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TAURIANOVA (RC), LUNEDì 25 NOVEMBRE 2024

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Biondo (Uil), nella “scampagnata elettorale” mancano le politiche del lavoro Si sente parlare solo di schieramento e di candidature. Adesso anche l’antimafia è diventato brand, come se non si conoscesse la storia politica e personale di ciascun candidato

Biondo (Uil), nella “scampagnata elettorale” mancano le politiche del lavoro Si sente parlare solo di schieramento e di candidature. Adesso anche l’antimafia è diventato brand, come se non si conoscesse la storia politica e personale di ciascun candidato

Nel menù di questa “Scampagnata Elettorale ”, che accompagnerà la Calabria al rinnovo del Consiglio regionale del prossimo mese di ottobre, manca – fra le altre – una portata essenziale: le politiche per il lavoro.
Chi ha deciso di scendere in campo, a qualsiasi orientamento politico appartenga, non sta prestando attenzione alle richieste che arrivano dal basso. Dal centrodestra al centrosinistra si è deciso di sfuggire al confronto più volte chiesto, in maniera unitaria, dal Sindacato Confederale calabrese, tutto ciò favorito dalla parcellizzazione della coalizione di centrosinistra che ha scelto di marciare divisa e, così facendo, partire sconfitta prima ancora di arrivare alle urne.
Tutto si sta svolgendo a scartamento ridotto, i toni sono bassi, si pensa più che altro a trovare la congiunzione giusta per assicurarsi un posto all’interno dell’aula “Fortugno”. Ciò che rimane, ancora una volta, estromesso dal dibattito è il futuro della nostra Terra, le sue prospettive economiche, sociali ed occupazionali che, purtroppo, tanto sono state segnate dall’emergenza pandemica ancora in atto.
Si sente parlare solo di schieramento e di candidature. Adesso anche l’antimafia è diventato brand, come se non si conoscesse la storia politica e personale di ciascun candidato.
Poco o niente si sa dei programmi amministrativi di chi si candida a governare la Calabria, di come, solo per fare alcuni esempi, si intende affrontare l’emergenza sanitaria, quella sociale legata al mondo dell’istruzione, quella idrica, quella ambientale o difendere il territorio dagli incendi o dal dissesto idrogeologico.
Noi, avevamo provato ad accendere i toni del dibattito pubblico, cercando di stimolare il confronto con la politica regionale e la società impegnata calabrese. Lo avevamo fatto proponendo lo scorso Primo maggio una Piattaforma Unitaria il cui senso, però, non è stato colto da una politica calabrese troppo distratta da beghe interne e clientele da curare per il proprio tornaconto elettorale.
Questa campagna elettorale dal clima di scampagnata elettorale, fuori tema e fuori contesto non contribuirà purtroppo, ad elevare il livello dell’azione amministrativa e politica locale sulle tante, troppo, tematiche emergenziali ancora irrisolte in Calabria, così come rischia di isolare la regione dal dibattito nazionale e far scemare oltremodo l’attenzione del Governo nazionale rispetto alle reali necessità del territorio.
Fra le tante problematiche ancora irrisolte, insieme a quelle evidenziate prima, vi è quella del lavoro. Nella nostra regione, purtroppo, la pandemia ha contribuito ad appesantire la condizione economica e sociale della Calabria. In questo contesto, quindi, per la nostra regione diventa determinante avere un mercato del lavoro competitivo, moderno e rispettoso delle regole, dove il precariato venga azzerato e si proceda repentinamente all’avvio di una nuova stagione concorsuale utile a rinnovare la pubblica amministrazione calabrese, fortemente debilita da anni di blocco del turnover e da assenza di concorsi pubblici e meritocratici.
La partita in questo campo si gioca su due livelli: uno nazionale e un altro locale. A Roma, purtroppo, il Governo procede a rilento nel confronto con le parti sociali, per definire l’attesa riforma degli ammortizzatori sociali e delle politiche attive del lavoro: gli unici strumenti che, se intersecati produttivamente ad una coerente politica industriale, possono dare vita ad una visione organica del mondo del lavoro e, allo stesso tempo, favorire una moderna ed efficace transizione ambientale, energetica e digitale.
Solo questo, insieme al corretto utilizzo delle tante risorse che arriveranno da Bruxelles, può dare vita ad una svolta storica di tutto il sistema produttivo italiano.
Ma se a Roma si procede a rilento, a Catanzaro tutto è fermo. Anche il livello regionale, infatti, ha la sua valenza in questo campo e, purtroppo, in questi anni la Calabria – la sua classe politica – ha fallito nel tentativo di rinnovare il settore del lavoro pubblico, azzerando i concorsi e favorendo il precariato solo per tornaconto elettorale.
Nel settore privato, poi, la politica di governo regionale non è riuscita a favorire l’incastro virtuoso fra le politiche attive e il fabbisogno di competenze professionali provenienti dal mondo produttivo calabrese, sacrificando così le potenzialità di crescita di tante esperienze produttive private di livello che vorrebbero crescere e non riescono a farlo anche per l’incapacità della classe dirigente regionale di approntare delle politiche del lavoro e dello sviluppo produttivo capaci di intercettare i bisogni delle imprese e dei lavoratori. Politiche regionali utili anche ad attrarre investimenti privati da parte dei grandi gruppi industriali nazionali.
Più volte, purtroppo inascoltati, abbiamo chiesto l’avvio di tavoli di discussione interdipartimentali per mettere insieme tutte le parti sociali, il mondo delle imprese e la governance regionale con il solo obiettivo di dare concretezza ad una politica industriale regionale che sia capace di incastrarsi con quella nazionale, in grado di utilizzare le risorse del fondo sociale europeo – che sino ad oggi è stato parcellizzato senza creare nulla di strutturato – dare concretezza al progetto della Zona economica speciale (che potrebbe essere un vero volano di crescita economica ed occupazionale) e offrire a questa terra una prospettiva concreta di sviluppo.
Siamo convinti, infine, che solo un confronto serrato con il Partenariato economico e sociale possa essere utile ad invertire la rotta, a ricercare e selezionare le idee giuste per la ripartenza e la resilienza di una terra che, sino ad oggi, ha sprecato la dote dei finanziamenti europei e rischia di non affrontare con il giusto piglio la programmazione del Pnrr, di vedere sfumare le opere previste dal Patto per la Calabria e di non saper programmare e spendere i circa 5 miliardi di euro a sua disposizione.
Continueremo a batterci con le nostre idee e proposte per provare ad invertire la rotta alla Calabria, l’opportunità che si presenta non può essere sprecata da egoismi e personalismi di parte.