L’Intelligenza Artificiale accelera lo sviluppo sostenibile
redazione | Il 20, Nov 2021
ROMA (ITALPRESS) – L’Intelligenza Artificiale può accelerare lo sviluppo sostenibile. Questo il tema al centro del terzo Forum Italia-Canada, che ha visto confrontarsi esponenti del mondo dell’Università, della ricerca e delle imprese. Nel corso della due giorni – promossa dalla Camera di commercio Italiana in Canada (ICCC) in collaborazione con le regioni Emilia-Romagna, Lombardia e Piemonte – è emerso tra l’altro come la sanità sia uno dei settori nei quali il ruolo dell’Intelligenza Artificiale assume sempre maggiore importanza.
“L’Intelligenza Artificiale è la frontiera di sviluppo più interessante per chi si occupa di sanità – sottolinea Franco Molteni, direttore Medicina Riabilitativa dell’Ospedale Valduce -. Il cittadino-paziente avrà di fronte un personale sanitario che diventa più esperto nel gestire la complessità che il paziente si aspetta che venga gestita bene. E il paziente può essere un protagonista di questa complessità, perchè per esempio, con tutte le tecnologie “indossabili”, può fornire una serie di dati dal mondo reale che aiutano a capire come vive e aiutano a capire se il nostro intervento è sufficiente, preciso, complesso e mirato”. Alla domanda se ci sia una “resistenza” tra i medici all’approccio con l’Intelligenza Artificiale, Molteni risponde che “non c’è una resistenza a priori. E’ un problema anche di conoscenza delle potenzialità, quindi la formazione rivestirà un ruolo importante. Noi dobbiamo imparare a usare correttamente quello che abbiamo a disposizione e migliorarlo grazie al nostro contributo attivo. Non ci deve essere resistenza, ma coesistenza”.
Energia, economia circolare e mobilità sono altri comparti nei quali l’Intelligenza Artificiale può giocare un ruolo da protagonista. Una delle sfide aperte è quella dell’inclusione e della parità di accesso alle innovazioni. “Stiamo parlando non del domani, ma di oggi o forse anche del passato – evidenzia Maurizio Sobrero, ordinario di Gestione dell’Innovazione – Bologna Business School e Università di Bologna -. Se parliamo in termini di impatto sulle vite quotidiane di tante persone, stiamo parlando di qualcosa che è super accessibile. A volte anche troppo. Il Forum ha evidenziato la necessità di immaginare, soprattutto per tutte le applicazioni che hanno a che fare col welfare e con l’inclusione, modalità che consentono a tutti di non rimanere tagliati fuori dalle opportunità che queste nuove tecnologie offrono. Abbiamo grandi possibilità di migliorare tantissimo le cure, ma un conto è migliorarle, un altro è assicurarsi che tutti vi possano accedere”.
Secondo Sobrero “un altro passaggio è che per l’inclusione completa c’è bisogno di conoscenze maggiori. Possiamo essere utenti anche inconsapevoli di queste tecnologie, ma se vogliamo diventare progettisti e architetti consapevoli abbiamo bisogno di costruire una riduzione delle ineguaglianze all’ingresso nei percorsi formativi. Non solo dentro i Paesi, ma anche in una logica di cooperazione internazionale”.
Secondo Sobrero “queste sono tecnologie generaliste, hanno cioè la possibilità di essere applicate in maniera ampia e variegata per poi dare delle risposte più personalizzate; un pò come l’elettricità o quello che è successo con le telecomunicazioni, o quello che abbiamo imparato a chiamare come Internet. Quante cose da queste tecnologie generaliste sono partite che non immaginavamo? Se noi garantiamo che ci sia una capacità di progettarle, non solo di usarle, ecco che la dimensione di inclusione diventa più marcata”, conclude.
(ITALPRESS).
“L’Intelligenza Artificiale è la frontiera di sviluppo più interessante per chi si occupa di sanità – sottolinea Franco Molteni, direttore Medicina Riabilitativa dell’Ospedale Valduce -. Il cittadino-paziente avrà di fronte un personale sanitario che diventa più esperto nel gestire la complessità che il paziente si aspetta che venga gestita bene. E il paziente può essere un protagonista di questa complessità, perchè per esempio, con tutte le tecnologie “indossabili”, può fornire una serie di dati dal mondo reale che aiutano a capire come vive e aiutano a capire se il nostro intervento è sufficiente, preciso, complesso e mirato”. Alla domanda se ci sia una “resistenza” tra i medici all’approccio con l’Intelligenza Artificiale, Molteni risponde che “non c’è una resistenza a priori. E’ un problema anche di conoscenza delle potenzialità, quindi la formazione rivestirà un ruolo importante. Noi dobbiamo imparare a usare correttamente quello che abbiamo a disposizione e migliorarlo grazie al nostro contributo attivo. Non ci deve essere resistenza, ma coesistenza”.
Energia, economia circolare e mobilità sono altri comparti nei quali l’Intelligenza Artificiale può giocare un ruolo da protagonista. Una delle sfide aperte è quella dell’inclusione e della parità di accesso alle innovazioni. “Stiamo parlando non del domani, ma di oggi o forse anche del passato – evidenzia Maurizio Sobrero, ordinario di Gestione dell’Innovazione – Bologna Business School e Università di Bologna -. Se parliamo in termini di impatto sulle vite quotidiane di tante persone, stiamo parlando di qualcosa che è super accessibile. A volte anche troppo. Il Forum ha evidenziato la necessità di immaginare, soprattutto per tutte le applicazioni che hanno a che fare col welfare e con l’inclusione, modalità che consentono a tutti di non rimanere tagliati fuori dalle opportunità che queste nuove tecnologie offrono. Abbiamo grandi possibilità di migliorare tantissimo le cure, ma un conto è migliorarle, un altro è assicurarsi che tutti vi possano accedere”.
Secondo Sobrero “un altro passaggio è che per l’inclusione completa c’è bisogno di conoscenze maggiori. Possiamo essere utenti anche inconsapevoli di queste tecnologie, ma se vogliamo diventare progettisti e architetti consapevoli abbiamo bisogno di costruire una riduzione delle ineguaglianze all’ingresso nei percorsi formativi. Non solo dentro i Paesi, ma anche in una logica di cooperazione internazionale”.
Secondo Sobrero “queste sono tecnologie generaliste, hanno cioè la possibilità di essere applicate in maniera ampia e variegata per poi dare delle risposte più personalizzate; un pò come l’elettricità o quello che è successo con le telecomunicazioni, o quello che abbiamo imparato a chiamare come Internet. Quante cose da queste tecnologie generaliste sono partite che non immaginavamo? Se noi garantiamo che ci sia una capacità di progettarle, non solo di usarle, ecco che la dimensione di inclusione diventa più marcata”, conclude.
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