Autorità Portuale, archiviazione per due ex segretari generali, di un dirigente e un funzionario Su indicazione del Pubblico Ministero Rocco Cosentino, che ha evidenziato l’insussistenza di fattispecie penalmente rilevanti per l’integrazione dei reati di abuso d’ufficio, disciplinati sia dall’art.323 del Codice penale nella sua vecchia formulazione che nella sua riformulazione, alla luce della documentazione prodotta e delle dichiarazioni rese dal dirigente Faraone
Il Giudice per le Indagini Preliminari del Tribunale di Palmi, Federica Giovinazzo, ha archiviato il procedimento penale nei confronti dei già segretari generali Salvatore Silvestri e Saverio Spatafora, del dirigente Pasquale Faraone e del funzionario Antonio Rizzuto dell’Autorità di Sistema portuale dei Mari Tirreno meridionale e Ionio.
Su indicazione del Pubblico Ministero Rocco Cosentino, che ha evidenziato l’insussistenza di fattispecie penalmente rilevanti per l’integrazione dei reati di abuso d’ufficio, disciplinati sia dall’art.323 del Codice penale nella sua vecchia formulazione che nella sua riformulazione, alla luce della documentazione prodotta e delle dichiarazioni rese dal dirigente Faraone.
Il procedimento penale prende atto da una serie di esposti formulati da un operatore portuale di Crotone riguardanti presunte disparità di trattamento esercitate a suo danno dall’Ente.
Nel rivolgersi alla Magistratura ha denunciato il danno subito a favore di altri operatori che, a suo dire, sarebbero stati sprovvisti di idonei strumenti ad operare in porto.
In particolare, l’operatore crotonese lamentava il fatto che gli allora Segretari Generali, il dirigente dell’area lavoro portuale e il funzionario avessero incardinato l’istruttoria degli atti, attestando falsamente che altri operatori avessero i requisiti organizzativi, tecnici ed economici per potere esercitare all’interno dello scalo portuale crotonese, mentre, sempre a parer suo, tali requisiti non sarebbero sussistiti.
Per tanto, l’Ente avrebbe autorizzato ad esercitare soggetti economicamente non qualificati, esercitando così una distorsione della concorrenza di mercato a danno del querelante che, invece, sosteneva essere l’unico in possesso delle specifiche attestazioni richieste.
Nel corso del procedimento penale, è stato dimostrato quanto tali argomentazioni fossero prive di fondamento, evidenziando altresì la piena correttezza e il rispetto della legge dimostrati dall’Ente nell’esercizio della propria funzione amministrativa.
Si chiude, così, un’annosa vicenda che ha coinvolto l’Ente e i suoi dipendenti, con il rischio concreto di infangarne anche l’immagine dell’Istituzione che, da sempre, ha agito e agisce per garantire la legalità sul territorio.
Un’indagine, iscritta nel 2015, inizialmente dalla Procura di Crotone e poi spostata a Palmi, che ha altresì coinvolto personalmente i dipendenti dell’Ente che, a distanza di anni, possono pubblicamente vedere riconosciuta la correttezza del proprio agire.
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