Intitolazione dell’Auditorium “Stella Maris” alla cara memoria di Celestino Fava, vittima innocente della ‘Ndrangheta L’Istituto Comprensivo 1 “Francesco Pentimalli” di Gioia Tauro è riuscito, ancora una volta, a indicare la possibilità di trasformare la memoria da esperienza individuale e interiore a fenomeno sociale e dunque pubblico
L’Istituto Comprensivo 1 “Francesco Pentimalli” di Gioia Tauro è riuscito, ancora una volta, a indicare la possibilità di trasformare la memoria da esperienza individuale e interiore a fenomeno sociale e dunque pubblico. La decisione d’intitolare l’Auditorium della Scuola dell’Infanzia e Primaria “Stella Maris” alla figura di Celestino Fava – giovane e innocente vittima uccisa dall’aberrante brutalità della ‘Ndrangheta il 29 novembre 1996 – si dispone proprio in quest’audace e inequivocabile direzione di senso. Si è trattato del più autorevole evento pedagogico che sia stato realizzato nella città di Gioia Tauro, come pure nel più ampio comprensorio, al punto da rivelarsi come un indiscutibile punto di snodo per l’individuazione e la determinazione di un’efficace e progettuale svolta culturale. La manifestazione, tenutasi nel contesto della mattinata di giovedì ventitré maggio – peraltro giornata della legalità e data simbolo della ricorrenza della strage di Capaci – è stata creativamente pensata e fortemente sollecitata dal Dirigente Scolastico, Prof. Domenico Pirrotta, che in questo modo ha confermato le caratteristiche e le dinamiche del suo distintivo approccio di natura pedagogica. Esso trova la sua ragione di essere nella visuale di una Scuola organica e funzionale, da una parte accessibile e vivibile per tutti – in quanto desiderosa di difendere e valorizzare la specificità delle differenze – dall’altra in piena coerenza con il quadro progettuale di un’offerta formativa qualificata da contenuti didattici, come pure da risvolti sostanziali e aperti ai percorsi rafforzanti il rapporto con il più ampio territorio. Al Preside Pirrotta, per tutto ciò, va certamente il merito di aver denotato che la costruzione del senso di una memoria collettiva – particolarmente quella volta a ricordare le vittime della violenza perpetrata dalla criminalità organizzata – risiede nell’urgenza di rinvigorire e diffondere il carattere comune dei suoi precipui contenuti, facendoli elaborare e condividere dalle allieve e dagli allievi, che in questo modo sono incoraggiati a cogliere nel passato ciò che è rilevante e significativo, nel tentativo di prendere coscienza critica della realtà di appartenenza. L’indimenticabile evento – che si è avvalso dell’attenta e sostenente collaborazione dell’Amministrazione Comunale – è stato introdotto dal Vice Preside, Prof. Mario Dal Torrione, le cui incisive e avvincenti considerazioni hanno consentito di riassumere le ragioni dell’incontro, eloquentemente indicate nella distintiva scelta a favore dell’affermazione del bene, identificato e compendiato nella straordinaria e testimoniale figura di Celestino Fava, dalla cui parte ha invitato tutti a sentirsi pienamente coinvolti, come in un percorso comunitario indicante lo slancio di una coraggiosa corresponsabilità.
Significative anche le parole del Dirigente Scolastico, che ha inteso richiamare l’attenzione sull’alta valenza educativa e sociale dell’iniziativa, mettendo in evidenza la forza d’interrogarsi a proposito del significato che assume il doveroso e retrospettivo esercizio della memoria, ulteriormente incoraggiato dall’impatto simbolico scaturente dall’intitolazione dell’Auditorium alla straordinaria figura di Celestino. “Il percorso di legalità della Scuola Pentimalli – ha aggiunto il Dott. Pirrotta – continua con manifestazioni a tutti i livelli, per dare una speranza alla nostra terra e al contempo per indicare la giusta via ai nostri ragazzi”. Rilevanti e ricche di istanze culturali sono state pure le osservazioni del Sindaco di Gioia Tauro, Cap. Aldo Alessio, che tra l’altro ha fatto risaltare il positivo impatto scaturente dalla decisione d’intestare l’Auditorium a un giovane come Celestino, la cui esistenza era piena di sogni, che di sicuro avrebbe voluto e potuto realizzare, prima di essere brutalmente strappata da una mano criminale, le cui responsabilità ancora oggi non sono state purtroppo identificate e assicurate alla giustizia. Importante è stato inoltre il successivo intervento, formulato dal Vice Sindaco e Assessore alla Cultura e alla Pubblica Istruzione – Dott.ssa Carmen Moliterno – che a più riprese ha indicato la rilevanza dell’evento, contestualizzandolo opportunamente nel più ampio orizzonte della ricorrenza nazionale del Giorno della Legalità, volta a ricordare le vittime di tutte le mafie, in particolare la commemorazione del trentaduesimo anniversario della strage di Capaci. L’incontro è proseguito con l’intervento del Dott. Domenico Nasone – già referente per la Calabria di “Libera. Associazioni, nomi e numeri contro le mafie” – le cui parole hanno innanzitutto messo in evidenza l’impegno dell’Istituto Comprensivo “Francesco Pentimalli” – nella rappresentativa persona del suo Dirigente – per avere