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TAURIANOVA (RC), VENERDì 29 NOVEMBRE 2024

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Confermato l’ergastolo per l’uccisione della giovane e bella Lorena Quaranta per mano di un infermiere calabrese. Ma alla fine di questa “mattanza” restano solo i numeri, e le persone? Perché in fondo Kraus aveva ragione ed è questa la soluzione del dramma ovvero che "I diritti delle donne sono i doveri degli uomini"

Confermato l’ergastolo per l’uccisione della giovane e bella Lorena Quaranta per mano di un infermiere calabrese. Ma alla fine di questa “mattanza” restano solo i numeri, e le persone? Perché in fondo Kraus aveva ragione ed è questa la soluzione del dramma ovvero che "I diritti delle donne sono i doveri degli uomini"

Di GiLar

La violenza sulle donne, un massacro dove alla fine restano solo i numeri e non le persone! Oggi è stato confermato l’ergastolo dalla Corte d’assise di appello di Messina all’infermiere calabrese Antonio De Pace, imputato per il femminicidio o meglio l’assassinio di Lorena Quaranta, una giovane e brillante studentessa di medicina, originaria di Favara, avvenuto in una villetta a Furci Siculo il 31 marzo del 2020. Quel giorno scosse molte coscienze nel vedere una bella ragazza, solare e piena di vita uccisa molto probabilmente al culmine di una violenta lite con l’infermiere, i due erano fidanzati. Era stato l’uomo a chiamare i carabinieri dopo aver tentato il suicidio. Lorena Quaranta frequentava l’ultimo anno della facoltà di medicina, era prossima alla laurea. Alla povera Lorena le è stata conferita la laurea con 110 e Lode all’Università di Messina nell’ottobre del 2020 dopo la sua morte in una cerimonia nell’Aula Magna piena di lacrime, dolore miste a gioia e commozione per una giovane vita spezzata da una mano assassina dell’uomo che diceva di amarla.
Quello che resta nella cronaca di ogni giorno è che vediamo donne ammazzate, violentate sia nel corpo che nella dignità, da uomini che dicono di amare e che invece poi si rivelano carnefici. E si tratta di “bestie” che hanno bisogno di un aiuto medico perché altrimenti questa mattanza non si riesce a comprendere fino in fondo. Dall’inizio di quest’anno secondo i dati del Viminale sono 128 le donne ammazzate fino ad oggi, ci sono accessi al Pronto Soccorso secondo gli ultimi dati Istat del 2021 di 11.771 e con indicazione di violenza, per un totale di 12.780 accessi (gli uomini sono 10.246 per 10.844 accessi totali). L’incidenza di tali accessi è pari a 18,4 per 10.000 accessi complessivi in PS (negli uomini sono 15,1).
Ma soprattutto ci sono persone dietro a storie individuali, oltre ai dati con numeri impressionanti e da alcuni anni, ormai, assistiamo ad un continuo aggravamento delle diverse forme di violenza, con altissimi costi sanitari e sociali per le donne offese dalla violenza maschile.
Alcuni giorni fa un video nel Napoletano dove un ragazzo picchiava a colpi di schiaffi la sua fidanzata con una violenza inaudita, una bestia che se non fosse per l’intervento di alcuni passanti a difenderla non potremmo sapere come sarebbe andata a finire, visto che poi la ragazza vittima di violenza è salita in macchina con la bestia, ma è lo stesso che quando si è visto dei passanti a difenderla a mostra ancora la sua indole violenta nell’affrontarli. Alla fine la ragazza, da quello che si è saputo, ha trovato il coraggio di denunciarlo. Ma quanti questo coraggio non ce l’hanno? E quante vittime ancora dobbiamo contare come un pallottoliere infinito?
Le criticità sono ancora tantissime che vanno dai tempi e le modalità di applicazione delle tutele legali, citiamo alcuni esempi. Le leggi potrebbero essere sufficienti, ma la loro applicazione è però molto meno sicura. Mancano ancora competenze specifiche nel mondo sanitario, scolastico ed educativo in generale, nelle stesse forze dell’ordine, anche se le formazioni loro dedicate si stanno moltiplicando.
Ma soprattutto manca la cultura diffusa sul fatto che la violenza non è un metodo civile che fa parte degli umani e che una donna non dev’essere picchiata o peggio ammazzata se decide di chiudere una storia e farsene un’altra per vivere la sua felice esistenza perché nessuno ha il diritto di imporre come vivere la propria vita. Manca il rispetto di quella cultura della libertà dell’individuo perché una donna non deve e non è ammissibile che deve avere paura anche di uscire di casa, vivere nel terrore per colpa di un uomo (?) che la perseguita e la violenta, e psicologicamente e fisicamente- è accettabile ancora tutto ciò nel terzo millennio?
Abbiamo assistito anche alla questione del figlio del presidente del Senato La Russa, la prima cosa che si è lasciato trapelare, come nei peggiori stereotipi, “mio figlio non si droga, la ragazza faceva uso di cocaina”. Non solo forse violentata, saranno i magistrati a stabilire la verità, ma insultata prima ancora di un’indagine e sul perché la ragazza aveva denunciato in ritardo (dopo 40 giorni). Tutto ciò è assurdo culturalmente e sociologicamente.
Di sicuro, vediamo una opinione pubblica piuttosto assente, con pregiudizi e stereotipi che ancora condizionano la vita stessa delle donne, come vergogna, stigmatizzazione e solitudine, sono probabilmente gli ostacoli che si incontrano più frequentemente nelle donne vittime di violenza.
Perché in fondo Kraus aveva ragione ed è questa la soluzione del dramma ovvero che “I diritti delle donne sono i doveri degli uomini”.