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TAURIANOVA (RC), MERCOLEDì 27 NOVEMBRE 2024

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Musica, l’ultimo album dei “Non voglio che Clara”

Musica, l’ultimo album dei “Non voglio che Clara”

| Il 30, Ott 2010

Musica struggente, testi languidi e incisivi

MARINA CALIVI

Musica, l’ultimo album dei “Non voglio che Clara”

Musica struggente, testi languidi e incisivi

 

MARINA CALIVI

Componente pianistica struggente e penetrante. Testi languidi ed al contempo pieni di spunti incisivi, carichi di
riflessione. Romanticismo, nostalgia, ma anche la paura di perdere ciò che si ama veramente si susseguono in un vortice
affascinante e comunicativo che fa di questo album, targato Non voglio che Clara,una delle migliori rivelazioni di questo
2010 carico, per fortuna, di un’ottima musica italiana emergente.
Questo concept dai sapori melanconici ha il suo incipit
nella splendida “La mareggiata del 66′”, dove la folle rincorsa verso la persona amata si interseca con la paura di non
poterla raggiungere, facendo emergere così un senso di smisurata impotenza. “Se te ne vuoi andare/ se tutto quello che ho
fatto per farti restare/ e per farti rimanere qui non è abbastanza/”. Stralci di elettronica che si incontrano con chitarre
di finta allegria è ciò che invece introduce “Il tuo carattere ed il mio”, dove la voce del superbo Fabio De Min esprime
appieno la sofferenza scottante del cambiamento dell’amata, il quale finisce, inevitabilmente, a far luce sui ricordi più
semplici, più veri, che nelle tristi sere d’estate lasciano spazio ad un vuoto incolmabile che scalfisce, consuma, uccide.
E “Le guerre” che il protagonista cerca di combattere con piglio deciso e grinta da vendere, quelle guerre così dure da
affrontare, non sono altro che i giorni trascorsi senza di lei, con quel pensiero fisso “che non lascia scampo”.
Ed ecco che arriva in punta di piedi, accompagnata da innoque, dolci note di pianoforte, il brano più emotivamente coinvolgente
del lotto, “Gli anni dell’università”: un susseguirsi di sensazioni contrastanti, distanze, abbandoni, silenzi, stanchezze,
che il De Min trasmette con un realismo spiazzante e graffiante. Arpeggi sinuosi e nostalgici accompagnano l’intro de “Gli
amori di gioventù”, la quale sembra raccontarci del tempo che è sparito ed ha svuotato un presente avvilente, senza la
possibilità di tornare indietro. Un viaggio suadente, che procede sulla stessa scia attraverso la melodica “L’inconsolabile”
o la sofferente “L’estate”, dove la disperazione della solitudine si tocca con mano, arriva dentro come un pugno nello
stomaco. Rivive poi l’intensa “Margherita” di Cocciante nella struggente “Il dramma della gelosia”, mentre è tempo di rimorsi,
rimpianti e rassegnazioni con la bruciante “L’amore al tempo del kerosene”, il nodo centrale di questo drammatico concept.
Qualcosa infondo comincia a cambiare,a prendere una forma nuova, forse ottimistica in “Secoli”, dove il dolore per l’abbandono
sembra ormai un miraggio lontano, vissuto in un’altra vita. Questo filone ottimistico conclude il suo straordinario viaggio
nel brano finale dell’album “La stagione buona”, in cui il protagonista si lascia coraggiosamente accarezzare dalla speranza
di poter rendere il suo tempo migliore, cullato dalla gioia di un ritrovato, autentico, sorriso.
I Non voglio che Clara, seppur dotati di una spiccata personalità compositiva, si lasciano ritrarre, in questa fotografia
carica di emozioni, insieme al meglio del cantautorato della nostra tradizione come Tenco, De Andrè, De Gregori, a tratti
Gino Paoli, senza tralasciare i contemporanei Baustelle ed Amor Fou. Le singole tracce di questo “Dei cani”, dunque, non sono
altro che pezzi di un complesso puzzle da riordinare per arrivare, alla fine, all’immagine dipinta: una perla rara e preziosa,
che non ha nulla da invidiare ai loro precedenti lavori.