Operazione “Jonny”, la procura chiede la conferma di condanna all’ex parroco Scordo Il processo riguarda le cosche di Isola Capo Rizzuto per la gestione della confraternita Misericordie
Il sostituto procuratore della Dda di Catanzaro, Domenico Guarascio, applicato come sostituto procuratore generale, ha chiesto la conferma di tutte le condanne comminate in primo grado, con rito ordinario, nell’ambito del processo di secondo grado “Jonny” istruito contro le cosche di Isola Capo Rizzuto e il controllo asfissiante che avevano imposto sul territorio.
Chiesta la conferma della pena a 14 anni e 6 mesi di reclusione per don Edoardo Scordio, l’ex parroco nella chiesa di Santa Maria Assunta (o ad Nives) di Isola accusato insieme al governatore della confraternita Misericordie di Isola, Leonardo Sacco (condannato a 20 anni di reclusione nel processo d’appello proveniente dall’abbreviato), nei fatti di essere il gestore di fatto della confraternita Misericordia della città crotonese.
In primo grado il sacerdote era stato anche condannato a severe pene accessorie tra le quali la libertà vigilata per tre anni dopo lo sconto della pena, l’interdizione perpetua dai pubblici uffici e l’incapacità di contrattare con la pubblica amministrazione per 5 anni. Don Scordio dovrà risarcire le parti civili costituite quali la confraternita delle Misericordie di Calabria e Basilicata, la confederazione nazionale delle Misericordie. Insieme ad altri imputati è chiamato al risarcimento del Ministero dell’interno, dell’Agenzia delle Entrate, del Comune di Isola Capo Rizzuto, dell’associazione Libera, dell’Associazione studi giuridici sull’immigrazione.