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TAURIANOVA (RC), GIOVEDì 26 DICEMBRE 2024

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Palmi, Liceo Classico “Pizi”, “Come la Fenice” Domenica scorsa nella piazza antistante il Liceo dove gli alunni hanno messo in scena "Ifigenia in Tauride di Euripide

Palmi, Liceo Classico “Pizi”, “Come la Fenice” Domenica scorsa nella piazza antistante il Liceo dove gli alunni hanno messo in scena "Ifigenia in Tauride di Euripide

Tanti bambini oggi adulti,sono cresciuti in quelle vie animandole con le loro grida gioiose saltellando su dei numeri disegnati a terra per avere la meglio sui compagni,al gioco della campana,o a nascondino dove al vociare della conta fino a dieci,si scatenava la corsa per trovare il posto dove nascondersi o ancora a uno due tre stella sotto il cielo stellato di estati afose. Quelle grida si sono trasformate in urla di terrore al rintocco della campana che nei nostri paesi,se suona di notte è presagio che in atto vi si un incendio da qualche parte,Gli occhi guardano attoniti quelle lingue di fuoco che con il loro colore rosso divorano ogni singolo ricordo legato a un portone, una finestra,un numero civico ormai sbiadito per il trascorrere del tempo che immobile si era fermato su quelle case vecchie dalle cui facciate faceva capolino l’abbondante graminacea che riusciva a crescere anche tra i vecchi mattoni che ancora abbracciavano il perimetro di quelle vie dove in ognuna di esse,erano custoditi ricordi preziosi come fossero gemme dentro lo scrigno della memoria.
Quel bagliore che aveva ferito la notte in silenzio fece apparire davanti agli occhi tante fotografie in bianco e nero: erano i ritratti delle persone, sorridenti, felici, inconsapevoli che un giorno avrebbero visto solo macerie in quella via che oggi non esiste più, inondata da migliaia di litri d’acqua e calpestata dal passo veloce e dai movimenti degli angeli arrivati a sirene spiegate per salvare quei ricordi già sotto gli occhi del mondo intero con un semplice wassapp spedito quasi per trovare conforto nella risposta del destinatario. La mia invece è stata di rabbia. di imprecazioni,verso una tragica fatalità o forse verso idioti di turno che in due notti consecutive hanno messo in ginocchio due paesi, Sinopoli e S Procopio. Nell’una o nell’altra ipotesi hanno destato terrore negli abitanti come solo il fuoco sa fare, consapevoli di essere inermi di fronte ad una situazione che nemmeno l’ira di Efesto nell’antica Grecia avrebbe scatenato,di preoccupazione a che non ci fossero vittime dato che ci si conosce tutti e di rassegnazione, perché il nostro territorio non è MAI ATTENZIONATO dalla politica centrale e tantomeno locale.
Ogni mattina per lavoro percorro strade dissestate, il cui manto sembra gruviera e quando piove ai lati scorrono fiumi per l’incuria della città metropolitana,quella città che dovrebbe essere di tutti e corrispondere alle esigenze dei suoi abitanti che da anni reclamano i più elementari diritti sanciti dalla nostra Costituzione,oggi oggetto di studio in tutte le scuole,accolta con entusiasmo dai giovani,ma ignorata da chi invece occupa uno scranno.
Non è purtroppo una sensazione nuova guardare ciò che rimane dopo un incendio,passare tra ciò che la memoria rimanda agli occhi e ciò che invece la realtà ti presenta nella sua crudezza;per S.Procopio ormai è prassi da un paio di anni e a distanza di una settimana,la piazza dove ci si incontra la sera, raccoglie il pensiero di tutti e con uno sguardo al cielo e uno al portone della CASA DI TUTTI,si guarda di nuovo al futuro, alla speranza nella ricostruzione,raccontandosi minuto per minuto quella notte, quasi a voler alleggerire di dosso il macigno di quella notte e condividendolo magari con chi è gia tornato al suo paesello per trascorrere le ferie e non aveva vissuto la tremenda sensazione di impotenza mentre il fuoco divorava tutto ciò che incontrava sulla sua strada.
