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TAURIANOVA (RC), DOMENICA 22 DICEMBRE 2024

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Taurianova, ennesimo e duro attacco di Marafioti (Pd) agli assessori Fedele e Grimaldi, “La cultura logora chi non ce l’ha” "Fra membri dello staff i cui ruoli non sono proprio chiari, documentazioni un po' fallaci, incarichi dubbi e spese oltremodo ingenti, non vorrei che il nostro paese si trovasse, come già successo, ad essere un lungimirante precursore anche in pessime figure, non certamente prive però della tanto agognata visibilità"

Taurianova, ennesimo e duro attacco di Marafioti (Pd) agli assessori Fedele e Grimaldi, “La cultura logora chi non ce l’ha” "Fra membri dello staff i cui ruoli non sono proprio chiari, documentazioni un po' fallaci, incarichi dubbi e spese oltremodo ingenti, non vorrei che il nostro paese si trovasse, come già successo, ad essere un lungimirante precursore anche in pessime figure, non certamente prive però della tanto agognata visibilità"

| Il 17, Set 2024

Viviamo in un’epoca in cui la cultura ha assunto un ruolo sempre più centrale nel definire l’identità e lo status sociale di una persona. Siamo bombardati da immagini di individui che si atteggiano a grandi pensatori, che fanno della cultura il loro vessillo per scalare la piramide sociale, non tanto per un autentico amore per il sapere, ma piuttosto per il desiderio di riconoscimento. Costoro, che di autentico hanno ben poco, sfruttano la conoscenza come un’arma di distinzione, come un mezzo per affermarsi in società, piuttosto che come un fine in sé. Negli ultimi tempi si aggirano per le strade del nostro paese sedicenti intellettuali che, fra un aforisma e una citazione, pare si occupino pure di amministrazione pubblica, alcuni addirittura senza averne diritto. Sono coloro che indossano la maschera della cultura, ma che in realtà non hanno alcun legame profondo con essa. Costoro recitano a memoria le opinioni di grandi autori, filosofie che non comprendono fino in fondo, e si abbelliscono con citazioni dotte che usano come ornamenti piuttosto che come strumenti di riflessione. Sono sempre pronti a esibire il loro “sapere”, a discettare su questioni complesse, ma solo in superficie, senza mai addentrarsi nei veri significati o nelle implicazioni etiche, sociali e personali che la cultura autentica richiede. Il falso intellettuale è colui che riduce la cultura a una performance, a una scena teatrale in cui l’ovazione del pubblico è l’unica cosa che conta. Si circonda di altri come lui, creando una bolla di presunti sapienti, dove l’apparenza è più importante della sostanza. Si nasconde dietro una facciata di erudizione, ma la sua maschera cade immediatamente quando si trova di fronte a chi di cultura ne ha davvero da vendere. Perché, in fondo, la vera cultura è umiltà e comprensione della propria piccolezza di fronte all’immensità del sapere. Oggi, una laurea, la conoscenza di termini complessi, o la familiarità con testi classici possono diventare il biglietto per accedere a una certa élite sociale. Non importa quanto davvero si sappia, ma quanto bene si sappia vendere quel sapere. Il problema qui non è solo di ipocrisia, ma di strumentalizzazione del sapere. Quando la cultura diventa un mezzo per fare carriera o per ottenere prestigio, perde la sua vera essenza. La cultura autentica è un fine in sé, non un mezzo per guadagnare potere o riconoscimento. È un percorso interiore, un dialogo costante con se stessi e con il mondo, un processo che arricchisce l’anima e apre la mente. Quando viene ridotta a merce di scambio, a simbolo di status, diventa sterile, priva di quella forza trasformativa che è il suo vero valore. Così accade da mesi per la Capitale del Libro, riconoscimento fortemente voluto dall’ormai ex Ministro Sangiuliano, addirittura dal primo documento che il nostro Comune inviò al Ministero della Cultura, nel quale fra un’esagerazione e l’altra, ad esempio, si sottolinea come la direzione dell’iniziativa sia affidata all’assessore alla Cultura, la dottoressa Maria Fedele. Che il termine “dottoressa” sia un refuso o meno poco importa, d’altronde di meriti e pergamene a quanto pare non si é mai sazi. Gli assessori Fedele e Grimaldi ne sono una prova lampante, è già capitato in altri contesti, ma ciò è solo un mero esempio di come “Capitale del Libro” sia titolo concesso alla nostra cittadina non per qualità, non