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TAURIANOVA (RC), VENERDì 22 NOVEMBRE 2024

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Vincenzo Speziali: “Commosso e felice per Don Mimmo nostro” Mia moglie, con cui mi trovo a trepidare sotto le bombe della martoriata Beirut, in questo ingiustamente insanguinato Libano, avverte immediatamente che c'è qualcosa -poiché mi fermo un attimo e rifletto in silenzio- perciò lei osserva lo schermo del computer e capisce di botto

Vincenzo Speziali: “Commosso e felice per Don Mimmo nostro” Mia moglie, con cui mi trovo a trepidare sotto le bombe della martoriata Beirut, in questo ingiustamente insanguinato Libano, avverte immediatamente che c'è qualcosa -poiché mi fermo un attimo e rifletto in silenzio- perciò lei osserva lo schermo del computer e capisce di botto

| Il 05, Nov 2024

Lo confesso: una lacrima di commozione, talmente forte da inumidirmi gli occhi, ha fatto capolino, allorquando mi è giunta la nota della sala stampa di Sua Santità Papa Francesco.
In essa -e ringrazio Mons. Volante di avermela prontamente inoltrata- si annunciava la creazione al rango di Cardinale ‘Sancta Romanae Ecclesiae’ per Mons. Domenico Battaglia, Arcivescovo Metropolita di Napoli, per tutti, chi lo conosce o meno, Don Mimmo.
Mia moglie, con cui mi trovo a trepidare sotto le bombe della martoriata Beirut, in questo ingiustamente insanguinato Libano, avverte immediatamente che c’è qualcosa -poiché mi fermo un attimo e rifletto in silenzio- perciò lei osserva lo schermo del computer e capisce di botto.
“Ma allora sei contento?”, mi fa sorridendomi e quasi compiaciuta in modo tenero, nel mentre io le replico, “Non sono solo contento, semmai soddisfatto, poiché Don Mimmo nostro, prima di essere da oggi, ‘Princeps Ecclesiae’ è e resterà, Don Mimmo in primis, ma soprattutto un vero testimone di Cristo e un pastore di anime”.
Poi, afferro il telefonino e gli scrivo un messaggio: sono frasi intime, sincere, le quali rientrano nella sfera di un combinato disposto di Fede e sentimento, a metà tra gioia ed emozione.
Chiamo Nicola Fiorita ed entrambi ci contaminamo ulteriormente e vicendevolmente per la felicità, prima ancora che per l’orgoglio, tant’è che gli dico, tutto d’un fiato: “Nico`, il 7 Dicembre, in Vaticano, dobbiamo essere presenti, non foss’altro per far sentire quanto veramente gli vogliamo bene. Me la vedo io”. Lui, a sua volta mi fa: “Si, non c’è dubbio, andremo, eccome se andremo”, per poi continuare la nostra telefonata con l’identico candore, di due amici di infanzia a ricordare momenti della nosta vita, sin dai tempi della gioventù vissuta assieme.
Cosa dire? Ogni parola diviene pleonasma, pur se la ‘traversata’ di Don Mimmo, è un faro morale, non solo fideistico di chi crede (e io credo!) in Dio Onnipotente e Gesù Santissimo.
In ‘trincea’ Don Mimmo, sempre in ‘trincea’, ma non per combattere, oppure se per combattere, è stato e sara solamente alfine di rendere testimonianza del suo ministero sacerdotale, a favore degli ultimi, dalla parte dei diseredati.
Anzi, a veglia e a custode, di chi, purtuttavia, essendo ‘dalla parte giusta’, non ha voce per far sentire la propria voce, le intime e strazianti sofferenze.
In ‘trincea’ dunque e con coraggio, con indomito coraggio e indiscussa autorevolezza, dolcissimamente dimostrata, per l’ennesima volta, durante i funerali dell’estate passata, proprio di quella povera gente morta, a seguito di un crollo della periferia più difficile nella Napoli stupenda e contraddittoria.
Solo lui pote` essere accettato da una folla piangente e furiosa, la quale giustamente reclamava uno Stato assente e si scagliava verbalmente, avverso Istituzioni distanti, latitanti e distratte.
No, lui era la` con il suo ‘gregge’, al pari di un buon ‘pastore’, a difesa di tutto e tutti, per amplificare le responsabilità omissive di chi ha colpe, ricordando ‘urbi et orbi’ quanto proprio l’omissione sia tra i peccati più ignobili.
Ma lo fa fatto in maniera giusta, fuor di polemica, sebbene richiamando tutti e ciascuno alle loro responsabilità, principalmente morali.
E poi, le sue ‘discese negli inferi’ alla ricerca di persone da accudire, da tentare di strappare ad ogni male, a qualsivoglia dolore, a tutti ‘gli abbandoni’, come ha fatto sempre, partendo dal suo paese natio, cioè Satriano, continuando nella -anche ‘mia’- Catanzaro e poi, sempre più su, da Cerreto Sannita sino a Napoli: “Figlio mio, prego per te”; “La mia preghiera ti è vicina”, sono queste le parole con cui ti congeda sempre, dopo averti dato ascolto e facendolo con sincerità verso chiunque.
Ecco, adesso inizia una nuova giornata, persino qui, laddove mi trovo, ovvero in una Beirut lancinata, lacerata, sofferente, in cui ogni ronzio aereo è prodromico ad un crepitio e a sua volta esso, preannuncia morte, indistinta tra musulmani e cristiani, perché la vita, in fin dei conti non ha distinzione religiosa.
Eppure, certamente e principalmente in luogo a questa lieta notizia, chissà perché -ma io la risposta l’ho già- il cielo, in Libano, su di noi tutti, mi sembra essere più azzurro e in una volta sola lo stesso sole non appare buio.
Deo gratias!