Sicuramente l’accadimento notturno ha lasciato il segno in me e anche agli innumerevoli spettatori presenti domenica scorsa nella piazza antistante il Liceo Classico N:PIZI dove gli alunni hanno messo in scena IFIGENIA IN TAURIDE DI EURIPIDE che hanno tributato un lungo applauso alla fine,oltre che all’eccezionale bravura degli attori, particolarmente a Francesco De Luca,che doveva impersonare l’araldo, ma assente, perché per tutta la notte ha cercato di aiutare nei soccorsi e agli abitanti dei due paesi,cosi come ricordato da me nel discorso finale dei ringraziamenti.
A lui e agli abitanti di Sinopoli e S.Procopio è stato indirizzato tutto il nostro affetto e la nostra solidarietà.
Sono consapevole che non tutti hanno uguali tempi di reazione di fronte alle difficoltà della vita e che non reagiscono allo stesso modo ma bisogna trovare la forza e andare avanti, le strade non sono mai in piano:vi sono le salite e le discese,bisogna solo accettarle come passi importanti che conducono a una nuova energia,spinta necessaria per sorridere di nuovo e rinascere dalle ceneri come la Fenice e ridisegnare un nuovo futuro all’insegna della straordinarietà.
Le fiamme hanno distrutto, ma la forza nell’andare avanti, nonostante questo nuovo ostacolo è intatta e il trauma subìto perchè si sono bruciati tutti i ricordi,sarà la spinta per costruirne di nuovi,da regalare alle nuove generazioni. Si è perso tutto tra quelle macerie, veramente tutto, non si è salvato nulla, ma fatalità o meno,nessuno riuscirà a far perdere la dignità e la forza di andare avanti nonostante tutto, a un paese intero.
RICONOSCENZA, dovuta alla fine di queste mie riflessioni maturate nella mente in questi giorni,va a tutti gli abitanti ,primi ad accorrere, per salvare tutto quello che potevano,ai sindaci Luigi Chiappalone e Francesco Posterino,rispettivamente primi cittadini di Sinopoli e S.Procopio che per le proprie competenze hanno svolto un ruolo determinante coadiuvati dal personale dall’Ente di appartenenza e ai vigili del fuoco, accorsi dai comandi limitrofi,che con la competenza di una professione rischiosa e non facile ,hanno interrotto la linea di fuoco prima che i danni fossero davvero irreparabili.
Chiudo questo breve paragrafo augurandomi che quanto successo non determini, in chi ha lo sguardo spento dalla tragedia, ancor di più quel fenomeno inarrestabile cui assistiamo da anni e cioè lo spopolamento dei nostri paesi dovuto alla mancanza di lavoro e alla voglia di autodeterminarsi dopo aver conseguito un titolo di studio.Le condizioni sociali e culturali non permettono di condurre una vita come molti sognano che scelgono la soluzione più prossima,quella di lasciare la propria casa e il proprio territorio per cercare altrove condizioni di vita migliori,per non lasciarsi morire dentro perché non esiste più quella speranza che anima ogni credente che confida in Dio.
A mio avviso l’unico modo per bloccare tale situazione è lo sviluppo sociale ed economico dei nostri paesi è che gli interventi, dati anche i finanziamenti regionali e del PNRR, dovrebbero essere più rapidi e dare priorità all’efficienza e all’efficacia,e riconoscere che c’è molto da fare per la compattezza territoriale.
Mi riconosco in quelli che hanno scelto di restare perché amano questi luoghi pieni di storia,di ricchezze ambientali e di risorse territoriali mal sfruttate, e il desiderio che anima ogni azione è che un giorno le mani dela gente onesta,laboriosa che ogni mattina si alza per svolgere i più svariati lavori,riescano a raccogliere i frutti di ciò che seminano,lasciando azioni indegne e mani sporche non certo di terra, a chi invece rifugge il BENE e con leggerezza estrema magari sta a guardare il paese che gli ha dato i natali,andare in fumo,
prof.ssa Maria Bonfiglio