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TAURIANOVA (RC), DOMENICA 17 NOVEMBRE 2024

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La Strada e Saverio Pazzano lanciano appello contro l’astensione: il 3 e il 4 ottobre andiamo a votare! Delusione, amarezza, sfiducia. Rabbia, impotenza e frustrazione. È questo che sentiamo nel profondo del cuore noi calabresi quando udiamo le parole “politica”, “elezioni” o similari. E ne abbiamo ben donde!

La Strada e Saverio Pazzano lanciano appello contro l’astensione: il 3 e il 4 ottobre andiamo a votare! Delusione, amarezza, sfiducia. Rabbia, impotenza e frustrazione. È questo che sentiamo nel profondo del cuore noi calabresi quando udiamo le parole “politica”, “elezioni” o similari. E ne abbiamo ben donde!

Delusione, amarezza, sfiducia. Rabbia, impotenza e frustrazione. È questo che sentiamo nel profondo del cuore noi calabresi quando udiamo le parole “politica”, “elezioni” o similari. E ne abbiamo ben donde! La nostra terra soffre, sembra perduta inesorabilmente, e quando crediamo di aver toccato il fondo, beh, arriva subito qualcuno a dimostrarci che si può sempre scavare. E allora protestiamo? No! “Siamo troppo stanchi, troppo pigri, troppo saggi per protestare, per incatenarci, per urlare”, scrive il sociologo Cassano. “Protestare costa”, e noi abbiamo già pagato abbastanza. Ci rassegniamo. E allora votiamo solo per obbligo, o per legame, o per favore. Raramente in modo libero, con convinzione praticamente mai. Oppure votiamo il più forte, perché ci fa gola quel potere che non abbiamo, o perché vogliamo tenercelo buono, dopotutto è il più forte e non si sa mai. Ma, così facendo, “aumentiamo la quantità di finzione. Non fingiamo forse tutti di non vedere?”. Ci rassegniamo, e in tal modo ci facciamo del male da soli. Rinunciare al voto è comprensibile e gratificante, a suo modo. Ci sentiamo meglio, forse, più puliti, superiori, svincolati da ogni responsabilità sul deserto che abbiamo intorno. C’è però un prezzo da pagare. Perché, così facendo, saremo noi ad alimentare questo deserto, a dare la nostra terra in pasto agli squali (perché loro sì che votano! Votano e fanno votare), a lasciare che rimanga ostaggio di feudi, clientele e malaffare. Continueremo a partire, o a veder partire figli e figlie, e ad andar via anche noi, ogni tanto, per curarci, perché l’ospedale più vicino sarà sempre più lontano, e la stessa cosa accadrà alle scuole e ad ogni genere di servizio essenziale. L’acqua nelle case arriverà sempre più a singhiozzo e noi, sommersi dai rifiuti, osserveremo impotenti l’Aspromonte diventare cenere. Ma ci sentiremo puliti, superiori, non responsabili. Siamo così sicuri che abbia senso protestare contro noi stessi? Questo nostro sfogo è un appello al voto. Non ad un voto specifico ad una determinata coalizione, non è questa la sede. È semplicemente un appello ad andare a votare, per riprenderci in mano il destino di questa terra. Con la consapevolezza che, perché la Calabria abbia un futuro, è necessario sporcarsele, le mani. Di cenere, di terra e di sudore. Di politica, anche, ora o mai più. Non diremo qui chi votare: gli elettori e le elettrici hanno ormai ampi mezzi a disposizione per compiere la loro scelta. Diremo solo: andiamo a votare, tutte e tutti. Serve un grande sforzo, lo sappiamo, uno sforzo di coraggio, di visione e di cuore. Immaginiamo che la Calabria sia una terra ricca, vivibile e ospitale, che possa esprimere finalmente le sue infinite potenzialità. Una terra di diritti e di cultura, di salute e di lavoro. Immaginiamo che i e le giovani non debbano più partire. Immaginiamo di veder tornare quelli che avevamo salutato anni e anni fa. Immaginiamo le case vuote che tornano a riempirsi, immaginiamo fermento, bimbi e bimbe che nascono e scuole che riaprono. Bello, vero? Immaginiamo che questo futuro sia qui, a portata di mano, nero su bianco su una scheda elettorale. Certo, siamo caduti così in basso che per rialzarci ci vorrà del tempo, bisognerà costruire molto e i risultati non saranno immediati, ma questo è un sogno che è necessario fare. Poi guardiamoci allo specchio e chiediamoci se siamo ancora così rassegnati. Rispondiamoci di no (proviamoci, per una volta!) e andiamo a votare. Ci vediamo ai seggi il 3 e il 4 ottobre, per riscrivere, insieme, una nuova storia.