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TAURIANOVA (RC), SABATO 16 NOVEMBRE 2024

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“Come together” di Graziella Cosentino Nelle questioni morali ragionare significa sempre ragionare con qualcuno

“Come together” di Graziella Cosentino Nelle questioni morali ragionare significa sempre ragionare con qualcuno

Nelle questioni morali ragionare significa sempre ragionare con qualcuno.
Tu hai un interlocutore, e il punto di partenza è dove questa persona si trova o la differenza che vi separa.
Uno dei tratti essenziali della vita umana è il suo carattere dialogico, fondamentalmente dialogico, per cui la genesi della mente umana non è qualcosa che ciascuno di noi sviluppa per conto proprio, bensì è un dialogo che definisce la nostra identità, quando per essa intendiamo: il chi siamo, donde veniamo;
lo sfondo necessario perché i nostri gusti, desideri, opinioni e aspirazioni abbiano un senso.
Definire me stesso equivale a trovare ciò che è significativo nel mio essere diverso dagli altri e la cultura stessa tende a rafforzare un generale postulato soggettivistico sotto forma di valore: le cose hanno importanza se gli uomini ritengono che l’abbiano. Da qui la difficoltà di definire un’identità, costretti al confronto con riferimenti troppo diversi di valore e di regole.
La formazione delle persone si compie in contesti che ne influenzano, talvolta radicalmente, il corso, rispondendo a variabili antropologico-sociali, economiche, politiche e culturali che, nel loro interrelarsi, costituiscono il terreno di coltura della formazione stessa.
A cosa vuole preludere questa premessa?
A quel pensiero insito proprio nelle questioni morali, fortemente messe in crisi da un’ inquietudine generale, dalle risposte sbagliate della società alle esigenze dell’infanzia e dell’adolescenza, a quelle personalità spesso insicure e suggestionabili, bisognose di appigli fusionali, pervase da un senso di disperazione le cui conseguenze sono concrete e i mali più sottili e non meno pericolosi: i disagi di identità, di appartenenza , di affermazione di sé, di mancanza di dialogo, soprattutto, laddove dialogo significa colloquio tra due o più persone, in un confronto di idee, opinioni o programmi allo scopo di raggiungere un’intesa, qualcosa di costruttivo, di mete da raggiungere per l’oggi e per il domani.
Ogni qualvolta queste mete sono eluse, anzi sono accompagnate da traumi o solitudini, si accumula malessere, perché sfugge il futuro, metro del tempo e nasce quel malessere generale, sintomo spia, come febbre che segnala una patologia sottostante, finestra che dovrebbe indicare alla società che alcune scelte sono sbagliate o mancanti.
Questo malessere poggia su una situazione sociale di appiattimento, in un mondo complicato e violento in cui le possibilità di emergere si riducono per tutti. Le risorse economiche si concentrano nelle mani di pochi e la gente ha sempre meno autonomia, dipendendo dai “potenti” che detengono denaro e controllo.
I giovani, linfa vitale della società, per loro natura, devono poter guardare al futuro consapevoli dei mezzi in loro possesso per costruirlo. Il potere di agire, di scegliere, di fare, di pensare, di inventare, di combattere le ingiustizie fa parte di uno sviluppo armonico e sano che è stato ridotto e imbavagliato, in modo evidente o strisciante, mistificato dalle regole, addolcito da surrogati, spento dal pessimismo.
Chi ha il coraggio di imporre ai giovani di diventare grandi se, allo stesso tempo, glielo si vieta? Si toglie loro capacità contrattuale nella famiglia, nella società e nei contesti lavorativi. In questo senso il malessere giovanile è il cancro del nostro tempo, perché i giovani, come i bambini, rappresentano una minoranza defraudata.
«Mi spaventa il silenzio» ci dicono, e la grossa difficoltà, per gli adulti, è penetrare dentro al loro silenzio e comprenderne la disperazione. Si fatica, e questa fatica a volte necessita di sguardi che entrino nel loro silenzio, oltre l’orizzonte della nuova disumanità, per trovare l’aspirina vincente dentro i vecchi laboratori: la famiglia, la scuola, la società, colonne portanti per la ri-formazione dell’uomo e del cittadino, per il riscatto da tutte le situazioni di disagio, svantaggio, emarginazione, verso la ri-costruzione consapevole di una nuova antropologia impegnata al ritrovamento dell’uomo.