“Devi stare a casa, solo le troie lavorano”… qui Calabria, qui Italia, qui Terzo millennio (?) Gli 11 arresti eseguiti dai carabinieri di Cutro, non solo aprono uno squarcio di cronaca, ma anche una drammatica condizione sociale e culturale
Abbiamo deciso di mettere un titolo forte che poi è la frase delle testimonianza di una ragazza calabrese.
Ci siamo sempre chiesti cosa spinge gli uomini a essere violenti e siamo riusciti ancora a trovare una risposta che non sia quella che da Benedetto Croce ad Asimov come una “debolezza”, una sorta di rifugio di quelli che vengono definiti degli “incapaci sociali”.
Quello che i carabinieri di Cutro hanno scoperto ed arrestato 11 persone, non è altro che uno spaccato della sottocultura la quale molti, anche noi, spesso e volentieri ignoriamo. Magari con atteggiamenti di indifferenza e forse anche di disinteresse ad un reale problema che ancora oggi, in un terzo millennio che sta correndo velocemente, ci fa porre degli interrogatori perché i dubbi sono tanti sulla condizione della bestialità umana. Ma la cosa che più colpisce è, la giovane età dei protagonisti (o del protagonista-bestia) che a 23 anni pensa che la donna sia una sorta di “schiava”.
La gelosia dev’essere forma soave di un sentimento, la bellezza di misurare quel senso amoroso che sfocia nel piacere dei sensi e non un ossessivo crimine fatto di violenza e di persecuzione. Quella non è gelosia, è malattia, patologia grave da sottoporre a terapia medica. Perché se una relazione finisce, finisce. Finiscono le passioni, finiscono le magie degli incontri, non c’è più la dolcezza degli sguardi e quando inizi a capire che stai insieme a un corpo quasi estraneo dove ogni sentimento è stato consumato, dove l’inesorabile avidità del tempo ha usurato un rapporto, lì occorre finire perché non c’è nessuna storia d’amore più importante della vita stessa.
C’è un 23enne, un tale Salvatore, arrestato ieri dai carabinieri insieme ad altre 10 persone per “atti persecutori, lesioni personali aggravate, violenza privata e calunnia”. In quanto aveva reso impossibile la vita alla sua fidanzata!
Quando su un vocale di una chat si ascoltano parole del tipo “Meglio che non ti fai trovare quando ci siamo io e mio fratello è meglio che te ne scappi ti distruggiamo e ti portiamo in ospedale”, eppure sembra che, il rapporto tra i due ragazzi risale quando ancora lei era una innocente minorenne. Come scrive il Gip di Crotone Michele Ciociola, “l’idillio amoroso diventa un incubo”.
Ma siamo nel terzo millennio e ci sono ancora uomini che vietano alle loro fidanzate, dicendole di amarle (?) perfino a “indossare leggins o altro abbigliamento troppo attillato” o imporre la geolocalizzazione del telefono per poterla controllare meglio. Lei non poteva “parlare con i maschi e anche vietato di scambiare messaggi con alcune ragazze”. Un inferno!
E non solo, pensate solo per un attimo ad assistere ad una scena, magari ascoltando parole come ad esempio che, “solo le troie lavorano” e quindi bisogna stare a casa. Nei fatti, in un mondo dove l’universo femminile ha superato di gran lunga quello maschile e che, paradossalmente ancora viviamo in un’epoca ancora accentuata dal maschilismo in ogni contesto lavorativo, politico e altrove, frasi del tipo, pronunciate da un ragazzo di 23 anni che, “solo le troie lavorano”. È una mentalità terribile, abbietta, esecrabile e ahimè, malata (sic!).
Ed ecco che lei, giustamente, rompe quell’idillio amoroso, ma si legge “inferno amoroso”, lui come tradizione “zotica” vuole, pretende la restituzione dei regali e iniziano le minacce anche tra le famiglie, una sorta di buzzurri d’antan a doppia mandata, le minacce al fratello della ragazza, “Il momento che ti devo ammazzare di copanate… vengo là e ti scuoio e ti taglio la lingua e alla fine quando ti lascio per terra ti devo prendere con la macchine, ti devo sgommare sulla testa” e, dalle parole ai fatti, l’aggressione si materializza per ben due volte, a padre e figlio con, tubi di ferro, cinture e mazze da baseball…
Pensate il povero Shakespeare, povero illuso, per quei versi scritti in onore alle donne, “Per tutte le violenze consumate su di Lei, per tutte le umiliazioni che ha subito, per il suo corpo che avete sfruttato, per la sua intelligenza che avete calpestato, per l’ignoranza in cui l’avete lasciata, per la libertà che le avete negato, per la bocca che le avete tappato, per le ali che le avete tagliato, per tutto questo: in piedi Signori, davanti a una Donna”. Versi condivisi in modo seriale nei social, ma colmi di intensità e passione. Eppure questi versi sono stati scritti intorno al XVI secolo, oggi invece Shakespeare saprebbe, nel terzo millennio che… “solo le troie lavorano” …
(GILar)