Cosa si aspettano i malati calabresi dal nuovo ministro della salute di origini calabresi Con la nomina del nuovo ministro della salute di origini calabresi (e fiero di queste origini) rettore dell’Università Tor Vergata di Roma Orazio Schillaci del governo Meloni forse è arrivato il momento per una svolta
Con la nomina del nuovo ministro della salute di origini calabresi (e fiero di queste origini) rettore dell’Università Tor Vergata di Roma Orazio Schillaci del governo Meloni forse è arrivato il momento per una svolta della cronica e drammatica situazione della sanità calabrese. I malati calabresi si aspettano che finalmente è arrivato qualcuno che aggredisce i veri e conosciuti motivi della drammatica situazione della sanità calabrese. La Calabria infatti è in piano di rientro sanitario fin dal 16 dicembre del 2009 per recuperare lo sforamento del riparto della sua spesa sanitaria ricevuto dalla Conferenza Stato-Regioni. E come se ciò non bastasse da quattro anni in Calabria sono commissariate dal Governo tutte e cinque le aziende sanitarie e i tre maggiori ospedali. La cosa che avrebbe dovuto far riflettere è che nonostante questo totale e lungo commissariamento la spesa sanitaria calabrese non è stata sanata anzi negli ultimi anni (proprio quelli del totale commissariamento) il disavanzo annuo è perfino raddoppiato ed è triplicata la spesa sanitaria dei calabresi fuori regione arrivando alla stratosferica cifra di 329 milioni di euro annui. Quindi se i calabresi non amministrano la sanità calabrese da ben 12 anni e da quattro nessuna azienda sanitaria e ospedale e la spesa sanitaria continua a peggiorare vuol dire che ci deve essere qualche altro motivo alla base di questo peggioramento che non sia l’incapacità degli amministratori calabresi e visto che è oltremodo difficile che tutti questi commissari siano tutti degli incapaci. E il motivo per cui la spesa sanitaria, e con essa le condizioni dei malati calabresi, continua a peggiorare c’è ed è nota ormai a tutti, ed è il fatto che la Calabria, dove ci sono molti più malati cronici che non nel resto del paese, arrivano dei fondi insufficienti per curarli perché il criterio di riparto dei fondi sanitari alle regioni attuato da ormai più di 20 anni dalla Conferenza Stato Regioni penalizza la Calabria. Basta l’esempio dell’ultimo riparto (2021) che ha assegnato fondi alla Emilia Romagna di ben 400,5 euro pro capite in più della Calabria. Se la Calabria avesse ricevuto i fondi pro capite al pari della Emilia Romagna per ogni calabrese (i residenti in Calabria sono 1.947.000) avremmo ricevuto bel 779 milioni di euro in più solo nel 2021 e se questo riparto fosse stato fatto così negli ulti mi 20 anni si capisce bene di quali cifre si tratta. Ma la cosa grave è che questi fondi sono così ingiustamente insufficienti proprio per la Calabria che ha tra i suoi residenti molti più malati cronici per come hanno certificato sia Ministero dell’Economia prima e sia quello della Salute poi che hanno vidimato il DCA n. 103 del 30/09/2015 dell’allora commissario al piano di rientro Scura che con tanto di tabelle ha quantificato in 287.000 i malati cronici in più della Calabria rispetto a una pari popolazione di altri italiani. Da notare che ogni decreto dei commissari per essere valido deve essere vidimato prima dal Ministero dell’Economia che deve controllare la spesa sanitaria e poi da quello della Salute che deve controllare la sua validità sanitaria e questo fa comprendere la filosofia del piano di rientro sanitario che, proprio per questa filosofia, ha fatto altri gravi tagli alle già insufficienti risorse sanitarie impedendo ai calabresi di curarsi. E il malato cronico che non si cura poi per potersi curare costa molto di più e si complica a tal punto che per potersi curare deve recarsi nei centri di eccellenza del nord Italia portando la spesa fuori regione ai 329.000 milioni di euro con ulteriore aggravamento della spesa e il perpetuarsi del piano di rientro. Quindi il piano di rientro non solo è sbagliato in quanto la Calabria ha speso di più non per spreco ma per i malati cronici che ha in più ma è stato esso stesso la causa del peggioramento sia della spesa sanitaria che delle condizioni dei malati calabresi con i suoi tagli (chiusura ospedali, riduzione posti letto, blocco turn over, tempi lunghissimi per le visite specialistiche etc..). Cosa si aspettano allora i malati calabresi dal calabrese nuovo ministro della Salute?. Che abbia il coraggio di chiudere con i commissariamenti del piano di rientro e che, cosa ancora più importante, modifichi il criterio di riparto dei fondi sanitari alle regioni non più in base al criterio demografico attuale ma in base alla numerosità dei malati presenti in ogni regione che è il criterio primario che genera la spesa sanitaria. Il ministro potrebbe solo ampliare ciò che ha fatto la Conferenza Stato Regioni nel 2017 che pur modificando in tal senso solo parzialissimamente, per come affermato dal suo presidente on. Bonaccini, il criterio di riparto dei fondi ha concesso ben 30 milioni di euro in più alla Calabria rispetto al 2016, se la modifica fosse stata intera i milioni sarebbero stati molti molti di più. Ovviamente l’esperimento del 2017 non è stato ne ampliato a dovere ne ripetuto. Oggi sappiamo quanto costa curare una patologia cronica, sappiamo quante patologie croniche sono presenti in ogni regione per cui sarebbe semplicissimo ripartire i fondi in base ai bisogni reali delle popolazioni. Il Sig. Ministro Schillaci non è un politico ma un grande medico e quando è al capezzale di un malato sa quello che deve fare per guarirlo ebbene oggi è al capezzale della malata sanità calabrese siamo sicuri che saprà ciò che deve fare per guarirla.