Image Image Image Image Image Image Image Image Image Image

TAURIANOVA (RC), LUNEDì 16 DICEMBRE 2024

Torna su

Torna su

 
 

Speziali: “Mario Mori, cioè da Servitore dello Stato a perenne (e replicantemente) imputato delle stesse accuse da cui è sempre scagionato” A differenza di coloro che hanno crine posticcio, i miei capelli sono tutti neri, veri e di esclusiva proprietà, perciò se mi tirano per essi, allora non le mando a dire, bensì le dico e le dico in faccia a chicchessia, punto!

Speziali: “Mario Mori, cioè da Servitore dello Stato a perenne (e replicantemente) imputato delle stesse accuse da cui è sempre scagionato” A differenza di coloro che hanno crine posticcio, i miei capelli sono tutti neri, veri e di esclusiva proprietà, perciò se mi tirano per essi, allora non le mando a dire, bensì le dico e le dico in faccia a chicchessia, punto!

A differenza di coloro che hanno crine posticcio, i miei capelli sono tutti neri, veri e di esclusiva proprietà, perciò se mi tirano per essi, allora non le mando a dire, bensì le dico e le dico in faccia a chicchessia, punto!
Mi spiego: al povero Generale Mario Mori -così come all’altrettanto povero Generale Francesco Delfino (di cui mi onoro essere compaesano in quel di Bovalino, nonché amico personale e di famiglia)- non si perdonera` mai di aver compiuto, il proprio dovere, in modo indomito, adamantino, corretto, legale, lecito e a norma di legge.
Ormai, “sotto questo cielo” (proprio per dirla con lo slang solito della buonanima di Ciccio Delfino, per l’appunto), assistiamo ad abominii ricostruttivi, circa la storia vera dei fatti, i ruoli dei servitori dello Stato, ma principalmente di reinterpretazione -con annessa applicazione (pro domo propria?)- delle stesse leggi, vigenti in Italia, quindi disciplinate dal codice e garantite dalla Costituzione.
Diceva Turi Ferro (grande attore siciliano), durante le sue performance nelle miniserie con Virna Lisi i cui titoli erano ‘…e non se ne vogliono andare’ e ‘…se poi se ne vanno?: “Poi dici che uno non si deve incazzare”!
Ma che diamine, quale altro sconcio, si deve ancora tollerare, verificare, palesare, prima di scendere tutti in piazza e gridare a voce alta ‘basta, basta: non ne possiamo più di una non giustizia cosi`’.
Ormai è scardinato qualunque senso minimo di aderenza -con relativa osservanza- allo Stato di Diritto, il quale a sua volta si regge sul principio concettuale del ‘ne bis idem’ (ovvero non vedersi riprocessati dopo un’assoluzione), mentre al Generale Mario Mori ora e prima di lui a Lillo Mannino, di riffa o di raffa, hanno appioppato plurimi procedimenti, tutti basati su stesse accuse, ma puntualmente smontate dalle loro difese e confermate da sentenze definitive, sin fino alla Cassazione.
Premesso che ciò non può accadere prorio per come recita la nostra stessa Carta Costituzionale, adesso, per l’ennesima volta, ci ritroviamo con siffatto ‘obrobrium illegali et giuresprudentialis’ tanto è vero che l’animo del Generale Mario risulta ferito ed affranto, poiché -secondo le odierne farneticazioni procuratorili?- avrebbe omesso di informare le istituzioni preposte, dal rischio attentati del 1993, di cui sarebbe stato messo al corrente dal Maresciallo dei Carabinieri Roberto Tempesta, a sua volta allertato dall’ ‘equivoco’ Paolo Bellini (già di recente condannato in primo grado per la strage di Bologna) e costui, era in contatto, proprio con uno non qualunque della strategia terroristico-mafiosa (ascrivibile a Totò Riina), ovvero Antonino Gioe`, guarda caso, morto misteriosamente in carcere proprio nelle ore successive agli accadimenti sanguinari di Roma e Milano, proprio oggetto dell’inchiesta di specie.
Dice Mori:” Sono vicende ampiamente analizzate nel corso degli ultimi 25 anni dalle magistrature competenti, compresa quella fiorentina e nei processi in cui sono stato coinvolto, senza che mi sia stato contestato alcunché, tantomeno i gravissimi reati ora ipotizzati dalla Procura di Firenze”, per poi proseguire desolato “sono profondamente disgustato da tali accuse che offendono, prima ancora della mia persona, i magistrati seri con cui ho proficuamente lavorato nel corso della mia carriera nel contrasto al terrorismo e alla mafia, su tutti Giovanni Falcone e Paolo Borsellino. Forse non mi si perdona di non aver fatto la loro tragica fine; ed anche, sempre il Generale, asserisce:”Dopo una violenta persecuzione giudiziaria che mi ha visto imputato in ben tre processi, nei quali sono stato sempre assolto, credevo di poter trascorrere in tranquillità quel poco che resta della mia vita. Ma devo constatare che, evidentemente, certi inquirenti continuano a proporre soliti teoremi, non paghi di cinque pronunce assolutorie e nemmeno della recente sentenza della Suprema Corte che, nell’aprile scorso, ha sconfessato radicalmente le loro tesi definendole interpretazioni storiografiche”, senza dimenticare, non buon ultimo, la chiosa che dovrebbe far riflettere ciascuno di noi e di cui dibatto da giorni, ovvero “Avendo constatato che il circo mediatico si è già messo in moto, precedendo con qualche giorno d’anticipo tale comunicazione giudiziaria, ed essendo fin troppo banale presagire che l’aggressione mediatica e giudiziaria proseguirà con ancor maggiore virulenza, mi sembra doveroso che sia io, e non altri, a informare le istituzioni e l’opinione pubblica. Dopodiché affronterò e supererò anche questa ennesima angheria”.
Ecco, voilà dimostrato cosa è un uomo, un uomo vero, una persona perbene, un servitore delle istituzioni e un osservante delle leggi: possiamo dire la stessa cosa di cui lo accusa? Non credo!
Vincenzo Speziali