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TAURIANOVA (RC), SABATO 11 GENNAIO 2025

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‘Ndrangheta, torna in libertà il boss Pantaleone Mancuso detto “l’ingegnere” Attualmente si trova imputato a Vibo per narcotraffico internazionale di cocaina (nelle vesti di capo promotore dell’associazione) nel processo nato dall’operazione della Dda denominata «Adelphi» e in appello a Catanzaro per il duplice tentato omicidio della zia, Romana Mancuso, e del cugino Giovanni Rizzo

‘Ndrangheta, torna in libertà il boss Pantaleone Mancuso detto “l’ingegnere” Attualmente si trova imputato a Vibo per narcotraffico internazionale di cocaina (nelle vesti di capo promotore dell’associazione) nel processo nato dall’operazione della Dda denominata «Adelphi» e in appello a Catanzaro per il duplice tentato omicidio della zia, Romana Mancuso, e del cugino Giovanni Rizzo

| Il 11, Gen 2025

Torna in totale libertà senza alcuna misura il boss della ‘ndrangheta vibonese Pantaleone Mancuso, 64 anni, di Limbadi, detto «l’Ingegnere», residente a Nicotera.
La decisione, in accoglimento di un ricorso dell’avvocato Francesco Capria, è del Tribunale di Sorveglianza di Napoli. Mancuso si trovava recluso nella casa-lavoro di Aversa dopo essersi sottratto alla libertà vigilata, con successivo periodo di irreperibilità, a seguito (giugno 2018) della collaborazione con la giustizia del figlio Emanuele.
Successivamente, Pantaleone Mancuso era stato rintracciato ed arrestato a Roma il 15 marzo 2019 all’interno di una sala bingo. Nel 2014 era stato invece catturato da latitante al confine tra l’Argentina e il Brasile. All’epoca era ricercato per associazione mafiosa e duplice tentato omicidio. Estradato in Italia dopo l’arresto, era sparito di nuovo nel 2016, venendo arrestato dalle forze dell’ordine nel giugno del 2017 nel territorio comunale di Joppolo (Vv).
Attualmente si trova imputato a Vibo per narcotraffico internazionale di cocaina (nelle vesti di capo promotore dell’associazione) nel processo nato dall’operazione della Dda denominata «Adelphi» e in appello a Catanzaro per il duplice tentato omicidio della zia, Romana Mancuso, e del cugino Giovanni Rizzo.
Per il magistrato di Sorveglianza di Napoli, Pantaleone Mancuso ha mantenuto nella «casa-lavoro» di Aversa un comportamento «immune da censure» e da qui la dichiarazione di cessazione della sua pericolosità sociale e il ritorno in totale libertà.