Siderno, la tragica vicenda Gianluca Congiusta: due colpi di fucile lo uccisero all’istante Gianluca era un onesto lavoratore sempre disponibile e fermo oppositore del malaffare. Aveva maturato un grande senso della legalità e si opponeva quotidianamente alle ingiustizie
Il Coordinamento Nazionale Docenti della disciplina dei Diritti Umani intende ricordare la figura del giovane lavoratore Gianluca Congiusta, assassinato a Siderno in provincia di Reggio Calabria dal clan dei Costa il 24 maggio 2005, attraverso l’elaborato dello studente Antonio Grilletta della classe III sez. G del Liceo Scientifico Filolao di Crotone.
Gianluca era un onesto lavoratore sempre disponibile e fermo oppositore del malaffare. Aveva maturato un grande senso della legalità e si opponeva quotidianamente alle ingiustizie.
“È il 24 maggio 2005, siamo a Siderno un comune in provincia di Reggio Calabria, dove Gianluca Congiusta un uomo di 32 anni, dopo una giornata di lavoro come un’altra, stava tornando a casa con la differenza, che questa volta al posto di trovare la sua famiglia ad abbracciarlo, trova due colpi di fucile (sparati da un’auto in corsa con a bordo due uomini), che lo uccidono all’istante. Secondo le indagini della DDA (Direzione Distrettuale Antimafia) sono 5 i principali sospettati tutti appartenenti al clan dei Costa. Gianluca qualche tempo prima era stato avvisato, dalla futura suocera, di una certa lettera arrivata ai danni del marito, la quale lo invitava a pagare una somma di denaro al boss Tommaso Costa. Il giovane dunque è stato ucciso perché era diventato “scomodo” per la Ndrangheta in quanto oltre a rifiutarsi di pagare il pizzo, era venuto a conoscenza dei tentativi dei Costa di contrastare il potere del clan Commisso. Nel 2013 la sentenza di secondo grado condanna Costa come mandante dell’omicidio, condanna che però viene annullata nel 2014 dalla Corte di Cassazione per una questione legata alla privacy in quanto le lettere inviate dal carcere con richiesta di pizzo non possono essere considerate fonte di prova. Nel 2018 il boss viene assolto da ogni accusa per l’omicidio del giovane. La morte di Gianluca ha profondamente scosso la comunità e i familiari, portando alla luce le oscure dinamiche di potere che si trovano sul nostro territorio. Gianluca era un giovane pieno di sogni, che guardava con speranza e determinazione al suo futuro: non si era arreso nemmeno davanti a una leucemia da cui era guarito miracolosamente e che lo aveva colpito alla età di soli 14 anni. Questo ci fa capire quanto Gianluca volesse vivere e trasformare i suoi sogni in realtà, invece ora è uno delle tante anime innocenti spente della criminalità organizzata.”