Da De Gasperi (con Fanfani, Moro, Forlani, Colombo, Andreotti e Craxi), al Medioriente di oggi Di Vincenzo Speziali
redazione | Il 19, Ago 2024
Qualcuno apprezzerà il parallelismo connesso o collegato che dir si voglia, mentre altri -stucchevolmente- al solito, ‘mi getteranno la croce addosso’, poiché conoscenze ed argomenti non ne hanno, figuriamoci poi le ‘attitudini con la cultura’.
Ciò premesso, allorquando stamane mi sono destato, ho, preliminarmente, dato uno sguardo di orizzonte, dal terrazzo e dai balconi della mia casa a Beirut, soprattutto gettando lo sguardo sulla ‘Rue de Damas’ (tradotto: la strada di Damasco), che mi è prospicente, pensando a San Paolo e pregando lui in persona.
Poi, il pensiero, scivola immediatamente su De Gasperi, di cui oggi si celebra l’anniversario della sua morte.
Ah…De Gasperi, quanto ci sarebbe bisogno di lui, in luogo ai lillipuziani politicanti, che in gran numero e maggioranza calcano le nostre ‘scene istituzionali’, fatte salve alcune eccezioni (tra cui non rientra certo Antonio Tajani, a sua volta ‘caricatura mal riuscita’ di Ministro degli Esteri).
Da ieri -18 Agosto- persino i generatori -i quali sopperiscono alla mancanza dell’energia elettrica pubblica- in molti palazzi e condomini di Beirut, hanno smesso di funzionare.
Fortunatamente giunge il soccorso di un’altra nazione araba, cioè l’Algeria, che ha fatto sapere di essere pronta ad inviare il diesel (qui lo si chiama ‘masoud’), proprio alfine di far fronte a questa ulteriore tragica conseguenza, tipica del preludio alla battaglia.
Parliamoci chiaro, poiché i lettori sanno -e lo sanno ancor di più i Direttori dei giornali e della mia testata nazionale- come dalla scorsa settimana, solo io, per primo e in solitudine (purtroppo al pari sempre!), ho ben chiarito, già prima dell’inizio dei ‘tavoli di pace’ a Doha (e da oggi, trasferiti al Cairo), che non si sarebbe advenuto a niente o a nulla.
Certo, Hezbollah, scientemente, ha diramato la sua propaganda con il video dei suoi tunnel ‘attrezzati’, dando ‘pungolo’ ad Israele -qualora ve ne fosse bisogno, per il ‘macellaio di Tel Avi, ovvero Benjamin Netanyahu- di gridare (o meglio starnazzare) al pericolo.
Tutto ciò ha fatto sì che molti cristiani libanesi, prendessero le debite distanze dallo sciita ‘Partito di Dio’ (Hezbollah, per l’appunto), ma così, a mio sommesso parere -per quanto bisogna comprendere pure le ragioni degli cristiani che malsopportano il giogo delle forze musulmane nel proprio Paese (da sempre coacervo di multietnicita` religiosa e di convivenza più o meno pacifica)- dicevo, frazionandosi, all’interno del Libano, per paura o per insofferenza, si concede un regalo ad Israele e gli si fa una ‘cortesia’, che loro tentano indebitamente di ottenere.
Ahime` e ahinoi, non è più il tempo di De Gasperi, che rappresentava le giuste posizioni italiane del dopoguerra, alla Conferenza di Pace a Parigi nel 1947 (disse testuale:”Entrando in questa sala, avvertivo che tutto mi era ostile, salvo la vostra cortesia personale…”).
Manca quindi una posizione autonoma, costruttiva, propositiva ed autorevole dell’Italia, la quale l’ha sempre avuto a queste latitudini, poiché eravamo riconosciuti interlocutori e pacificatori.
Basti pensare alla ‘Crisi di Suez’ del 1956, allorquando l’Egitto di Nasser -in lotta con Regno Unito, Francia e, seppur minimamente era coinvolta Israele- chiese la mediazione di Amintire Fanfani, già ex Presidente del Consiglio del suo primo Governo e all’epoca coeva, Segretario ‘regnante’ della Democrazia Cristiana; oppure la magistrale opera di Aldo Moro (Moro, sempre Moro, solo Moro), che attraverso la nostra Legazione Diplomatica al Cairo, nel 1973, riusci` a trattare la ‘rispettosa e risparmiante neutralità italiana’, rispetto alle ‘azioni’ che compivano in tutta Europa, i Palestinesi oltranzisti del Fronte Popolare di liberazione della Palestina, guidati da George Habash (e se per questo, nell’accordo del ‘Lodo’, vi era financo la facilitazione di forniture petrolifere in capo al nostro Paese).
Vogliamo poi ricordare l’impegno di Arnaldo Forlani amico di Elias Sarkis, ex Presidente del Libano e di Amine Gemayel (anche lui già Capo dello Stato libanese) e di quest’ultimo amico lo fu pure Emilio Colombo, che da Ministro degli Esteri, nel Governo Spadolini, ricevette Yasser Arafat e dello stesso Giulio Andreotti, anche egli amico di Amine (Gemayel), del succitato Arafat e del Presidente siriano Hafiz el-Assad (padre dell’attuale ‘rais’)?
Non dimentichiamo, poi, quanto fecero Flaminio Piccoli e in tempi più recenti Pier Ferdinando Casini, i quali, entrambi da Presidenti dell’Internazionale DC, hanno favorito dialogo tra le parti e promosso ‘aiuti’ concreti.
Poi, tra i laici vi è il ‘gigante’ Craxi, gigante in tutti i sensi -con ‘malapace’ di imposturanti zoticoni molisani- e quanto rammento, non si configura in falsa narrazione, bensì in storia vera.
Aveva ragione, quindi, Tomasi di Lampedusa, nel far dire al Principe di Salina:”Noi fummo i leoni e i Gattopardi, mentre oggi siamo solo le pecore e gli sciacalli”.
Mi correggo e con tristezza: solo pecore, ma per fortuna non lo siamo tutti.
Io, certamente no!