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TAURIANOVA (RC), GIOVEDì 10 OTTOBRE 2024

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La Dad non è una situazione disastrosa e “non per niente non ho smesso di studiare” Lettera di una studentessa liceale calabrese del "Gerace" di Cittanova, a proposito della didattica a distanza

La Dad non è una situazione disastrosa e “non per niente non ho smesso di studiare” Lettera di una studentessa liceale calabrese del "Gerace" di Cittanova, a proposito della didattica a distanza

La Dad è stata una soluzione emergenziale, imposta dall’urgenza di garantire una formazione scolastica durante la crisi dovuta alla pandemia da Covid-19. Ciò non significa che la Dad sia stata una situazione disastrosa – come alcuni la ritraggono.
Studentessa di scuola media superiore, ignara dell’approssimarsi di una così sconsiderata scelta come quella di riaprire le scuole datasi l’inequivocabile ascesa dei contagi che avrebbe di lì a poco interessato l’andamento della pandemia, a settembre 2020 vidi per puro caso il Ministro dell’Istruzione fare una dimostrazione sull’efficienza dei banchi a rotelle, sulla distanza interpersonale di un metro e l’aerazione dei locali scolastici tramite apertura delle finestre a garanzia di un sicuro svolgimento delle attività didattiche.
Mancavano tre giorni al rientro in aula, che per me – come chissà per quanti altri – avvenne nel più cupo scoraggiamento.
Quando fui costretta a tornare sui banchi con la paura del contagio, sembravo un’altra persona: non mi alimentavo bene, non dormivo, non riuscivo a concentrarmi, non parlavo volentieri a nessuno, anzi davo risposte caustiche a chiunque mi rivolgesse la parola con la mascherina male indossata; inutile dire che in classe non toglievo la mascherina neanche per bere, che logoravo le mani a forza di strofinare con prodotti igienizzanti, che ero sempre in allerta se qualcuno mi passava accanto e che, intenzionata propormi volontaria per un’interrogazione, finivo per fare scena muta – cosa mai accaduta prima durante i miei studi. Ero sull’orlo del collasso.
Questo, insieme ad altri avvenimenti di gravità sicuramente maggiore, non sarebbe mai successo se i Ministeri (Sanità e Istruzione) avessero avuto l’accortezza di predisporre misure adeguate al contenimento del contagio prima di prendere decisioni a rotta di collo, ignorando bellamente l’informazione scientifica e, anzi, sminuendo il rischio, offrendo false rassicurazioni che avrebbero finito per indurre le persone a escludere l’idea del pericolo – eludendo il principio della trasparenza in merito a questioni così importanti per la loro salute.
Fortuna volle che il 25 ottobre le scuole richiudessero nuovamente. Benché fossi alle prime armi con la modalità di insegnamento a distanza, i risultati di un’esperienza formativa realmente sicura e gratificante non hanno tardato ad arrivare, grazie all’enorme generosità che alcuni docenti hanno dimostrato di possedere lavorando seriamente e pazientemente non solo nello svolgimento dei programmi, nella programmazione delle verifiche e dei compiti, ma anche nei continui interventi volti ad accertare che gli alunni seguissero le lezioni, che qualche passaggio della spiegazione non fosse saltato a causa dell’inefficienza della linea, o di problemi minori come quelli che si potrebbero presentare nella visualizzazione di un voto sul registro elettronico. Sono stati proprio questi comportamenti virtuosi a far emergere la loro professionalità e a far sì che la qualità dell’insegnamento si mantenesse alta.
Il 31 gennaio 2021, quando la Regione diede la possibilità di proseguire la Dad, scelsi di non tornare fisicamente a scuola. Ero infatti al corrente dei disagi che altrove si stavano manifestando all’insegna di una seconda, imprudente e irresponsabile scelta di riaprire le scuole, benché il Governo fosse ancora ben lungi sia dall’avvio di un’azione di tracciamento, sia dal predisporre interventi mirati a tutelare la salute della popolazione scolastica – il che finì inevitabilmente per mandare in tilt il sistema sanitario nazionale. Mi allarmava non tanto l’idea di ritrovarmi a seguire le lezioni “da sola”, quanto la consapevolezza che mentre i ragazzi avrebbero potuto decidere, i docenti avrebbero dovuto adeguarsi al loro “responso” e recarsi negli istituti stanti i problemi di collegamento interni agli edifici e perfino le attestazioni di “fragilità” in loro possesso… le quali, in certi casi, non impedirono ai loro superiori di dimezzarne lo stipendio o di dar loro un impiego alternativo, che comunque non escludeva l’eventualità di infettarsi.
Ebbene, la linea della scuola non era un granché e non era stato predisposto nemmeno un computer per ogni classe, tanto che i docenti o facevano battaglie per reperire i dispositivi o, in assenza di un collegamento decente, inserivano un hotspot personale, togliendo soldi dal loro credito telefonico. Indispettita, aprii un Word Doc e scrissi: “Bollettino delle False Assenze Registrate dal Sistema Informatico della Scuola dal Giorno della Ripresa della Didattica in Presenza”. Sempre meglio che intubati.
Ecco un esempio per chi non approvasse le mie ragioni – traggo spunto da notizie in tempo reale: “Sanzionate 20 persone che festeggiano un compleanno”. Ora chiunque, con un po’ di buonsenso, può avvedersi dell’inadeguatezza di provvedimenti simili in un periodo in cui circa lo stesso numero di ragazzi fa tranquillamente merenda in aula, beninteso, “con la mascherina”. Ringrazio la democratura italica per il suo operato, “volto a tutelare la salute dei cittadini in quanto diritto fondamentale dell’individuo” come sancito dall’Art. 32 della Carta Costituzionale.
Detto questo, non saprei dire se finora mi abbia più esasperata la gettonatissima “teoria dei colori” o quanti ancora denigrano la Dad rifiutandosi di accettare l’idea che chi vuole studiare lo fa sempre e comunque. La sottile differenza di significato che intercorre tra le due frasi seguenti spiega la mia avversione per l’incredibile sensibilità artistica dei Ministri: “Se la regione passerà da arancione a gialla, allora le terapie intensive non saranno occupate”; “Se le terapie intensive non saranno più occupate, allora il Governo istituirà la zona gialla”. Intendo dire che non esiste, purtroppo, alcuna interpretazione univoca di questo sconsiderato agire. E personalmente non lo ritengo all’altezza di far fronte a questa catastrofe.
E ancora, invece di investire sugli impianti di aerazione nelle scuole e di potenziarne la rete informatica piuttosto che speculare sui banchi a rotelle, via alle insensate manifestazioni LA SCUOLA NON SI FERMA. Lo so bene anch’io di trovarmi in una fase della mia formazione in cui necessito di seguire un percorso di studi serio, ed è proprio perché cerco di attenermi a una certa coerenza che attivo le antenne quando vedo simili messinscene.
Non per niente non ho smesso di studiare.