Vincenzo Speziali: “Ad impossibilia nemo tenetur. W il Riesame”
Vincenzo Speziali: “Ad impossibilia nemo tenetur. W il Riesame”
Dalle mie parti -ovvero ‘loci Bovalinensis’- si direbbe: cornutu e vastunatu!
Ordunque, se sul primo aspetto nulla ci riconduce al povero Giancarlo Pittelli, se non altro in capo al comportamento fiero, corretto e adamantino, della sua splendida consorte -autentica e reale signora- certamente è meraforicamente inquadrabile, nel campo delle pene a cui è stato condannato ‘preventivamente’ (anzi, cautelativamente, sarebbe il termine tecnico consono).
Per non parlare poi, delle ‘bastonate’, le quali in un primo tempo le subisce sempre lui -moderno martire laico, a cagione di un abnorme ‘sistema’ che si deve riformare, ma di cui tutti o quasi hanno pura e mi riferisco all’usum’ distopico di una malagiustizia, made in Teheran Komeynista, piuttosto che nell’Unione Sovietica di Stalin- epperò alla fine della fiera, da come appare e da quel che dice il ‘Riesame’ (il quale a sua volta, restituisce libertà e persino dignità, all’ingiusto imputato, cioè sempre Pittelli), sembrerebbe che costui, ovvero Giancarlo, sia doppia vittima: in primis di un ‘distrattore’ di fondi societari, la cui figura è stata non toccata dalle indagini (riporta così, persino il comunicato degli stessi legali, quindi gli Avvocati Astolfo di Amato, Salvatore Staiano e Guido Contestabile); in secundis, nonostante Giancarlo Pittelli, si fosse premurato di pagare i creditori urgenti -e senza che avesse alcuna responsabilità amministrativa, penale, civile e gestionale- si è trovato, durante la sua detenzione cautelare per Rinascita-Scott (che vista come sta andando, a questo punto potremmo persino ridenominare ‘Pasta, fagioli e cotiche’), dicevo, si è ritrovato con una richiesta di fallimento, proprio della Procura che lo aveva arrestato -ma non dei creditori e ciò la direbbe lunga!!- senza tra l’altro, poter far fronte a pagamenti che sua sponte’ stava comunque effettuando, essendo costui (sempre Giancarlo Pittelli!), un galantuomo e non il ‘dottor Jekyll’.
Insomma, stava facendo fronte a esposizioni cagionate da altrui soggetti e non ha potuto continuare in virtù di di un assioma postulativo nel campo giuridico, il quale si condensa nel latino ‘ad impossibilia nemo tenetur’.
Ora, se ciò premesso è vero come è vero, cosa si potrebbe dire e cosa dovremmo pensare?
Ribadisco, ben sapendo, quanto io rischi di trovarmi deportato nottetempo, in un luogo ameno e coi i ceppi ai polsi, per di più sul mio capo con mirabolanti e cervelloticamente false accuse mistificatrici, così facendo non possiamo più vivere e tollerare di sopravvivere, poiché continuando a sottacere, si diviene miserabili complici di un mondo alla rovescia, laddove giustizia, giustizia non è, in quanto parrebbe avere i connotati della persecuzione.
Resistenza, Resistenza sia, oggi più di ieri e al pari di domani, poiché c’è da aver paura, nemmeno terrore, semmai orrore, di fatti così, ovvero di un continuo, inesorabile, reiterato comportamento, in cui ciascuno di noi può essere invischiato, senza riuscire ad intravedere la luce in fondo al tunnel.
Si vuole ciò? Siamo pronti a trangugiare siffatto ‘amaro calice’?
No e poi no, comunque no, poiché la vita ha il suo splendore, il suo calore, il suo incantevole sorriso e non deve essere -come bene ha detto la mia amica (di cui non faccio il nome e parimenti a quel che ho spiegato in altri articoli)- dicevo la vita non deve diventare e non permetteremo che lo diventi ,noi tutti coscienza civile, ‘la ruota dei criceti’.
Si Resistenza e non c’è niente di male a dirlo proporlo e perpetrarlo, anche perché all’inaugurazione dell’anno giudiziario 2002 -in contrapposizione non prevista dai canoni di rispetto istituzionale e in sfregio alla disciplina legale e costituzionale, epperò nelle forme di avversione al Governo in quel momento in carica (era il secondo di Berlusconi)- rammento bene che fu il Procuratore Generale coevo di Milano, cioè l’ineffabile, Francesco Saverio Borrelli, a incitare testualmente “Resistere, resistere, resistere”.
Bene se per lui vi furono sostegno ed indulgenze -seppur da una minoranza, composta dalla sua stessa ‘casta’ e da qualche ‘disturbarto manetterista stile Maximilian de Robespierre’- figuratevi voi, quanta ragione e che supporto, possa avere chiunque, me compreso, nell’auspicare, quel che ho scritto a fronte di ogni aspetto or ora descritto.
E come disse Peppino de Filippo a Totò (nel film la ‘Malafemmina’): “…e ho detto tutto”!
Vincenzo Speziali