‘Ndrangheta e appalti pubblici, sequestrati nel Reggino e in Lombardia beni, tra immobili e quote societarie per 6.5 milioni di euro a un imprenditore. NOME e DETTAGLI L’attività in rassegna costituisce l’epilogo di complesse investigazioni a carattere economico-patrimoniale, coordinate dalla locale Procura ed eseguite da militari appartenenti al G.I.C.O. del Nucleo di Polizia Economico-Finanziaria di Reggio Calabria, nei confronti di un soggetto reggino indiziato di aver assunto il ruolo di imprenditore di riferimento di storiche articolazioni territoriali di ‘ndrangheta
redazione | Il 06, Giu 2024
I Finanzieri del Comando Provinciale della Guardia di Finanza di Reggio Calabria e dello S.C.I.C.O., coordinati dalla Procura della Repubblica – Direzione Distrettuale Antimafia di Reggio Calabria, diretta dal Dott. Giovanni Bombardieri, stanno dando esecuzione – in Calabria e Lombardia – ad un provvedimento emesso dalla Sezione Misure di Prevenzione del locale Tribunale che dispone l’applicazione della misura di prevenzione patrimoniale del sequestro di beni per un valore complessivamente stimato in 6,5 milioni di euro.
L’attività in rassegna costituisce l’epilogo di complesse investigazioni a carattere economico-patrimoniale, coordinate dalla locale Procura ed eseguite da militari appartenenti al G.I.C.O. del Nucleo di Polizia Economico-Finanziaria di Reggio Calabria, nei confronti di un soggetto reggino indiziato di aver assunto il ruolo di imprenditore di riferimento di storiche articolazioni territoriali di ‘ndrangheta, avendo assicurato alle stesse la possibilità di ricevere i proventi di appalti pubblici. Si tratta di Domenico Chilà, di 61 anni.
La figura criminale dell’imprenditore era emersa nell’ambito dell’operazione “Inter Nos”, condotta dal Nucleo di Polizia Economico Finanziaria di Reggio Calabria e dallo S.C.I.C.O. a contrasto dell’infiltrazione della ‘ndrangheta negli appalti pubblici, conclusasi con l’esecuzione di provvedimenti cautelari personali nei confronti di 18 soggetti e sequestri per oltre 12 milioni di euro, nel cui ambito il predetto – allo stato del procedimento e fatte salve successive valutazioni in merito all’effettivo e definitivo accertamento della responsabilità – è stato rinviato a giudizio per i reati, tra gli altri, di associazione di stampo mafioso ed associazione per delinquere finalizzata alla commissione di una serie indeterminata di delitti di corruzione, turbata libertà degli incanti e, più in generale, di delitti contro la pubblica amministrazione.
Il compendio probatorio raccolto nell’ambito del citato procedimento avrebbe messo in luce, infatti, un rodato e ben strutturato sistema corruttivo che avrebbe consentito all’impresa riconducibile al proposto di svolgere indisturbata il servizio di pulizie, con il supporto della ‘ndrangheta. In particolare, il soggetto, unitamente ad altri imprenditori, avrebbe realizzato un pluriennale sistema criminoso ben organizzato e, mediante condotte corruttive con funzionari della pubblica amministrazione – anche questi ultimi coinvolti nel procedimento penale “Inter Nos” – e turbative d’asta, sarebbe riuscito ad accaparrarsi, per oltre un ventennio, l’appalto pubblico dei servizi di pulizie e sanificazione presso le strutture sanitarie rientranti nella competenza dell’A.S.P. di Reggio Calabria.
A tal fine, sarebbe stata costituita una cassa comune nella quale ciascun imprenditore avrebbe versato, in ragione della propria forza economica, il proprio contributo destinato a corrompere i pubblici funzionari e pagare le famiglie di ‘ndrangheta.
Alla luce delle richiamate evidenze, la locale Direzione Distrettuale Antimafia – sempre più interessata agli aspetti economico-imprenditoriali legati alla criminalità organizzata – ha delegato il G.I.C.O. del Nucleo di Polizia Economica Finanziaria di Reggio Calabria a svolgere apposita indagine a carattere economico/patrimoniale finalizzata all’applicazione, nei confronti del citato imprenditore, di una misura di prevenzione personale e patrimoniale.
L’attività in rassegna, anche valorizzando le risultanze delle pregresse indagini, ha consentito di rilevare, attraverso una complessa e articolata attività di riscontro, il patrimonio direttamente e indirettamente nella disponibilità del proposto, il cui valore sarebbe risultato sproporzionato rispetto alla capacità reddituale manifestata.
Su queste basi, con il provvedimento in esecuzione, la Sezione Misure di Prevenzione del Tribunale di Reggio Calabria – allo stato del procedimento ed impregiudicata ogni diversa successiva valutazione nel merito – ha disposto l’applicazione della misura di prevenzione patrimoniale del sequestro dell’illecito patrimonio riconducibile all’imprenditore, costituito, nello specifico, dall’intero compendio aziendale di 2 imprese attive prevalentemente nei settori della pulizia generale di edifici e della compravendita, amministrazione, valorizzazione e locazione di beni immobili, quote di partecipazione in 1 società di capitali, 4 immobili, 1 autoveicolo, oltre a rapporti bancari, finanziari, assicurativi e relative disponibilità, per un valore complessivamente stimato in circa 6,5 milioni di euro.
L’attività di servizio in rassegna testimonia, ancora una volta, l’elevata attenzione della Guardia di Finanza che – nel solco delle puntuali indicazioni dell’Autorità Giudiziaria reggina – continua a essere rivolta all’individuazione e alla conseguente aggressione dei patrimoni e delle disponibilità finanziarie illecitamente accumulati dalle consorterie criminali di stampo mafioso, allo scopo di arginare l’inquinamento del mercato e favorire la libera concorrenza, a tutela della sana imprenditoria, della trasparenza e della sicurezza pubblica.