Image Image Image Image Image Image Image Image Image Image

TAURIANOVA (RC), DOMENICA 24 NOVEMBRE 2024

Torna su

Torna su

 
 

Un altro uomo che ammazza una donna, adesso è toccato a Giulia e domani? Particolari inquietanti in questa storia italiana, massacra a coltellate la sua fidanzata incinta e poi va dall'amante, nell'ultimo sfregio alla donna uccisa e dice "Ora sono libero"

Un altro uomo che ammazza una donna, adesso è toccato a Giulia e domani? Particolari inquietanti in questa storia italiana, massacra a coltellate la sua fidanzata incinta e poi va dall'amante, nell'ultimo sfregio alla donna uccisa e dice "Ora sono libero"

Di GiLar

Solo l’uomo può fermare la violenza assassina dell’uomo. Perché ancora oggi dopo celebrazioni, giornate di commemorazioni e di ricordo ed altre sensibilità culturali, leggere che una donna, l’ennesima, è stata uccisa con una ferocia disumana e con un bambino in grembo, non basta solamente indignarsi, ma occorre riflettere sulla condizione culturale che in questo paese sta sprofondando negli abissi più reconditi dell’appartenenza sociale, quella della convivenza, del rispetto e della tolleranza.
È la triste storia di Giulia Tramontano, una giovane e bellissima donna di 29 anni di Senago nel milanese, incinta di una creatura che non vedrà mai più la luce della vita perché un assassinio e non solo un termine convenzionale come quello di “femminicidio” ha più senso perché di un assassino si tratta, di una bestia, di un uomo senza scrupoli che ammazza una donna in attesa della sua creatura, concepita da entrambi perché Giulia era al settimo mese di gravidanza.
Ma lui, la bestia, l’assassino ha confessato crollato dai rimorsi (o perché è stato inchiodato dagli inquirenti?), ad ammettere che l’ha uccisa con un coltello, anzi, li ha uccisi ad entrambi, mamma e figlio. “L’ho uccisa io” avrebbe detto ai magistrati. E i particolari sono più agghiaccianti perché dopo averla massacrata di coltellate, avrebbe infierito sul corpo provando a bruciarlo mentre era ancora in casa. L’ha trascinato giù per le scale, provando a farlo sparire.

Dire il nome dell’assassino (o presunto come ci insegna la Costituzione), non è onorevole perché lede la dignità dell’uomo stesso, cosa importa un nome se poi ha già il becero appellativo di assassino? Perché a questa triste storia italiana si aggiunge un altro tassello, una pagina dove c’è l’ultimo orrore di questa macabra storia, in quanto lo stesso avrebbe cercato anche l’amante, eh sì pure l’amante, in una vita di inganno e menzogne. Una collega americana e dove lo stesso avrebbe detto dopo il brutale assassinio, “Se n’è andata, adesso sono libero” (sic!). Ma fortunatamente la donna non ha voluto incontrarlo perché spaventata. Ecco, l’ultimo orrore di due vite spezzate da una mano assassina.
Si inaugurano panchine rosse, si inaugurano piazze e convegni, ma non sono abbastanza, non è mai abbastanza quando di mezzo c’è una donna, una ogni tre giorni, che cade sotto la mano assassina dell’uomo. Quanto ancora dovrà durare questa mattanza?