che mi permetto di citare: “Ai sentimenti di vicinanza e solidarietà espressi in queste ore si affianchi il richiamo al rigoroso rispetto di ogni norma di sicurezza per tutte le condizioni che riguardano i trasporti delle persone”.
Lo dico senza retorica, con forza, si faccia chiarezza sulle responsabilità di quanto accaduto, sulle cause che hanno portato alla morte, di 14 persone, tra cui due bambini, si collabori tra tutti gli attori istituzionali coinvolti e tutti mettano a disposizione i documenti.
Come Senatore e come Sindaco mi batterò affinché sia fatta verità e giustizia.
Sento di doverlo a Serena e a Hesam, lo dobbiamo tutti alle vittime di domenica, alle loro famiglie perché sia data una risposta alle loro urla di dolore, alla disperazione, allo strazio di una madre e di un padre che, credetemi, ti spezza il cuore e non potrai mai cancellare dalla mente.
L’Italia ha pianto e piange troppi lutti, troppe tragedie che si potevano evitare.
È una criticità atavica del nostro Paese, di tutto il nostro Paese, da Nord a Sud, per cui è necessaria e urgente una rivoluzione culturale che ci porti a investire di più nella sicurezza e a metterla sempre al primo posto.
È il momento di cambiare pagina e per farlo è necessario uno sforzo comune, senza incertezze e senza ulteriori ritardi.
Facciamolo ricordando Serena, Hesam, Silvia, Alessandro, Amit, Tal, Tom, Barbara, Ishak, Vittorio, Elisabetta, Mattia, Angelo, Roberta, i loro sorrisi dolci e solari spenti troppo presto.
Facciamolo pensando al piccolo Eitan, superstite alla tragedia perché protetto dall’abbraccio del papà, un ultimo e meraviglioso gesto di amore, una luce di speranza in queste ore di profondo dolore.