per progetti lungimiranti, non per meriti, non per particolari attenzioni, ma per quella attività che da tempo nel nostro paese si è privata proprio della sua componente culturale, la politica. Una politica vetusta, chiecchierona, in costante precario equilibrio fra favori e riconoscenza. Un’onoreficenza, però, di cui dobbiamo sentirci orgogliosi perché ci chiedono di farlo, perchépare sia obbligatorio “sostenere” a prescindere l’iniziativa sol perché la stessa dota il paese di una qualche forma di visibilità. Il Ministro Sangiuliano, tanto decantato e ringraziato dall’amministrazione per questo lieto evento, non ha certamente attraversato un buon periodo ultimamente. Fra membri dello staff i cui ruoli non sono proprio chiari, documentazioni un po’ fallaci, incarichi dubbi e spese oltremodo ingenti, non vorrei che il nostro paese si trovasse, come già successo, ad essere un lungimirante precursore anche in pessime figure, non certamente prive però della tanto agognata visibilità. Mavisibilità per chi? Per chi crede di detenere lo scettro della cultura, e che si accerchia di presunti intellettuali che oggi trovano palcoscenici addestrati all’applauso. Più che un’occasione di riscatto collettiva, come narrano i nostri amministratori, sembra più un costosissimo riflettore puntato sull’assessore Fedele e i suoi discepoli. Mi stupisce l’atteggiamento di una parte della giunta, che in tempi non sospetti fece notare al Sindaco determinate situazioni. Mi stupiscono ancora di più i consiglieri di maggioranza, lontani non solo dai riflettori, ma anche dalle grazie del Sindaco che da tempo concede strumenti e risorse solo a pochi eletti. A Taurianova, ancora più insidioso del falso intellettualismo dilagante è l’egocentrismo culturale, la tendenza a usare la cultura non per il bene comune o per arricchire la collettività, ma per gonfiare il proprio ego. L’egocentrico culturale è colui che si erge a detentore della verità, che usa la sua conoscenza per sentirsi superiore agli altri. Costoro si nutrono dell’ammirazione altrui, (da noi purtroppo comunemente tradotta in like social) ma non hanno nulla di genuino da offrire. La loro conoscenza è superficiale, strumentale. Si circondano di discepoli, persone più deboli o meno informate, su cui riversano il loro monologo intellettuale, non con l’intento di condividere o far crescere, ma solo per rafforzare la loro immagine di “genio incompreso” ma la loro base culturale è traballante, costruita su letture frettolose e slogan presi in prestito. Forse l’aspetto più patetico di questi atteggiamenti è che, il più delle volte, appaiono ridicoli. Chi ha una conoscenza autentica non ha bisogno di mettersi in mostra, la vera cultura porta con sé una certa modestia, una consapevolezza dei propri limiti e una costante apertura al confronto e all’apprendimento. Chi percorre questo cammino sa bene che la presunzione e l’arroganza sono nemiche del sapere. Perché la cultura vera non ha bisogno di riflettori, non cerca l’applauso. È silenziosa, interiore, e si esprime attraverso l’azione, il dialogo, l’apertura mentale, non tramite post su Facebook zeppi di commenti commiseranti di una pletora di fans accaniti, arte in cui eccelle- lo dico per comprovata esperienza- il caro assessore Grimaldi. In conclusione, il mio è un invito a riflettere sul significato profondo della cultura e a smascherare chi la utilizza per scopi egoistici o superficiali. La cultura autentica non è un ornamento, né un’arma di distinzione sociale, ancor meno può essere riassunta da un titolo di studio che magari neanche esiste. È un cammino difficile, non si tratta di mostrare quanto si sa, ma di capire quanto ancora c’è da imparare. Per farla breve, non c’è bisogno di mettersi in mostra. Il sapere è uno strumento potente, ma anche delicato, che va maneggiato con rispetto e attenzione. La vera grandezza non sta nel farsi ammirare, ma nel contribuire, silenziosamente e con dedizione, alla crescita della collettività. Diffidiamo di chi fa della conoscenza un trampolino di lancio per affermarsi socialmente, di chi usa il sapere per alimentare il proprio ego, di chi si autocelebra. Queste persone, pur apparendo erudite, sono vuote di contenuti. La cultura autentica, invece, è discreta, profonda e sempre pronta ad arricchire chiunque sia disposto ad ascoltarla, senza bisogno di riflettori, di applausi, di lauree.
Simone Marafioti – Capogruppo Partito Democratico