mostrato grande coerenza tra i propositi indicati l’anno scorso e la concreta realizzazione dell’evento: “Il 10 maggio eravamo qui, e alla fine dell’incontro il Preside ha detto: «Presto inaugureremo, dedicheremo quest’aula magna a Celestino Fava», e l’avete fatto. Non è una cosa scontata, perché molte volte si fanno promesse e non si mantengono. Voi siete stati di parola, e vi ringrazio per questo”. La manifestazione è giunta a una momento di alta e profonda emozione grazie al previsto intervento dei genitori di Celestino Fava, le cui modalità di approccio discorsivo hanno permesso all’uditorio di raccogliere la tragica e straziante esperienza di perdita dell’amato figlio. Si è trattato senz’altro di una nobile testimonianza, che ha consentito in modo particolare agli studenti – diligentemente ed empaticamente partecipi – di cogliere, nelle voci vibranti e negli occhi lucidi di lacrime, l’inesauribile forza interiore che ha illuminato e sostanziato le loro parole. Il racconto è iniziato con i ricordi felici, come a dipingere un quadro vivido di un giovane pieno di aspettative, ambizioni e incontenibile gioia di vivere. Poi il momento tragico, inaspettatamente delineato dall’irrompere di una violenza inaudita e insensata, che ha malvagiamente spezzato l’incanto di quella giovane vita. Il papà e la mamma di Celestino, nonostante l’immenso e visibile dolore, hanno deciso di condividere la loro storia non solo per onorare le legittime e vibranti ragioni della memoria, ma anche per offrire agli stessi allievi una magistrale e dignitosa lezione di umanità, impregnata degli alti valori della speranza e della giustizia, facendo in questo modo prevalere la chiarezza di un monito contro ogni forma di violenza e di sopraffazione. E’ d’altra parte per tale motivazione che le due eccezionali figure genitoriali sono riuscite a trasformare il dolore in un potente strumento educativo e di conseguenza in un impegno di audace resistenza, volta a rafforzare in tutti la consapevolezza che anche dalla sofferenza più grande può e deve nascere un messaggio capace d’inserirsi in una prospettiva socialmente formativa, orientata appunto per questo a favorire lo sviluppo della coscienza critica e dunque del prassico impegno. Appare per tutto ciò non solo opportuno, ma anche doveroso, riportare taluni essenziali stralci degli interventi, a partire da quello proposto dal padre, che con ravvisabile trasporto – dopo aver ringraziato il Dirigente Domenico Pirrotta per la decisione d’intitolare al figlio l’Auditorium – ha immediatamente e succintamente fatto riferimento alla grande questione della giustizia, alla quale non sono stati ancora assicurati i responsabili dell’uccisione di Celestino: “Dopo ancora ventotto anni non abbiamo avuto né giustizia e né verità”. La madre ha invece inteso ricostruire l’esistenza del figlio, vissuto all’interno di una famiglia semplice e laboriosa, fino “a quel maledetto giorno, quando – ha più precisamente affermato – la nostra vita è completamente cambiata. Ora c’è buio, silenzio e vuoto. E’ venuto a mancare un bene prezioso, ce l’hanno strappato con crudeltà, violenza, criminali e assassini senza scrupoli, di cui ancora non conosciamo i nomi. Sono passati ventotto anni, la giustizia è venuta a mancare, il caso è stato archiviato, dopo solo pochi anni. Il fenomeno mafioso non ha permesso nel nostro territorio di trovare quegli elementi validi per individuare i colpevoli. Noi continuiamo a sperare che qualcuno, prima o poi, voglia liberarsi la coscienza”. Educativamente esortanti – anche sul piano spirituale – sono state le sollecitazioni che subito dopo l’anziana donna ha indirizzato alla vasta platea, costituita in gran parte dalla popolazione studentesca: “Cari ragazzi….Celestino è sempre presente, come un angelo in mezzo a noi, che andiamo ogni giorno al cimitero. Purtroppo, il dolore, il dramma e la sofferenza per questa grande perdita con il passare degli anni stanno lasciando dei segni”. A conclusione degli interventi l’allieva Gloria Sciarrone, frequentante la classe seconda D, ha omaggiato i due anziani genitori con la consegna di un bellissimo quadro – realizzato con la tecnica del caffè – raffigurante il sorridente volto di Celestino, che quello stesso giorno avrebbe compiuto cinquant’anni. Dopo che è stato eseguito lo svelamento della targa con la memorabile intitolazione – “ISTITUTO COMPRENSIVO 1 “F. PENTIMALLI” GIOIA TAURO. AUDITORIUM Celestino Fava, vittima innocente di mafia, 23 maggio 2024 – ha avuto inizio la marcia della legalità, che attraverso un lungo corteo, snodatosi lungo le principali via della città, ha raggiunto la Casa Comunale, dove è stato possibile ascoltare e apprezzare il denso intervento della Dott.ssa Maria Stefania Caracciolo, Vicario del Prefetto, come pure del Sindaco di Gioia Tauro, Cap. Aldo Alessio. Molto interessanti, in questa parte della manifestazione, sono stati anche gli interventi dei ragazzi delle classi seconda D e terza B della Scuola “Pentimalli” – guidati dalla professoressa Daniela Gianesini – i quali hanno letto numerose e significative citazioni del giudice Giovanni Falcone.